INTERVISTA ALLO SPECIALISTA

“Immunità di gregge a fine estate” la parola allo specialista Marco Mela

"Chi fa il vaccino anticovid avrà anticorpi contro qualsiasi virus sulla cui superficie si trova la proteina Spike per tutta la vita"

“Immunità di gregge a fine estate” la parola allo specialista Marco Mela
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Intervista allo specialista in Igiene e Malattie Infettive Marco Mela

Per capire come agiscono i vaccini e conoscere meglio cosa esattamente viene somministrato La Riviera ha intervistato un paio di settimane fa  il dottore Marco Mela, medico specialista in Igiene e in Malattie Infettive, direttore dal 2013 di Igiene Pubblica dell’Asl 1 Imperiese. Ecco l’intervista integrale.

Come agiscono i tre vaccini che attualmente vengono somministrati (Pfizer, Moderna e Astazeneca)?
«Abbiamo tre vaccini con due tipologie differenti. Iniziamo col dire che nessuno dei vaccini è costituito dal virus intero. La prima tipologia (Pfizer e Moderna) sono quelli costituiti dall’mRNA (Rna messaggero). Si tratta di una copia del gene del virus che trasporta l’informazione per la produzione della proteina Spike del virus. Iniettato intramuscolo (nel braccio) nel nostro organismo l’mRna entra nelle nostre cellule e fa produrre proteina Spike. A questo punto il nostro organismo inizia a produrre anticorpi contro la stessa proteina. In questo modo, se veniamo a contatto con il virus gli anticorpi prodotti lo neutralizzano distruggendolo. Rispetto ai vaccini di Pfizer e Moderna, quello della ditta AstraZeneca sfrutta un approccio diverso per indurre la risposta immunitaria dell’organismo verso la proteina spike. In particolare, si tratta di un vaccino a vettore virale che utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, come vettore per fornire le istruzioni per produrre la proteina Spike del Covid19 e di conseguenza gli anticorpi come nel caso degli altri due vaccini. In conclusione Pfizer e Moderna contengono la copia del gene e Astrazeneca contiene il gene stesso».

Per quanto tempo saremo dunque immuni alla proteina Spike?
«Il bello dell’immunologia è che quando il nostro fisico inizia a creare anticorpi, poi li produce tutta la vita. Dunque chi fa il vaccino anticovid avrà anticorpi contro qualsiasi virus sulla cui superficie si trova la proteina Spike per per il resto della propria vita».
Per quale motivo i vaccini Pfizer e Moderna possono essere somministrati anche a persone anziane e quello di Astrazeneca solo agli under 55?
«Tutto dipende unicamente dagli studi di sperimentazione che vengono fatti e dal campione di persone che vengono testate. Per mettere in commercio un vaccino vengono fatti studi su 40-50mila persone. Bisogna vedere le persone arruolate per i test, se tra i 50mila volontari ci sono persone tra i 16 e i 100 anni come Pfizer, ad esempio, possiamo somministrarlo in quel range di età. Moderna, dai 18 anni in su e Astrazeneca, per ora, ha condotto test a persone tra i 18 e 55 anni. Per questo motivo, in questo momento iniziale, possiamo solo somministrarlo agli under 55.
L’Astrazeneca, però, ha già avviato una seconda fase di studi alzando l’età dei volontari a 65 anni quindi è plausibile che a breve si possa alzare l’età massima di somministrazione ai 65 anni. Stesso discorso per la Pfizer che sta conducendo studi per abbassare l’età minima da 16 a 12 anni. Mano a mano che gli studi di sperimentazione vanno avanti si amplia la fascia di età di somministrazione.

Quindi presto anche i bambini potranno essere vaccinati?
«Io spero che gli studi proseguano per poter ampliare la fascia di età di somministrazione anche fino all’infanzia. È vero che i bambini se contraggono la malattia non la sviluppano in maniera grave però si contagiano come gli adulti se non di più. Se vogliamo bloccare la circolazione del virus dovremmo poi pensare di vaccinare anche le persone più giovani. Per farlo dobbiamo però aspettare che gli studi di sperimentazione diano l’ok all’abbassamento dell’età minima».

Dopo quanto tempo dal vaccino si è immuni al coronavirus?
«Dopo la seconda dose del vaccino Pfizer si è immuni nel giro di una settimana. Per quanto riguarda Astrazeneca, invece, si ha già una protezione tre settimane dopo la prima somministrazione e dopo la seconda diventa permanente».

I vaccini offrono la protezione anche dalle varianti del virus che stanno iniziando a circolare in Liguria?
«La proteina Spike della variante inglese (presente anche in Liguria) è simile all’altra per cui gli anticorpi prodotti dal vaccino proteggono anche in questo caso. Per la variante sudafricana sappiamo già per certo che il vaccino Pfizer è efficace, non ci sono ancora studi sufficienti per l’Astrazeneca. Sulla variante brasiliana, invece non ci sono studi. Se il virus non cambia, l’efficacia del vaccino è permanente, quando si iniziano a produrre anticorpi si è protetti a lungo termine. Il problema è quando il virus muta, i questo caso gli anticorpi che produciamo non ci proteggono più».

Cosa rende la variante inglese “più contagiosa”?
«È più contagiosa perché ha reso il virus con un’affinità maggiore per i nostri recettori cellulari. In pratica il virus entra nella cellula legandosi a dei recettori sulla membrana cellulare. La variante inglese ha reso il virus ancora più compatibile e complementare ai nostri recettori. Quindi entra meglio nelle cellule ospite».

Era prevedibile una mutazione del virus?
«Mentre i virus a Dna non cambiano, quelli Rna hanno moltissime mutazioni come ad esempio quello dell’influenza. Quindi anche il coronavirus tende a cambiare. Per questo motivo è importante la rapidità di questa campagna vaccinale per cercare di far sparire il virus prima che compaia una mutazione non più sensibile agli anticorpi prodotti da questi vaccini. E’ una corsa contro il tempo. Noi siamo pronti ma dipende dalle quantità di dosi che ci vengono fornite».

Ci sono allergie per le quali è sconsigliata la somministrazione?
«Questi vaccini non contengono antibiotici, non contengono conservanti infatti sono molto fragili e non contengono ne nichel ne mercurio. A parte le componenti del vaccino l’unica sostanza è polietileneglicolo che è uno stabilizzante. Quindi chiunque abbia allergie ad antibiotici, punture di insetti o alimenti (che sono le più diffuse) può stare tranquillo».

Quando raggiungeremo la cosiddetta “immunità di gregge” in provincia di Imperia?
«Immunità di gregge vorrebbe dire, su 220mila abitanti della provincia, vaccinarne 150mila. Con due dosi sarebbero 300mila vaccini. Con i ritmi attuali di 300/400 al giorno ci vorrebbero due anni. Secondo le ultime informazioni che ci sono state date sembra che da marzo si possa salire a 1500 dosi al giorno. Così facendo dovremmo arrivare all’immunità di gregge a fine estate».

Secondo i primi risultati di uno studio condotto in Israele potrebbe bastare una sola dose di Pfizer a chi ha già avuto il virus…
«Non è ancora una comunicazione ufficiale perché chi ha avuto la malattia è vero che ha una protezione immunitaria ma non si sa per quanto duri. Finora su questo studio non ci sono comunicazioni ufficiali dell’Aifa. Quindi oggi, la raccomandazione a chi ha contratto il virus è quella di fare due dosi per essere sicuri di essere protetti poi tutta la vita. Per adesso l’unica raccomandazione che abbiamo ricevuto, in merito a chi ha avuto la malattia negli ultimi mesi, è quella di ritardare un po’ con la vaccinazione avendo la certezza che per un periodo di circa 3-4 mesi dopo la malattia si è immuni».

Anticorpi monoclonali, un tema molto discusso in queste ultime settimane. Di cosa si tratta e come possono essere impiegati?
«Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi neutralizzanti contro la proteina Spike. A differenza degli anticorpi che il nostro organismo produce dopo la vaccinazione e che restano nel nostro sangue per sempre, quelli monoclonali sono creati in laboratorio e durano uno, massimo, due mesi. Il problema in questo caso è che gli anticorpi monoclonali funzionano molto bene se riescono a bloccare il virus quando sta entrando nell’organismo. Se il virus è già entrato nelle cellule, e purtroppo il coronavirus si manifesta dopo diversi giorni dal contagio, gli anticorpi monoclonali non funzionano più».

Vuole lanciare un appello nei confronti di chi è scettico nei confronti del vaccino anticovid
«Gli studi di sperimentazione del vaccino non sono stati affrettati, assolutamente. Sono semplicemente stati condotti in tempi minori rispetto al passato perché sono stati stanziati molti più fondi per la sperimentazione. Grazie ai grandi stanziamenti sono state coinvolte moltissime persone contemporaneamente raggiungendo più in fretta il campione significativo necessario (50-60mila persone) per l’approvazione. Non è stata saltata nessuna fase della sperimentazione anzi, sono stati seguiti tutti i criteri e tutti i canoni. Nessuna frettolosità nella sperimentazione clinica ma piuttosto una rapidità grazie appunto agli stanziamenti ricevuti. Il vaccino io l’ho fatto subito. Purtroppo con le malattie infettive si hanno solo due soluzioni: o si ha un farmaco per distruggere il batterio oppure, se non si ha una medicina, l’unica possibilità è quella di prevenirla, ossia avere nel sangue gli anticorpi necessari per non farci ammalare e che il vaccino ci fornisce. Non c’è una terza strada. Nel caso del coronavirus il farmaco non c’è (ancora) quindi l’unico modo per tornare alla vita normale è la vaccinazione».

Samirah Muran

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