Procede il caso Nada Cella, la 24enne trovata morta il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, dove la giovane lavorava come segretaria.
Oggi, giovedì 18 dicembre, è stata esposta la relazione dell’avvocato Giovanni Roffo, difensore dell’imputata Annalucia Cecere (nella foto), accusata di omicidio volontario, e oggi residente nel Cuneese.
La difesa dell’avvocato di Annalucia Cecere
L’avvocato Giovanni Roffo si rivolge direttamente alla giuria della Corte d’Assise di Genova, contestando l’impianto accusatorio:
“Si è cercato di far passare mere ipotesi come prove solide, presentando come gravi, precise e concordanti elementi che in realtà erano solo sospetti. Dove emergevano evidenti incongruenze, si sono introdotte incertezze poi ridefinite come dati neutri». Il difensore di Annalucia Cecere chiarisce che il suo ruolo è quello di «demolire una a una le contestazioni avanzate dalla Procura”
Secondo la pubblico ministero Gabriella Dotto, il delitto sarebbe stato il frutto di una follia lucida: Cecere avrebbe agito per gelosia, sia nei confronti del lavoro della vittima sia per il legame con Soracco. Per Roffo, però, nel giungere alla richiesta di condanna l’accusa avrebbe trascurato l’aspetto centrale del processo: dimostrare la presenza dell’imputata sulla scena del crimine.
La ricostruzione accusatoria — incalza il legale — poggerebbe su testimonianze e intercettazioni ritenute poco affidabili, oltre che su un bottone rinvenuto nel luogo dell’omicidio, solo somigliante ad altri trovati nell’abitazione di Cecere ma non identico, poiché privo della cornice.
Altro punto contestato è il trasferimento dell’imputata da Chiavari al Piemonte subito dopo il delitto: per la Procura si tratterebbe di una fuga sospetta, agevolata economicamente dalla famiglia Soracco; per la difesa, invece, di una scelta di vita del tutto ordinaria, peraltro verso una zona abitualmente frequentata da molti chiavaresi.
Conclusa la fase delle repliche dell’accusa, la decisione è attesa a metà gennaio.