Il trattamento sperimentale

Coronavirus: in Liguria oltre 20 pazienti trattati col farmaco Tocilizumab

Al via la sperimentazione col prodotto messo a disposizione da Roche. Ecco perché questo farmaco contro l'artrite, anche se non è una cura, può aiutare a salvare delle vite

Coronavirus: in Liguria oltre 20 pazienti trattati col farmaco Tocilizumab
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Sono più di 20 i pazienti trattati oggi in tutta la Liguria con Tocilizumab, un farmaco sperimentale utilizzato secondo il protocollo terapeutico predisposto dall’Ospedale Policlinico San Martino per il trattamento dei pazienti affetti da polmonite da Covid-19, con il via libera di Regione Liguria e della task force di infettivologi di Alisa.

Coronavirus: in Liguria oltre 20 pazienti trattati col farmaco Tocilizumab

Il protocollo prevede l'uso di Tocilizumab, un anticorpo monoclonale anti inteleuchina6 utilizzato di norma nel trattamento della artrite reumatoide. Tocilizumab è utilizzato off- label, cioè fuori dalle indicazioni approvate, sfruttando l'esperienza della sindrome da rilascio di citochine con l'utilizzo delle nuove terapie con cellule CarT. Tale protocollo è stato approvato dalla direzione strategica del Policlinico e condiviso tra gli infettivologi della task force dell’Azienda ligure sanitaria. Regione ha quindi accettato la proposta di donazione da parte della ditta Roche che ha assicurato una fornitura del farmaco, il cui approvvigionamento viene gestito dalla farmacia del Policlinico. Da mercoledì sono stati trattati i primi pazienti e ad oggi sono più di 20 i pazienti trattati con Tocilizumab in tutta la Liguria con iniziali incoraggianti risultati clinici. Il direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico, Matteo Bassetti in collaborazione con la farmacia dell’ospedale, raccoglierà i dati clinici per valutarne i risultati al fine di ulteriori sviluppi terapeutici.

Perché proprio il Tocilizumab?

Perché proprio un farmaco contro l'artrite reumatoide potrebbe aiutare nel trattamento dei malati da Covid-19? Perché sebbene non sia in alcun modo un antivirale, può contribuire a migliorare, tenendolo sotto controllo, il decorso di una grave forma di polmonite come quella talvolta causata dal nuovo coronavirus. Questo in quanto spesso ciò che porta effettivamente alla morte di un paziente in casi simili è la sindrome da risposta infiammatoria sistemica: per parlare come mangiamo, la stessa reazione "esagerata" del sistema immunitario (non dissimile a quello che avviene nelle malattie autoimmuni) ad un patogeno di per sé ancora confinato in tessuti specifici. Questa risposta è mediata proprio dalle citochine, e può essa stessa danneggiare il paziente.

Questa è anche una delle ragioni per cui sono gli anziani e le persone con altre patologie e fragilità particolari i più esposti alla mortalità: perché il loro organismo non ha (più) la resistenza sufficiente a sopportare le conseguenze di una risposta immunitaria così massiccia e che provoca danni sistemici. Non è tanto direttamente il Covid-19 ad ucciderli, quanto proprio uno shutdown sistemico dovuto alla reazione del loro troppo fragile organismo. Il Tocilizumab agisce come un antinfiammatorio che può tenere meglio sotto controllo la pur necessaria reazione del sistema immunitario dei malati, dando ai pazienti abbastanza tempo per debellare l'infezione, soprattutto assieme - è ovvio - ad altre terapie specifiche antivirali mirate proprio a combattere direttamente il SARS-CoV-2.

La casa farmeceutica Roche lo ha dunque messo a disposizione degli ospedali italiani ed internazionali per tentare i trattamenti che sinora hanno dato indizi preliminari incoraggianti. Come citato, si tratta di un utilizzo off-label: normalmente non sarebbe permesso (se non appunto in casi eccezionali come quello che stiamo vivendo). È anche giusto sottolineare dunque come questo dono di Roche non sia necessariamente pura "beneficenza", ma anche l'occasione per testare clinicamente un protocollo che, se si confermerà efficace quanto auspicato, potrà un giorno fruttare alla farmaceutica un brevetto assai prezioso proprio nel commercio di prodotti di contrasto a questo (ed eventuali altri) coronavirus. Beninteso, come è giusto e sacrosanto che sia, sarebbe infatti il miglior risultato auspicabile, quello in cui tutti vincono: i malati, i sistemi sanitari ed anche la legittima iniziativa privata.

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