Emergenza sanitaria

A Genova ora si mettono i positivi nelle RSA

Analoghe misure in primavera causarono una strage in Lombardia, ma questa volta i protocolli di sicurezza e prevenzione dovrebbero essere molto più rigidi

A Genova ora si mettono i positivi nelle RSA
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Sono 12 i primi pazienti - ancora positivi al Covid-19 ma non più in condizioni cliniche tanto serie da richiedere l'ospedalizzazione vera e propria - arrivati in una RSA di Genova, Villa Immacolata, dove saranno ospitati sino alla guarigione.

A Genova ora si mettono i positivi nelle RSA

È l'inizio di un piano di Regione e Alisa che prevedrebbe la stessa cosa per un totale di 139 posti letto nel genovese. Lo scopo è quello di alleggerire il peso sugli ospedali dei pazienti di bassa intensità, liberando posti letto (e, soprattutto, personale: servono a poco i posti letto senza abbastanza medici ed infermieri per assistere i malati) per i pazienti più gravi. Dopo Villa Immacolata, riporta stamani il Secolo XIX, dovrebbe dunque essere il turno del Cenacolo Domenicano a Sestri Ponente, della RSA Valpolcevera a Pontedecimo, e quindi un'altra struttura ad Albaro.

Il piano ha subito destato allarme, espresso anche dalle minoranze in consiglio regionale l'altro giorno, che vi si sono opposte duramente: il timore, è naturale, è di rivedere la tragedia avvenuta in primavera, soprattutto in Lombardia, dove analoghe misure hanno portato il contagio tra gli anziani delle residenze protette, causando una vera e propria strage. Naturalmente, almeno sulla carta, questo rischio dovrebbe essere prevenuto da rigidissime separazioni all'interno delle strutture fra anziani ospiti e degenti Covid+: nessuna comunicazione fra le diverse aree, e nemmeno il personale di assistenza dovrebbe essere in comune, evitando alcuna commistione. Ma quello che si può temere è l'errore umano, la svista, anche un solo ingranaggio che si inceppi o venga sottovalutato: del resto, già adesso il contagio è tornato a far capolino nelle RSA, con positività riscontrate in molte strutture liguri. L'auspicio è che l'applicazione di tamponi antigenici rapidi a tappeto sul personale e sui degenti delle strutture possa per lo meno identificare precocemente - e disinnescare in tempo - ogni eventuale nuovo focolaio.

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