LUTTO

Addio alla staffetta partigiana Francesca Laura Kiky Wronowski

Aveva svolto la sua attività in Fontanabuona, contribuendo a liberare centinaia di prigionieri. Nipote di Matteotti

Addio alla staffetta partigiana Francesca Laura Kiky Wronowski
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Se n'è andata, a 99 anni, la staffetta partigiana Francesca Laura Wronowski.

La sua storia legata alla Val Fontanabuona

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'aveva nominata nel 2021 commendatore della Repubblica.

Dai giornali è sempre risultata Wronowski, ma la tessera rilasciata dal Comitato Nazionale di Liberazione al termine della seconda Guerra Mondiale indica Wronowska.

Su un fatto tutti concordano, il nome di battaglia era "Kiky" ed ha svolto l'attività di partigiana in Val Fontanabuona.

Con la famiglia si era trasferita da Milano a Moconesi Alto durante la seconda Guerra Mondiale. Ben presto diventa partigiana nella Divisione Giustizia e Libertà, intitolata a Giacomo Matteotti, del quale era nipote in quanto il parlamentare socialista, ucciso dai fascisti nel giugno del 1924, era il marito della sorella Nella. Comandante della Divisione, Antonio Zolesio, marito della sorella Natalia, ufficiale della Regia Marina, che dopo l'8 settembre aveva aderito alla lotta partigiana per poi essere chiamato ad assumere il comando della divisione in Val Fontanabuona. Compito della Brigata, dotata di pochissimi mezzi, organizzare imboscate contro i nazifascisti.

Lentamente la situazione cominciò a migliorare grazie ai lanci di armi e vestiti che gli aeroplani angloamericani facevano sulle pendici del monte Caucaso dove si nascondevano i partigiani.

Protagonista della liberazione dei prigionieri ebrei e angloamericani

"Kiky" nel luglio del 1944 fu protagonista della liberazione dei prigionieri, ebrei e angloamericani, nel campo di concentramento n° 52 di Calvari. Azione messa a segno grazie alla complicità di due guardie del campo. A Laura venne affidato il compito di vedetta nell'attesa che i partigiani entrassero nel campo, in seguito si occupò di tagliare i fili del telefono al fine di ritardare l’arrivo dei nazifascisti. Prima di fare ritorno sui monti, venne ospitata dai nonni di Carlo Queirolo che già allora esercitavano il mestiere di macellai a Piandeiratti.

Una donna decisa, determinata, autonoma, che il 25 aprile 1945 trasgredisce gli ordini di Zolesio che, temendo per la sua incolumità, non vuole scenda a Genova per festeggiare la Liberazione. Finita la guerra ha lavorato come giornalista, sempre in prima fila salvaguardia dei diritti civili e dell'ambiente.

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