Giorno della Memoria, seduta solenne in consiglio

Tra i premiati del concorso per le scuole, anche uno studente di Camogli

Giorno della Memoria, seduta solenne in consiglio
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Oggi pomeriggio mercoledì 23 gennaio si è svolta la seduta solenne del consiglio regionale dedicata al Giorno della Memoria, per ricordare la Shoah e la persecuzione degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Alla cerimonia hanno assistito le massime autorità civili, militari e religiose.
Il presidente del consiglio regionale Alessandro Piana ha aperto la seduta portando i saluti di tutta l’assemblea legislativa e ha invitato consiglieri regionali, assessori e ospiti a osservare un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime dei campi di concentramento.

La premiazione dei vincitori del concorso: per il Levante ligure, anche uno studente di Camogli

 

Nella seconda parte della seduta si è svolta la premiazione degli studenti vincitori dell’undicesima edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”, indirizzato agli allievi degli istituti di scuola media superiore della Liguria e finanziato attraverso la legge 9 del 16 aprile 2004 del consiglio regionale. Il prossimo mese fra il 17 e il 21 febbraio i ragazzi visiteranno i campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Tra gli studenti vincitori della 12sima edizione del concorso "27 gennaio, Giorno della Memoria" per il Levante ligure c'è anche uno studente dell'Istituto Colombo di Camogli, Leonardo Eroico.

Il saluto del presidente del consiglio regionale

 

Il presidente Alessandro Piana ha aperto la Seduta solenne: «Onorare questi morti innocenti, ricordarne il cammino verso l’annientamento, disseminato da abusi, discriminazioni, violenze, diventa riflessione, risveglia le coscienze, rinsalda i princìpi del vivere civile. Sono convinto che approfondire la conoscenza della temperie culturale che sfociò in quella tragedia, ripercorrerne le tappe, indagarne le scelte, costituisca - ha aggiunto - un doveroso tributo di civiltà». Il presidente ha quindi ricordato i trattati internazionali che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sancirono la difesa dei diritti dell’uomo, tuttavia «l’orrore dell’Olocausto non è una lezione davvero acquisita e il razzismo, l’antisemitismo – ha avvertito - sono qualcosa di più di una minaccia strisciante. “Fare Memoria”, dunque, è necessario come antidoto all’odio razziale, all’imperversare di ogni fondamentalismo e di qualsiasi discriminazione ed è importante soprattutto per i più giovani in un’epoca in cui la rapida evoluzione del quotidiano ci allontana da un passato che la coscienza collettiva percepisce come assai più remoto». Sono questi gli obbiettivi – ha spiegato - che hanno spinto l’assemblea ha accompagnare gli studenti nei luoghi dello sterminio, «un’esperienza formativa impareggiabile».

La testimonianza di Roberto Jarach

Roberto Jarach ha ricostruito il percorso normativo che portò alla promulgazione delle leggi razziali in Italia e alle misure conseguenti sottolineando, però anche il lungo cammino per l’abolizione completa di quel complesso quadro normativo. «La singolarità dei fatti non deve impedire l’universalità della lezione che dobbiamo trarne» ha aggiunto ricordando anche altre tragedie come la persecuzione degli italiani in Istria e Dalmazia e le vittime del terrorismo. Jarach ha sottolineato, in questo senso, il ruolo fondamentale della scuola: «Il monito a non ripetere gli errori del passato non nasce dalle fredde celebrazioni, ma da spunti di studio e di approfondimento e la memoria è uno strumento formativo che deve essere inserito in un percorso didattico e contestualizzato». Secondo il relatore, infatti, «è importante conoscere le circostanze storiche in cui si sono verificati i fatti per sviluppare gli anticorpi per la crescita della democrazia». Jarach ha sottolineato l’esistenza di nuove spinte discriminatorie su cui «le istituzioni italiane continuano a dimostrare attenzione e esercitano vigilanza, ma auspico che un giorno non si debba più avere bisogno di questa protezione». Tuttavia, per raggiungere questo obbiettivo, «bisogna instillare nei ragazzi il rispetto reciproco e nel futuro – ha aggiunto - si può vivere senza pregiudizi solo con un’adeguata formazione scolastica».

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