Calvari

Un televisore anni '50 in dono al museo del Lascito Cuneo

Il regalo è giunto pochi giorni prima del 70° anniversario dell'avvio delle trasmissioni ufficiali della Rai

Un televisore anni '50 in dono al museo del Lascito Cuneo
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Il museo del Lascito Cuneo di Calvari ha ricevuto in dono un televisore da bar degli anni ‘50: un cimelio che si aggiunge a una macchina da proiezione cinematografica dell’epoca del muto.

Il regalo è giunto pochi giorni prima del 70° anniversario (3 gennaio 1954) dell’avvio delle trasmissioni ufficiali della Rai.

Il dono

Ecco le parole con cui i curatori del museo del Lascito Cuneo di Calvari annunciano il dono:

«Alle 11 del mattino del 3 gennaio del 1954 la Rai diede inizio a regolari trasmissioni televisive. Un unico canale, immagini in bianco e nero (il colore arrivò soltanto nel 1977) e un programma giornaliero compreso fra le 17.30 e le 23 col telegiornale alle 20.45. “Lascia o raddoppia”, con Mike Bongiorno, venne poco più di un anno dopo, nel novembre del 1955, e fu allora che la TV incominciò veramente a diventare un fenomeno di massa, con ascolti in rapida crescita. Ma la diffusione di apparecchi televisivi, ancora piuttosto costosi, fu più lenta e si può dire che l’inizio sia avvenuto nei bar, dove, soprattutto per seguire “Lascia o raddoppia” o qualche altro programma di un certo interesse, gli avventori aumentavano di numero e restavano per ore incollati a quello schermo più o meno grande su cui scorrevano le immagini. Una sorta di cinematografo in formato ridotto, con il costo della consumazione di un caffè o di una bibita».

«Gli apparecchi di allora erano ben lontani da quelli odierni. Soprattutto quelli destinati ai bar erano dei veri e propri cassoni ingombranti, con uno schermo di grandi dimensioni. Un esemplare ben conservato, e che molto probabilmente è ancora in grado di funzionare, è stato donato la settimana scorsa, con riferimento alla ricorrenza dei settant’anni del servizio televisivo, al museo del Lascito Cuneo di Calvari. Il dono è dovuto a Bruno Lagomarsino, fratello di Renato, il realizzatore del Museo, che nei primi anni ’60, durante il suo quotidiano giro per la consegna di prodotti alimentari, lo recuperò da un bar di Rapallo che lo aveva dismesso per sostituirlo con un televisore più moderno. L’apparecchio è un “Magnadyne” modello 657 dotato di pochi comandi (volume, sintonia, sincronismi, luminosità, tono) e con uno schermo da 28 pollici incorniciato in un mobile laccato che avrebbe bisogno di qualche piccolo ritocco. Una sua più precisa descrizione potrebbe essere fatta da un esperto di televisori antichi per quanto riguarda in modo particolare le apparecchiature interne. Si tratta comunque di un esemplare veramente “da museo”, che nonostante gli anni trascorsi è sopravvissuto e che ora ha trovato la sua collocazione non nei locali a piano terra, dove l’umidità potrebbe danneggiarlo, ma più decorosamente nella sala di lettura della civica biblioteca, tra due armadi a vetri colmi di libri».

«Questa donazione viene ad aggiungersi ad un’altra avvenuta recentemente e riguardante un centinaio di attrezzi da calzolaio. Anche questi sono arrivati da Rapallo, ed erano utilizzati, finché non ha cessato l’attività, da Pasquale Suriano, un abile artigiano che aveva il laboratorio in via Mameli. Invece una apparecchiatura che pur essendo mancante della parte ottica può essere considerata un vero documento storico è la macchina da proiezione cinematografica che era stata installata nel 1923 nel cinema-dopolavoro di Calvari, costruito dai soci dell’Unione Sportiva Calvarese e inaugurato in quell’anno. In paese non c’era ancora la corrente elettrica e il funzionamento era a manovella. Quando, alcuni anni dopo, giunse la corrente vi fu applicato un piccolo motore. Probabilmente era stata dismessa da un cinematografo cittadino, forse di Chiavari. Un esperto in materia l’ha collocata tra il 1890 e il 1910, quindi nell’epoca del cinema muto. Anche questa è una peculiarità di un museo che fin dal suo nascere ha avuto come principio la conservazione della memoria di attività ormai estinte o sorpassate. Nel caso del televisore anni ‘50 la sua presenza può consentire un raffronto con quelli odierni, a schermo piatto e per nulla ingombranti».

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