Vallate

Dalla peste alla spagnola, ora il pericolo porta il nome del coronavirus

Viaggio con Renato Lagomarsino nella storia delle principali epidemie presenti sul territorio che hanno persino finito per incidere sulla toponomastica di diverse località

Dalla peste alla spagnola, ora il pericolo porta il nome del coronavirus
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Renato Lagomarsino dall’alto della sua veneranda età e lunga esperienza, ne ha viste tante ed ora deve persino fare i conti con il coronavirus.

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Certo in pochi pensavano che  nel terzo millennio avremmo dovuto vedercela con un’epidemia insidiosa dalle conseguenze persino mortali. Anche nel Tigullio la paura è latente, la corsa ai supermercati rende bene l’idea di come la gente punti a fare delle scorte nel caso non potesse uscire di casa per diversi giorni.

"Un problema in più rispetto al passato – spiega Lagomarsino – quando, soprattutto grazie all’agricoltura, le famiglie erano autosufficienti avendo a diposizione verdure, frutta, farina e carne".

Sino alla seconda metà del secolo scorso non c’era abitazione che non avesse animali da cortile quali galline e conigli per non parlare poi di ovini, caprini e bovini.

"Rispetto ai giorni nostri – continua Lagomarsino – esisteva maggiore solidarietà ed attenzione verso il prossimo e di fronte a fatti gravi si andava incontro alle esigenze dei vicini portando sollievo morale e materiale".

Il Tigullio, come del resto l’intero Paese, ha dovuto fare i conti nella prima metà del secolo scorso con la “spagnola” epidemia che causò milioni di morti. L’Italia stava uscendo dalle tragedia della prima Guerra Mondiale e si trovò di fronte un nemico ancora più insidioso.  I rimedi erano pressoché gli stessi dei giorni nostri, cercare di delimitare le aree dove erano presenti persone contagiate.

"Ricordo quanto mi diceva mia madre – prosegue Lagomarsino – da Camposasco per arrivare a Calvari erano presenti dei posti di blocco".

In sostanza le “zone rosse” dei giorni nostri. Se poi vogliamo fare un salto indietro nel tempo basta pensare alla peste che, sempre proveniente dalla Cina, arrivò a Genova intorno al 1348. In Europa causò circa 20milioni di morti, un numero imponente che portò ad una drastica riduzione della popolazione.

"In vallata vennero accorpate persino le parrocchie – prosegue Lagomarsino - in quanto mancavano sia i preti che i fedeli".

Incredibile a dirsi, ma testimonianze di quanto accaduto nel Medioevo esistono tuttora ed hanno inciso sulla toponomastica, come ricorda Lagomarsino:

"Il passo del Portello che collega la Val Trebbia con la Val Fontanabuona e il piano dei Rastelli che dalla Val Fontanabuona  permette di raggiungere la Val d’Aveto, non hanno nomi a caso; portello e rastelli indicano chiaramente come si trattasse di zone adibite al passaggio e al controllo soprattutto in caso di pestilenze".