la controversia

I numeri a casaccio sui Martiri della Foibe che danneggiano un "Ricordo" sacrosanto

La Lega: "Infoibati decine di migliaia di concittadini", ma le verità storiche sono altre. E altrettanto drammatiche

I numeri a casaccio sui Martiri della Foibe che danneggiano un "Ricordo" sacrosanto
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Ieri sera anche i Giovani della Lega del Tigullio e dalla sezione di Chiavari della Lega hanno commemorato, sul lungomare di Chiavari intitolato agli Esuli Italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia, i Martiri delle Foibe. Sono stati deposti dei fiori in loro memoria. A darne notizia sono gli stessi esponenti leghisti attraverso una nota stampa rispetto alla quale vanno fatte alcune precisazioni storiche, su na tragedia enorme che da decenni viene occultata alla memoria collettiva, per evidenti ragioni politiche. Ora da destra si perpetua lo stesso errore, brandendo il dramma di un popolo per fini esclusivamente politici e diffondendo numeri a caso.

Lo studioso Franzinetti: "Nelle foibe una piccola parte, la maggioranza uccisa nei campi di concentramento"

"Tra il 1945 e il 1947, decine di migliaia di nostri concittadini trovarono tragicamente la morte nelle cavità dell’altopiano del Carso" si legge nel comunicato leghista. Ed è una forzatura che non giova alla verità. La verità ricostruita in un recente (è del 2016)  e monumentale lavoro di ricerca dal professor Guido Franzinetti, docente di Storia dei territori europei del Piemonte Orientale, chiarisce bene la portata di quella tragedia, che costò la vita a migliaia di italiani.

"Nelle foibe morì una piccola parte di italiani. La maggioranza fu uccisa nei campi di concentramento in Jugoslavia"

Secondo il docente piemontese, autore di  “Foibe. Una storia d’Italia”, edito da Einaudi e scritto insieme allo storico sloveno  Jože Pirjevec, le stime più alte delle vittime sono nell’ordine di diverse migliaia (non decine di migliaia, ma comunque un numero enorme), e una minima parte di queste furono "infoibate". La maggior parte morirono nei campi di concentramento del regime comunista di Tito.

"Con l’occupazione jugoslava di Pola, Gorizia e Trieste, nel maggio del ’45 - scrive il professor Franzinetti - furono deportate circa 3.400 persone di varia etnia, secondo le stime degli angloamericani. Di queste, più di un migliaio perse la vita in esecuzioni, ma anche in prigioni jugoslave e in campi di concentramento. Si aggiungano le vittime, perlopiù italiane, delle zone multilingue della Dalmazia, dell’Istria, di Fiume e delle isole del Quarnero: forse 700 o 800 persone, finite soprattutto nelle prigioni di Kočevje, da dove poi venivano fatte sparire. Tra loro non c’erano solo fascisti, ma anche gente comune e antifascisti, colpevoli di essere contrari all’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia".

Gli esuli stimati fra i 200 e i 350mila

Centinaia di migliaia furono invece gli esuli, valutati tra un minimo di 200mila e un massimo di 350mila, comunque un numero enorme tenuto conto delle dimensioni di un’area piccola come quella istriana. "Tra questi c'era anche chi ha colto l’occasione per andarsene via dalla Jugoslavia comunista" sottolinea lo studioso.

Il regime di Tito - raccontano Franzinetti e Pirjevec nel loro libro - si accanì anche su tedeschi, ungheresi e indigeni. Le vittime tedesche furono forse più numerose di quelle italiane: 200mila gli esuli tedeschi o i deportati nel 1944, di cui 69mila  trucidati perché accusati di  collaborazionismo con i nazisti durante l’occupazione di Wehrmacht e SS. "Stessa sorte per alcune minoranze ungheresi - sostiene Franzinetti - Ma l’epurazione più tremenda l’hanno vissuta gli indigeni, soprattutto i borghesi ostili al nuovo regime".

Fadda (Commissario Lega Giovani Tigullio): "Circa 15mila vennero infoibati"

Nicholas Fadda, commissario Lega Giovani Tigullio, nel suo comunicato aggiunge: "Oggi siamo qui a commemorare i Martiri delle Foibe e le vittime dell'esodo giuliano-dalmata, si tratta di una tragedia e di un grande crimine avvenuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
In quei giorni 350 mila nostri connazionali vennero espulsi dalle loro terre storiche e circa 15 mila vennero infoibati, ovvero vennero assassinati e poi gettati nelle cavità carsiche. La verità non può essere infoibata, noi non scordiamo!".

Il giovane Fadda ribadisce numeri errati che creano confusione e non fanno che danneggiare una campagna di sensibilizzazone su martiri ed esuli giuliano-dalmati sacrosanta, che meriterebbe di essere approfondita e studiata. Altrimenti resta solo un elemento di propaganda politica da contrapporre a un'altra tragedia dell'umanità (purtroppo di proporzioni enormi) o alle esecuzioni naziste e fasciste di civile e partigiani durante l'occupazione.

Andrea Moggio

Recco - "Giorno del Ricordo", la città non dimentica 

Anche Recco ha reso omaggio alle vittime delle Foibe e dell'esodo Giuliano Dalmata con una diretta streaming sul profilo Facebook della Città. "La commemorazione - si legge in una nota del comune - è stata aperta dal sindaco Carlo Gandolfo, seguito dall'intervento dell'assessore alla pubblica istruzione Davide Manerba. Il professor Claudio Eva, vice presidente Comitato Provinciale della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Genova, ha ripercorso le vicende che costarono la vita a tanti italiani e causarono l'esilio di intere famiglie. Nel corso della diretta il sindaco Gandolfo ha salutato Alessandro Pellegrini, storico recchese ed esule fiumano, assente alla commemorazione per motivi di salute.  Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, in memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e del dramma dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati".
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