Anton Albertoni riconverte la Veleria San Giorgio per produrre le mascherine chirurgiche protettive
Lunedì 23 marzo è iniziata la riconversione della linea produttiva, con l’obiettivo di fornire i dispositivi agli operatori sanitari della ASL4

Un’eccellenza locale, che riconverte la produzione per dare il proprio contributo ad una nazione in piena emergenza. Sono trascorse alcune una settimane da quando Anton Albertoni, patron della Veleria San Giorgio, ha annunciato che l’azienda avrebbe iniziato a produrre mascherine chirurgiche protettive.
Lunedì 23 marzo è iniziata la riconversione della linea produttiva, con l’obiettivo di fornire i dispositivi agli operatori sanitari della ASL4.
"Produciamo 150mila giubbotti di salvataggio all’anno per le compagnie di navigazione di tutto il mondo e i corpi speciali della Marina Militare – . La mascherina chirurgica è un prodotto che siamo perfettamente in grado di fare e, vista l’esigenza, abbiamo preso contatti con Asl".
Lunedì 30 marzo le prime centinaia di pezzi, poi l’entrata a regime, con circa 500 pezzi al giorno.
"E’ il nostro modo di dare una mano, non è certo un business – prosegue Albertoni – . Può farlo qualsiasi tappezzeria o industria tessile di confezionamento".
L’azienda, che ha sede in via De Gasperi, conta 25 dipendenti e due filiali anche in Cina, con 70 lavoratori.
"Sono certo che, finita l’emergenza, l’Italia riprenderà a comprare questi manufatti dalla Cina, per pochi centesimi: il mondo si muove su prodotti che costano poco – precisa l’amministratore delegato – . In Italia anni e anni di certe politiche commerciali hanno portato a privilegiare il “Made in Italy” solo in alcuni settori. ma non importa: in questo frangente, da italiani, ci siamo rimboccati le maniche per gli italiani".
Il materiale viene fornito da Asl.
"E’ un tessuto non tessuto a tre strati, confezionato sulla base delle indicazioni dell’azienda sanitaria – sottolinea Albertoni – . Noi abbiamo deciso di farle bianche e regolabili, con un taglio che può aderire efficacemente a naso e bocca".
In attesa di tornare alla normalità, gran parte dei dipendenti svolgono le loro mansioni in smart working.
"Gli impiegati lavorano da casa, mentre gli operai si alternano su turni – conclude il patron – . Ho dato la possibilità di rimanere a casa specialmente a chi sarebbe costretto a prendere treni e altri mezzi".