Lavagna

Frasi omofobe, assolto in primo grado Giovanni De Paoli

Per il caso della presunta frase “Se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno”

Frasi omofobe, assolto in primo grado Giovanni De Paoli
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L’ex consigliere regionale della Lega, Giovanni De Paoli, assolto in primo grado per il caso della presunta frase “Se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno”.

Per il caso della presunta frase “Se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno”

“Sono contento, mi è stato restituita una parte della mia vita - commenta De Paoli -. È stato lungo il corso della giustizia ma ho sempre voluto si arrivasse alla fine del processo.

Dopo anni di gogna mediatica, di locandine e di continue accuse sono stato assolto con formula piena. Ringrazio chi, come il presidente Giovanni Toti,  mi ha sempre difeso dall'accusa di diffamazione con l'aggravante di incitamento all'odio razziale verso gli omosessuali".

 

"I fatti risalgono al 2016 e sempre sono state presentate memorie per ottenere l'archiviazione del processo.

Temevo si arrivasse alla prescrizione prima di ottenere una sentenza che riconoscesse che il fatto non costituisce reato. È stato un processo lungo, dove si sono costituite parti civili, al fine di domandare un risarcimento del danno molteplici associazioni, da tutta Italia, per la tutela dei diritti degli omosessuali. Non vi era né la diffamazione né l'aggravante della discriminazione e dell'istigazione all'odio razziale e/sessuale.

Non è il primo caso nazionale che mi capita sull'inquinamento all'odio razziale (reato gravissimo che segna la persona per tutta la vita). Purtroppo quando, a distanza di tempo, arriva l'assoluzione non  interessa più di tanto. Ma dietro ad ogni causa ed ai suoi tempi ci sono i vissuti delle persone”, spiega l'avvocato Cristina Cafferata del foro di Genova, codifensore del sig. De Paoli con l'avv. Barbara Amadesi del foro di La Spezia.

"Ora la sentenza del Tribunale di Genova riabilita un uomo che, a distanza di anni, era stato  additato e stigmatizzato delle cronache, quasi sempre senza essere interpellato".

I motivi della sentenza saranno pubblicati tra 30 giorni.

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