Italia Nostra : "No all’ampliamento dell’impianto di maricoltura"
L'associazione del Tigullio ribadisce l’inadeguatezza della localizzazione di Aqua

La sezione Tigullio di Italia Nostra esprime la propria condivisione con la decisione del sindaco Gian Alberto Mangiante, peraltro ancora risalente a novembre scorso, di non concedere un ampliamento all’impianto di maricoltura presente nel mare antistante Lavagna.
"Questo tipo di attività economica coinvolge aspetti delicati sotto diversi profili che non sono stati adeguatamente tenuti in considerazione ai tempi della prima concessione nel 2000 e poi nemmeno negli anni successivi, durante i quali si è assistito a un progressivo ampliamento dell’impianto e a un aumento considerevole della sua capacità produttiva – dichiara l’associazione – se da un lato, dal punto di vista paesaggistico, Italia Nostra ribadisce l’inadeguatezza della localizzazione di un impianto di maricoltura nel bel mezzo del Golfo del Tigullio, in un’area che vive dell’attrattiva turistica, dall’altro permangono forti perplessità relativamente all’impatto ambientale di un allevamento la cui mole di produzione con 16 gabbie, secondo una stima di qualche anno fa di Aqua stessa, sarebbe stata di 360 tonnellate di pesce per anno. Né paiono trascurabili considerazioni che riguardino la conciliabilità dell’impianto con la frequenza e la violenza delle mareggiate che caratterizzano quel tratto di costa, o altre inerenti alla sicurezza della navigazione. Come è noto – conclude Italia Nostra - le vere opportunità economiche sono solo quelle sostenibili nel tempo. Auspichiamo che le scelte della Regione e del competente Ministero si orientino con decisione nell’unica direzione possibile: quella che coniuga la valorizzazione delle attrattive del territorio a una loro reale e piena tutela".
L’impianto di maricoltura, da diversi anni, è considerato un fiore all’occhiello del tessuto economico di Lavagna. Aqua è stata la prima società del nord Italia a svolgere integralmente il proprio ciclo di produzione in mare aperto. L’allevamento di orate e branzini è iniziato nel 2000: attualmente l’impianto dispone di 16 vasche, collocate in fondali profondi fino a 50 metri, e dà lavoro a 18 persone. I primi prodotti sono stati disponibili sul mercato a partire dal 2002.