Doppio Giallo, Polidoro inaugura la XIII edizione, fra mistero e scienza

Il Segretario nazionale del Cicap ci parla del ruolo della divulgazione: «Non può sostituire la scuola». Il “metodo” Burioni? «Controproducente»

Doppio Giallo, Polidoro inaugura la XIII edizione, fra mistero e scienza
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L’avvio dell’edizione numero 13 di Doppio Giallo, sabato sera a Moneglia, è stato scoppiettante, con un ospite straordinario come Massimo Polidoro, divulgatore scientifico e “indagatore di misteri”, segretario nazionale del CICAP.

Massimo Polidoro a Doppio Giallo

Polidoro intrattiene e diverte raccontando alcuni degli enigmi che il Comitato si è trovato ad affrontare, dai “leggendari” incendi a Canneto al cosiddetto sangue di San Gennaro, ma in quest’edizione del festival dedicata alla verità, alle fake news, a quel rigurgito antiscientifico che attanaglia l’Italia in questi anni, i passaggi più importanti sono forse stati due aneddoti “minori”. Quello biografico, in cui Polidoro racconta come quella lettera inviata da ragazzino a Piero Angela non solo abbia ricevuto risposta, ma l’abbia portato a “crescere” sotto la sua ala. Con buona pace del presunto isolamento nelle torri d’avorio dei vituperati “professoroni”. E poi quello storico, su Arthur Conan Doyle, creatore dell’investigatore “razionale” per eccellenza, Sherlock Holmes, ma nella vita ossessionato dal paranormale e rovinatosi inseguendo fate e medium truffatori: Doyle è un perfetto esempio di come anche un uomo colto possa cadere nemmeno tanto nelle trappole tese da altri, ma in quelle tese da noi stessi, che alla “fredda” ragione possiamo voler compulsivamente preferire una rassicurante fantasia.

La divulgazione nell'epoca delle fake news: falchi o colombe?

Noi proprio su questo meccanismo abbiamo voluto pungolare Polidoro, chiedendogli cosa dovrebbe fare la divulgazione per raggiungere quelle sempre più ampie fette di popolazione che appaiono vittima di una compulsione – se non proprio un’isteria - di massa. Il “metodo Burioni”, di scontro, o proprio l’eterno garbo dei professionisti della divulgazione come gli Angela? «Se ti poni come obiettivo quello di convincere queste persone hai già perso», risponde Polidoro: «Più ti sforzi di farlo più si arroccano, poiché scatta un meccanismo psicologico che mette in discussione la loro stessa identità». «La strategia possibile è quella diretta alle persone non polarizzate, è a loro che bisogna parlare», e con queste "l’aggressività" del confronto alla Burioni può essere controproducente: «rischia di allontanare ulteriormente il pubblico».

Tuttavia il sentimento antiscientifico è proliferato ben prima dell’avvento dei “falchi” della divulgazione, che hanno cercato di reagire "lottando" contro la disinformazione sempre più diffusa: sono dunque forse fallimentari entrambi gli approcci? Qui secondo Polidoro sta l’equivoco: «Il compito della divulgazione è quello di informare e di stimolare la curiosità, non di formare allo spirito, al metodo critico». Quello, spiega Polidoro, «è compito dell’istruzione: non possiamo delegarlo alla divulgazione, a qualche programma televisivo». Insomma, e questo è un punto importantissimo: alla divulgazione, sia “amici” che “nemici” della scienza, così come sia "falchi" che "colombe" della sua difesa, sono spesso tentati di attribuire compiti e responsabilità troppo grandi, che spettano e derivano invece in primis da una mancanza strutturale del sistema Italia ben più profonda. Ed è su questo che si dovrebbe lavorare: se non è già troppo tardi.

Il Festival monegliese del giallo si concluderà stasera, venerdì 6, con un altro grande ospite, che salirà fra poco (alle 21,15) sul palco della Torre di Villafranca a Moneglia: l’astronauta Umberto Guidoni.

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