Chat anti posti di blocco in Valle Scrivia, archiviate le accuse verso i 49 imputati

I ragazzi erano accusati di interruzione di pubblico servizio e vilipendio pubblico: ma il reato, tecnicamente, non può sussistere

Chat anti posti di blocco in Valle Scrivia, archiviate le accuse verso i 49 imputati
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Aveva fatto molto discutere la denuncia di massa ai 49 appartenenti - quasi tutti ragazzi poco più che maggiorenni - ad una chat di WhatsApp creata da due coetanei di Montoggio, il cui scopo era quello di scambiarsi segnalazioni per evitare controlli e posti di blocco delle Forze dell'Ordine piazzate, spesso la sera, a monitorare il traffico e verificare abusi e consumi di alcool e stupefacenti prima di mettersi alla guida. A carico della cinquantina di giovani più imputazioni: interruzione di pubblico servizio e vilipendio - in quanto all'interno della chat non mancavano certo insulti e sfottò a militari e poliziotti - oltre a favoreggiamento per coloro i quali, per primi pizzicati, avevano rifiutato di fornire password e accessi agli investigatori.

Ma l'accusa non si regge tenicamente in piedi, ha dovuto riscontrare il Gip Luisa Avanzino, che pur non certo rinnegando la stigmatizzabile condotta degli imputati, ha evidenziato come non si possa applicare l'interruzione di pubblico servizio in un caso simile, dove tale servizio in sé non è stato direttamente ostacolato né dunque, per l'appunto, "interrotto". Cade anche l'accusa di vilipendio pubblico, questo proprio per la caratteristica di quella chat, di gruppo - certo - ma chiuso e privato, e con 49 partecipanti non certo ascrivibile alla "pubblica piazza". Di conseguenza, naturalmente, non reggono neppure più le accuse di favoreggiamento, venendo a mancare il reato originale a cui questo si sarebbe riferito. Archiviato dunque il procedimento a carico di tutti e 49 i giovani imputati.

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