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Caso Nada Cella, parla la madre: "L'hanno uccisa un'altra volta"

Le dichiarazioni di Silvana Smaniotto su Raiuno scuotono la città. E in diretta la donna attacca Soracco e la madre

Caso Nada Cella, parla la madre: "L'hanno uccisa un'altra volta"
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"Un pugno, una stilettata al cuore", così Silvana Smaniotto, mamma di Nada, descrive i sentimenti provati alla notizia del proscioglimento di Annalucia Cecere parlando in diretta al programma "Storie Italiane" su Raiuno.

Silvana aveva sperato fino alla fine che si arrivasse al processo e a stabilire la verità sul caso, ma il Gup ha deciso per il non luogo a procedere nei confronti di Cecere, Soracco e la madre.

"E' come se l'avessero uccisa un'altra volta. Io non sento molto bene ma avevo a fianco mia nipote che mi ha detto "Nonna è finita", è come se ci avessero buttato addosso un macigno. Nessuno si è mai presentato per difendersi (dice parlando di Cecere, ndr), se uno ha colpe che non ha si difende con tutte le sue forze, non si nasconde dietro un dito".

Cecere non ha mai partecipato alle udienze di fronte al Gup, ma è stata sentita solo come testimone.

"C'erano tutti gli elementi per il rinvio a giudizio di Annalucia Cecere, visto il suo risentimento personale nei confronti di Nada. Si è trattato di un omicidio d'impeto - sentenzia Davide Barzan -, nessuno ha sentito urla o rumori sospetti, Nada conosceva il suo assassino. Rimango basito dalla scelta del Gup".

D'accordo con la decisione del Gup invece il giornalista Massimo Lugli: "Bisogna essere realisti: un cold case del 1996 si può riaprire solo di fronte a prove evidenti: in questo caso ci sono indizi ma non sono gravi, precisi e univoci. Potrebbero portare a condanna in Corte d'Assise? Lo escludo. Del bottone e della telefonata si è già parlato. Serve una prova nuova, come una macchia di sangue o una confessione. Non si fa un processo in Corte d'Assise con leggerezza, perché cambia la vita delle persone".

"Il bottone non ha la cornice in plastica ma potrebbe essere saltata durante la collutazione con Nada, era una parte fragile che addirittura successivamente la casa di produzione non ha più realizzato" commenta la criminologa Antonella Delfino Pesce, che ha riaperto il caso. "A casa di Cecere c'erano cinque bottoni confrontati con quello trovato nello studio di Soracco, ma probabilmente la perizia è stata fatta solo fotograficamente.

In studio si sono accesi gli animi: "Stupita che non abbiano approfondito la questione del bottone" ha commentato Rosanna Lambertucci, presente in studio. "Non ho mai sentito una persona che ritrova un cadavere parlare con una tale freddezza" ha commentato il giornalista Giovanni Terzi, dopo le parole del commercialista Soracco.

"Leggo grande sofferenza nei suoi occhi: non pensi che risolvere il caso le tolga questa sofferenza, per un madre che perde un figlio il dolore non cambia, lei deve accettare la morte di sua figlia". Parole che hanno destato la reazione di Smaniotto: "Lo capisco ma si metta nei miei panni. La devo contraddire, non può capire se non prova quello che ho passato in questi anni e in questo periodo. Le persone sono tutte diverse ma Soracco ha avuto una ragazza per cinque anni in ufficio, l'hanno massacrata e non ha avuto nessuna reazione. Non ci ha telefonato né avvisato, né l'hanno accompagnata all'ospedale, come se niente fosse. Le sembra il comportamento di una persona umana, che va a messa tutte le domeniche? Ci sono testimoni che hanno visto Annalucia Cecere più volte nello studio: la madre di Soracco è una bugiarda".

"Il ricorso spetta alla Procura - commenta la criminologa Pesce Delfino - la legge Cartabia non può diventare un cerotto per processi gravi come questo: qui siamo di fronte a un tumore della giustizia. Ci sono persone che hanno dichiaratamente mentito, non avevano una conoscenza superficiale ma la madre di Soracco si lamentava addirittura che Cecere perseguitasse il figlio. Non vogliamo un colpevole, vogliamo la verità, e si può avere solo attraverso un contraddittorio. Il caso è molto vecchio: ma se manca il Dna non si potranno più fare processi?"

Il programma "Storie Italiane" tornerà sulla vicenda quando saranno pubblicate le motivazioni della sentenza.

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