Tamponi

"Bisognava estendere il test per isolare i portatori silenziosi"

Ne parliamo con il chiavarese Enrico Mazzino, economista sanitario e docente universitario, che prende ad esempio il caso del Veneto

"Bisognava estendere il test per isolare i portatori silenziosi"
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Tamponi: ne parliamo con il chiavarese Enrico Mazzino, docente dell’Università di Genova ed economista sanitario. Ecco cosa ci dice.

Parla l'esperto

"Uno studio dell’Università di Padova che ha sottoposto a tampone tutta la popolazione di Vò in Veneto ha avuto la conferma che tra le persone contagiate, specie fra i 30 e 50 anni, il 70% era priva di sintomi ma tali individui erano straordinari trasmettitori del virus.

Credo fermamente che sui tamponi si sia sbagliato. Bisognava estendere il test per isolare proprio i “portatori silenziosi”.

Dallo studio sopra citatosi è dimostrato che al momento del primo contagio il 3% della popolazione era positiva. Una fetta di queste persone era asintomatica. Nel secondo screening si è poi dimostrato che persone che vivevano con altre positive asintomatiche si sono a loro volta infettate. Quindi gli asintomatici tramettono il virus, non ci sono dubbi! E’ chiaro che una delle sfide che si hanno in questo momento è trovare gli asintomatici oltre che preoccuparci e curare i sintomatici. Quindi occorrerebbe rafforzare la sorveglianza sul territorio e fare quello che finora non si è fatto: sorveglianza attiva che significa che se una persona chiama e dice “io sto male”, invece di lasciarla sola a casa senza alcuna assistenza, bisognerebbe recarsi dal paziente, fare il test alla persona, fare il tampone ai familiari, agli amici e al vicinato, perché è lì intorno che c’è il portatore sano e che ci sono altri infetti.

Una delle domande più frequenti: “Gli asintomatici sono meno contagiosi dei sintomatici? ”Nessuno ha fatto esperimenti quindi non si può dire assolutamente nulla in proposito. L’unica prova vera è quella di Vò dove si avevano famiglie con solo asintomatici ed erano presenti persone non infette che si sono però infettate dopo.

Io temo che purtroppo sia crollata la capacità del Sistema Sanitario di intervenire. Come è possibile far fronte a quanto accaduto se non sono stati identificati i casi sul territorio? Non è stata fatta la tracciabilità e non è stata fatta la corretta prevenzione: nessuna epidemia si controlla con gli ospedali.

Purtroppo sul passato non si può fare nulla, non c’è stato un contenimento iniziale e abbiamo circa 100.000 casi che non sono stati diagnosticati e il Veneto lo dimostra. Come è possibile che in questa Regionesi abbia il 3% di mortalità e sul resto dell’Italia ci sia una mortalità molto più alta? Perché mancano i casi. Perché non è che il virus che colpisce il Veneto è meno ‘cattivo’ di quello che colpisce le altre Regioni. Il virus è lo stesso ma in Veneto il Sistema Sanitario locale di base ha tenuto in quanto si è per lo meno riusciti a fare la tracciatura.La battaglia si vince sul territorio e non negli ospedali. In Veneto sono stati fatti 53.000 tamponi per 4.000 casi.

Situazioni come quella di Vòin cui il focolaio è stato ‘spento’ si sarebbero potute affrontare in tutta Italia dove altri focolai sono ancora in fase attiva.I dati di Vòsono stati pubblicati il 28 febbraio, bastava vederli, o meglio, volerli vedere!".