La testimonianza

"Io, di ritorno da Cuba con sessanta medici eroi"

La lavagnese Giuditta Nelli racconta la sua esperienza

"Io, di ritorno da Cuba con sessanta medici eroi"
Pubblicato:

"Una bomba emotiva": così Giuditta Nelli, lavagnese, project manager press Arci Liguria, descrive il suo incontro con i medici cubani che, diretti verso Bergamo e Crema, sabato 21 marzo si sono imbarcati con lei sul volo Alitalia per Fiumicino.

La testimonianza

Il suo rientro a Lavagna non è stato di certo uno dei più semplici – anzi, una vera e propria odissea - ma l'immagine di quel gruppo di volontari le ha dato speranza.

"Ho visto 60 dottori, ho visto un Paese, che amo, piccolo e che soffre tanto ogni giorno e che, però, non tradisce mai il proprio essere solidale e presente, nelle emergenze" racconta.

"Ho visto un senso profondo dell'essere umani, e mi sono scese le lacrime a me, italiana, che non posso che dire Grazie. E una lacrimuccia è scesa pure allo stewart cubano, che con fierezza mi ha ricordato quante cose Cuba faccia nel mondo. Ecco, in quel momento, siamo stati felici".

Giuditta conosce bene Cuba, la prima volta c'è andata nel 2013, poi per lavoro sempre più frequentemente, intrecciando non solo rapporti professionali, ma soprattutto umani. L'ultimo viaggio è stato il 3 marzo, destinazione Santa Fé, L’Avana:

"Una partenza strana, qui in Italia si parlava già di coronavirus, ma non era ancora esplosa pienamente l'emergenza: mi sono resa conto di tutto solo una volta in aereo, una “bomba ad orologeria” con 140 persone vicine provenienti da ogni parte del mondo...".

Il 19 marzo si diffonde la notizia che a Cuba ci sarebbero tre casi sospetti: è solo l'inizio di un incubo.

"Oltre ad avere preoccupazione per le mie persone care in Italia, mi sono ritrovata sull'isola con una mascherina realizzata dalla vicina, a vivere uno dei classici accaparramenti più frequenti a Cuba, correndo a recuperare carne, detergente, pollo, quel poco che c’era in aiuto della mia amica asmatica e incinta che ha dovuto blindarsi in casa: la normale mancanza di tutto, qui, combinata con la paura della ovvia crisi del Venezuela che non potrà aiutare per un po’, la mancanza di tutto, il solito terrore delle pressioni USA, la mancanza di tutto e l’ansia per la malattia, hanno prontamente scatenato un piccolo inferno".

Tre giorni dopo, il suo volo è confermato:

"Le ultime ore prima della “despedida” dalla famiglia sono state tostissime, di grande confusione emotiva, di tristezza e anche di agitazione per il viaggio".

Mentre a Cuba intanto i casi sono aumentati esponenzialmente come dimostra il sito del Ministero (57 positivi nella mattina del 26 marzo), lunedì 23 marzo Giuditta è riuscita finalmente ad arrivare in Italia, usando ogni mezzo che ha trovato disponibile: taxi, aereo, treno.

"È stata lunghissima, ma ce l’ho fatta: sono finalmente arrivata alla mia quarantena, dove martedì 24 ho trascorso il primo giorno di permanenza domiciliare con isolamento fiduciario. Effettivamente, sono la prima ad essere preoccupata di quelle 11 ore trascorse in aereo, come all'andata pieno di essere umani. Ricorderò l’emozione della porta di casa dei miei cugini, che si apre davanti a me, a Roma: hanno scelto di ospitarmi, lasciandomi la loro camera, facendomi compagnia a cena mangiando in salotto davanti alla mia porta, fortunatamente riuscendo a rispettare tutte le norme di tutela contro il contagio. Senza di loro non avrei saputo dove passare la notte, lasciata a Fiumicino e con gli hotel chiusi. Dico spesso di avere famiglie in giro per il mondo: questa è la Mia. Ricorderò gli amici che hanno partecipato alle varie fasi, alle varie crisi e hanno fatto carte false per aiutarmi. Ricorderò l’angoscia dell’esposizione al virus per così tanto tempo. Ma, finché avrò nelle orecchie gli applausi ai medici in partenza e sentirò gioia nello scrivere di questa esperienza, penserò: tutto andrà bene. Voyager c’est vivre".

Giuditta tiene anche un interessante blog: il link è https://giudittapills.tumblr.com/

Seguici sui nostri canali