CHIAVARI

Indagine morte Nada Cella, nuovi reperti da esaminare: slittano ancora i risultati

Tra questi, tracce di sangue e capelli

Indagine morte Nada Cella, nuovi reperti da esaminare: slittano ancora i risultati
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Nuovi reperti da esaminare, tra questi tracce di sangue e capelli: si allungano ancora i tempi dell'indagine sulla morte di Nada Cella, la segretaria uccisa a 24 anni il 6 maggio 1996 a Chiavari, in via Marsala, nell'ufficio del commercialista Marco Soracco. E' quanto emerso in queste ore, nell'ambito dell'indagine riaperta 26 anni dopo.

Per la perizia finale bisognerà ancora aspettare

Al genetista Emiliano Giardina, incaricato a cercare il dna del killer, servirà dunque altro tempo per consegnare la perizia finale: sono stati infatti consegnati nuovi reperti da analizzare, si tratterebbe di tracce di sangue e capelli. Fino ad oggi è stata accertata la presenza di materiale genetico femminile tra i reperti.

Il caso è stato riaperto un anno e mezzo fa dalla Procura di Genova, grazie alle intuizioni e alle scoperte della criminologa Antonella Pesce Delfino che ha ristudiato tutte le carte del processo.

Nel nuovo fascicolo l'unica indagata per omicidio al momento risulta Annalucia Cecere, ex insegnante di 53 anni, oggi residente in Piemonte. Negli scorsi mesi è stato analizzato lo scooter dell'indagata, conservato per 25 anni, in cerca di possibili elementi utili.

Delfino: analisi scrupolose

«In questa indagine nulla sarà trascurato: le posso assicurare che il lavoro degli inquirenti sarà a 360 gradi, a questo giro non verrà dimenticato nulla».

A dichiararlo più volte in questi mesi  la criminologa Antonella Pesce Delfino che ha fatto riaprire l’indagine sulla morte di Nada Cella. 26 anni anni dopo, tutto è rianalizzato.

«Il mio compito con la riapertura del caso e le piste indicate sarebbe finito lì, ma ovvio che sento questa indagine un po’ anche mia. E spero, una volta per tutte, che venga fatta giustizia. Per Nada, per la mamma Silvana, per tutta la famiglia. Chi sta portando avanti l’indagine sta lavorando giorno e notte».

Tra gli aspetti che oggi fanno più clamore, c’è senza dubbio quella delle analisi del dna su alcuni reperti che sono stati totalmente trascurati: ma ai tempi si potevano fare quelle analisi?

«Sì, ma erano meno accurate di oggi. Di sicuro con gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione, si può analizzare tutto nel dettaglio».

Appelli nel tempo: chi sa, parli

Nada Cella aveva 24 anni e venne uccisa la mattina del 6 maggio del 1996 in un appartamento di via Marsala a Chiavari, dove aveva lo studio il commercialista Soracco che venne indagato e poi prosciolto. La giovane donna venne colpita alla testa con un oggetto pesante che non è stato mai ritrovato.

Svariati gli appelli in questi anni per cercare nuovi possibili testimoni, tra gli ultimi quello del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che ha anche lanciato un appello all’assassino (o assassina) della donna:

«Sarebbe necessario, umano e utile che si costituisse chi ha ucciso Nada, sarebbe un riconoscimento di responsabilità e di riparazione per il dolore che i parenti della vittima hanno affrontato in questo periodo».

E ancora:

«Non abbiamo dimenticato Nada Cella, una persona morta tra l’altro sul luogo di lavoro. Non è stato un infortunio sul lavoro, ma è stata uccisa mentre lavorava».

Ancora, quello dell'assessore comunale Gianluca Ratto:

«Ci sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Oggi è uno di quei momenti. (....) Oggi è arrivato il momento di parlare. Troppi silenzi, troppi misteri, troppa fretta di chiudere il caso. È arrivato il momento per chi è a conoscenza di qualcosa di alzarsi presto la mattina, di guardarsi allo specchio e poi di uscire di casa direzione Giustizia e di raccontare tutto ma proprio tutto e di liberarsi finalmente di un peso che soffoca il respiro».

Una cosa è sicura. Sono passati 26 anni e sua mamma non sa ancora perché sua figlia è morta:

«Questi 25 anni sono stati per me un ergastolo. Speriamo che sia la volta buona, che qualcuno parli e dica la verità. Solo quello voglio sapere».

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