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Incendio doloso a Villa Oneto, arrestato agente immobiliare di 47 anni

Tutti i dettagli dell’operazione, denominata “Flashover” che ha permesso di smascherare una truffa assicurativa di oltre 600.000 euro

Incendio doloso a Villa Oneto, arrestato agente immobiliare di 47 anni
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I Carabinieri della Compagnia di Sestri Levante, nell’ambito dell’operazione, denominata “Flashover”, martedì 26 aprile scorso hanno dato esecuzione all'ordinanza applicativa della misura cautelare personale dell'obbligo di dimora, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova, nei confronti di un agente immobiliare di 47 anni, originario di Genova, operante nel Tigullio, considerato dagli inquirenti la mente di una truffa assicurativa ammontante ad oltre 600.000 euro, nonché uno dei mandanti dell’incendio doloso risalente all’01 luglio 2020, che distrusse una palazzina residenziale di tre piani sita a “Villa Oneto”, una località del Comune di San Colombano Certenoli.

Le indagini

Gli stessi militari il 20 luglio 2021, dopo un anno di indagini serrate, avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre uomini: un manovale 48enne di origini calabresi e due fratelli residenti nel Tigullio, rispettivamente di 43 e di 29 anni, tutti ritenuti a vario titolo gravemente indiziati della pianificazione e dell’esecuzione del predetto incendio.

Le fiamme, che si erano sviluppate poco prima di mezzogiorno, in brevissimo tempo avevano completamente divorato tre appartamenti dell’immobile, provocando il crollo totale dei solai e del tetto. Il disastro aveva destato grande preoccupazione tra la popolazione della piccola frazione, dal momento che parte dello stabile in quel periodo era abitato e solamente per circostanze fortuite non si erano registrate vittime o feriti.

Le opere di spegnimento, a causa delle dimensioni dell’incendio, favorite dalla presenza di strutture in legno che avevano agevolato la propagazione delle fiamme, si erano protratte fino a tarda sera e avevano visto coinvolte numerose squadre dei Vigili del Fuoco di Chiavari e Rapallo.

Natura dolosa

Inizialmente la causa dell’incendio era stata ricondotta ad un innesco di natura accidentale. Ma le indagini condotte dai militari e coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Genova dott.ssa Gabriella Dotto, ne avevano acclarato la natura dolosa. Infatti, un sopralluogo eseguito dai Carabinieri di Sestri Levante, in collaborazione con la squadra di polizia giudiziaria dei Vigili del Fuoco di Genova, aveva permesso di rivelare la presenza di sostanze acceleranti nel punto di origine.

La successiva attività investigativa, seppur resa complessa dai numerosi stratagemmi posti in essere dagli indagati al fine di non essere rintracciati e confondere le tracce, aveva consentito di ricostruire le fasi della condotta delittuosa che aveva preso le mosse da un sopralluogo preliminare, effettuato agli autori del reato il pomeriggio precedente a quello dell’incendio e finalizzato a studiare la posizione e le caratteristiche dell’immobile.

L'arresto

Ma, dopo l’arresto dei tre esecutori materiali del rogo, le indagini volte a stabilire il movente dell’incendio non si erano arrestate. Gli uomini dell’Arma avevano accertato che lo stabile era assicurato con una nota compagnia di assicurazioni. Nei mesi antecedenti l’incendio, inoltre, l’edificio era stato oggetto di lavori di ristrutturazione dai contorni anomali, per questa ragione finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. Da qui il sospetto che l’incendio doloso potesse nascondere una frode assicurativa.

I carabinieri del Nucleo Operativo della Sestri Levante hanno seguito questa pista investigativa, che li ha condotti nello scorso autunno fino a un imprenditore edile di Chiavari, titolare dell’impresa che nel mese di settembre 2020 aveva stipulato con la società proprietaria dell’immobile di Villa Oneto un contratto per la ricostruzione dell’edificio distrutto dalle fiamme.

Incendio su commissione

Gli elementi raccolti dagli inquirenti avevano permesso di stabilire che l’incendio era stato commissionato dall’imprenditore ai due fratelli arrestati nel mese di luglio scorso, con la fondamentale intermediazione del manovale di origini calabresi, anch’egli arrestato a luglio, allo scopo di conseguire un beneficio economico dall’ottenimento dell’appalto per i lavori di ricostruzione post-incendio. Lavori che sono stati poi effettivamente commissionati a una ditta di costruzioni collegata alla famiglia dell’imprenditore arrestato il 6 novembre scorso. Le indagini avevano infatti acclarato che l’ingente ristoro assicurativo, quantificato in circa € 600.000 (seicentomila) che la società di assicurazioni avrebbe dovuto elargire alla società proprietà dell’immobile, sarebbe stato utilizzato per finanziare la ristrutturazione dell’immobile “post incendio”.

Invece la riqualificazione “ante incendio” era stata appaltata a un’altra società, sempre in qualche modo riconducibile allo stesso imprenditore calabrese. Tuttavia pare che i risultati di quella prima ristrutturazione fossero viziati da gravi errori. Forse da qui la decisione di “sanarli”, distruggendo tutto per poi ricostruire sulla solida base del risarcimento che sarebbe stato elargito dall’assicurazione.

L'accusa

Ma dopo l’arresto dell’imprenditore, l’attività investigativa di Procura e Carabinieri non si è arrestata. I militari hanno scalato un altro gradino di questa piramide, fino a raggiungere quella che ritengono essere la vera mente di tutto il piano: un agente immobiliare di 47 anni, operante nel Tigullio, che si è accertato essere l’amministratore di fatto della società proprietaria dell’immobile dato alle fiamme, nonché il materiale sottoscrittore della polizza assicurativa. I 600.000 euro elargiti dall’assicurazione sarebbero spettati proprio a detta società, che avrebbe potuto scegliere come impiegarli: se utilizzarli per la ristrutturazione o incamerarli. Secondo gli investigatori, sarebbe stato proprio l’agente immobiliare, insieme all’imprenditore arrestato, a trarre i maggiori benefici economici da questa operazione fraudolenta.

I gravi indizi di colpevolezza raccolti, uniti al rischio di inquinamento del quadro probatorio, oltreché a quello della reiterazione del reato, hanno indotto il Giudice per le Indagini Preliminari ad emettere a carico dell’agente immobiliare l’ordinanza applicativa dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, con divieto di uscire dalle 19,00 alle 07.00, eseguita dai carabinieri del Nucleo Operativo di Sestri Levante

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