Il caso

Affetto da un ritardo mentale, ma secondo l’INPS ora che è maggiorenne è autosufficiente

L’incredibile storia di Ludovico Zanier, ragazzo di Lavagna affetto da disabilità: la denuncia del fratello e la replica dell'INPS

Affetto da un ritardo mentale, ma secondo l’INPS ora che è maggiorenne è autosufficiente
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Affetto da un ritardo mentale, ma per l’INPS è sano. È l’incredibile storia di Ludovico Zanier, ragazzo di Lavagna affetto da disabilità.

Il caso

A raccontarla è Gabriele Zanier, ex segretario dei Giovani democratici Tigullio del Pd e fratello di Ludovico, che ha spiegato la situazione anche sui social network.

"Quando lui aveva circa 2 anni – ricorda Gabriele - è stata riscontrata una patologia genetica, una microdelezione del braccio destro del cromosoma 18. I medici ci dissero che nella sfortuna eravamo stati fortunati perché avrebbe potuto sviluppare gravi patologie fisiche come tetraplegia e malformazioni cardiache mentre risultava solo affetto da un ritardo mentale. Ci dissero fin da subito che non sarebbe mai stato in grado di essere indipendente e in grado di badare a se stesso. In questi anni Ludovico si è visto riconosciuta la 104 dall'Inps, circa 287 euro al mese per nove mesi l'anno cioè per il periodo scolastico. Duecento-ottanta-sette, non so se mi spiego – rimarca Gabriele - per non parlare delle difficoltà nel garantirgli l'insegnante di sostegno cui ha diritto, trovandoci davanti scuole, sia pubbliche che paritarie, che ci dicevano che non erano in grado di fornirgli il sostegno. Lo scorso dicembre Ludovico ha compiuto 18 anni, e oltre all'indennità di frequenza avrebbe avuto diritto sia all'indennità civile che alla reversibilità della pensione di mio padre, mancato nel 2010. E, casualmente, arriva la relazione dell'Inps, sorprendente: Ludovico è guarito. Non del tutto eh, ma quel tanto che basta per perdere quei pochi punti percentuali da fargli perdere tutti questi diritti. Contemporaneamente, però, il tribunale ha nominato un amministratore di sostegno perché Ludovico non è in grado di badare a se stesso. Quindi abbiamo due enti: uno, il tribunale, che riconosce la sua disabilità e incapacità e richiede un amministratore di sostegno; l'altro, l'Inps, che invece sostiene che ora Ludovico è in grado di badare a se stesso".

Purtroppo una storia, una delle tante, caratterizzata da una burocrazia completamente cieca. Una storia tipicamente italiana, una storia tutta lavagnese. Ma Gabriele e sua madre Orietta annunciano battaglia, l’ennesima, per veder riconosciuti i diritti di Ludovico.

Si preannuncia, dunque, una lunga guerra per la famiglia Zanier.

"Ci siamo mossi per far partire il ricorso – prosegue il 27enne lavagnese - primo step a Torino per una relazione neurologica privata. Nel frattempo l'avvocato ci ha detto che se vogliamo avere delle possibilità per vedere rispettati i diritti di Ludovico dovremo iniziare un lungo iter che prevede, oltre alla sua consulenza, richiesta privata ad un medico legale e altre visite private. Quindi abbiamo uno Stato che costringe una famiglia a spendere migliaia di euro per riconoscere un diritto ad un ragazzo disabile, lo stesso Stato che dice di aver inondato di soldi gli italiani – sostiene Gabriele - io non sono indignato. Io sono schifato. Io sono incazzato e mi vergogno di questa società".

La conclusione è amara e dura per una persona riservata come Gabriele.

"Molti di voi mi conoscono di persona e sapete che questo non è il mio modo di agire – conclude Gabriele appellandosi ad amici e conoscenti – però la misura è ormai colma e la famiglia chiede di rendere noto il più possibile questa vicenda. Vi chiedo per favore un aiuto perché la condivisione oggi è forse l'unica arma a costo zero che è rimasta".

La risposta dell'INPS

A questa storia, pubblicata nel numero del 12 giugno de Il Nuovo Levante, risponde lo stesso INPS, ponendo delle precisazioni.

"È doveroso premettere che, data la delicatezza della situazione segnalata, abbiamo effettuato gli opportuni accertamenti, verificando che nell’iter relativo al caso del sig. Ludovico Zanier, maggiorenne dal dicembre scorso, non vi è stata nessuna riduzione di invalidità", afferma l'Istituto. "È stata anzi confermata la stessa percentuale di invalidità riconosciuta in precedenza, che, per i minorenni, prevede l’erogazione dell’indennità di frequenza, finalizzata all’inserimento scolastico e sociale, ma che purtroppo, ai sensi della normativa vigente, nel caso dei maggiorenni non è sufficiente per il riconoscimento dell’assegno di invalidità", spiega l'Inps.

Insomma, nessun "cambio d'idea" da parte dell'Inps dunque, nessuna "guarigione", quanto quella che parrebbe una tipica stortura legale all'italiana: le stesse condizioni che a un minorenne fanno spettare l'assegno di invalidità per il sostegno scolastico non sono sufficienti ad ottenere una medesima tutela una volta compiuta la maggiore età. Cosa che, di per sé, può anche avere un senso, ma certo appare cozzare con la riferita tesi del tribunale che, per l'appunto, riterrebbe il ragazzo non autosufficiente e bisognoso di un amministratore di sostegno. La battaglia legale della famiglia, quindi, probabilmente dovrà volgersi proprio nella direzione della revisione della diagnosi, sì da ottenere il riconoscimento di una percentuale di invalidità superiore e sufficiente all'erogazione di un contributo.

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