Dopo ben 34 anni riceve il "no" dal Comune e ora deve ripristinare tutto
L'assurda vicenda di Annabella, 75 anni: l'altra settimana la risposta negativa ad una richiesta di condono del 1986

"Il tecnico mi aveva garantito che era tutto a posto, e che ci sarebbe stata da pagare una piccola oblazione al Comune, dopodiché avrei ottenuto il tanto agognato condono edilizio... ma così non è stato".
La storia
A raccontare una clamorosa vicenda è la settantacinquenne chiavarese Annabella Giuliani, residente da sempre sul lungo Entella, nel quartiere di Caperana. Dopo la bellezza di 34 anni, lo scorso mercoledì 18 novembre, ha ricevuto dagli uffici tecnici di Palazzo Bianco il preavviso di rigetto della sua domanda di condono concernente un cambio di destinazione d'uso.
La richiesta risale al 1986
L'oggetto della domanda di condono riguardava un ex pollaio costruito negli anni Quaranta, situato accanto all'abitazione principale di due piani costruita sempre dal signor Armando, padre della signora Giuliani:
"Le uova delle nostre galline rifornivano le cucine delle vicine Caserme, oltre a garantire il sostentamento della mia famiglia in periodi in cui le restrizioni e le rinunce erano all'ordine del giorno, nell'immediato dopoguerra - racconta Annabella -. Con gli anni l'ex pollaio, subì lavori di ristrutturazione ed ammodernamento che lo hanno reso un accogliente appartamento di circa 50 metri quadrati, dotato di ogni comodità".
Annabella è provata da diverse patologie invalidanti
Ad inizio 2020, con il propagarsi dell'ondata pandemica, la signora Giuliani si trasferita nella piccola pertinenza immobiliare insieme al marito Franco Battigelli; il figlio Claudio e la nuora Xing si sono trasferite invece nell'abitazione principale. Annabella, soggetto a rischio per parecchie patologie invalidanti, tra cui una grave forma di diabete, con lo scambio d'abitazione riesce ad evitare scomode e faticose scale per raggiungere il bagno. E tutta la famiglia riesce a rispettare al meglio quelle poche ma fondamentali regole per contrastare il contagio da Covid-19. Con la fine della prima ondata, inoltre, la nuova casa di Annabella, diventa di fatto un vero e proprio rifugio, quasi un presidio sanitario familiare.
"Ora sono costretta a ripristinare tutto allo stato originale"
Per la famiglia Battigelli-Giuliani, il contenuto della recente comunicazione del Comune è inatteso. E ha fatto sprofondare tutti nel più totale sconforto e rassegnazione:
"Per colpa del lassismo del tecnico professionista privato, esterno al Comune, che mi seguì le pratiche, ora sarò obbligata a ripristinare lo stato originale dei luoghi, condannandomi, in un'emergenza sanitaria che sembra non aver fine, ad una convivenza forzata con i miei cari che potrebbe rivelarsi deleteria quanto drammatica qualora dovessi contrarre il virus – aggiunge -. Mio figlio e mia nuora per necessità devono allontanarsi da casa, e come tutti coloro che lavorano rischiano di essere contagiati. Io, soprattutto con una patologia invalidante quale è il diabete, che sta minando il mio fisico, dovessi varcare la soglia di un ospedale non so se ne uscirei viva. Avevo il mio piccolo presidio ospedaliero, ma a breve mi sarà precluso".
Entro metà dicembre l'ufficialità del rigetto
Con la comunicazione del preavviso, la famiglia si è immediatamente attivata per vie legali:
"Abbiamo attivato uno studio legale genovese per quantificare i danni patrimoniali, biologici e morali – conclude -. Ripristinare lo stato originale dei luoghi significa togliere letti, bagno, stufa a legna, caloriferi ed eliminare la cucina e tutta la mobilia! In queste condizioni non posso affrontare ciò: confido che emergano tutte le responsabilità di questa assurda vicenda".