La storia

L’inferno di Alberto Colman al CHPG di Montecarlo

Il rapallese, ex voce della Radio Porticciolo anni ‘70, racconta la sua esperienza con il virus

L’inferno di Alberto Colman al CHPG di Montecarlo
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"Ormai è finita e mi sono lasciato alle spalle questa bruttissima storia".

Alberto Colman, rapallese di origine, monegasco di adozione, ha scelto la sua pagina facebook per dare il lieto annuncio ai tanti amici che da tempo non avevano più sue notizie. Lo ha fatto martedì scorso, togliendosi finalmente la mascherina dal volto, nel suo ultimo giorno di ricovero al Centre Hospitalier Princesse Grace, dopo aver contratto il Covid-19.

"Purtroppo fino a quando non ci sei dentro non puoi sapere quanto ti passi vicino la morte. Ve lo raccontano, vedete i morti, vedete le bare, ma vi assicuro che ci sono momenti in cui la disperazione non è nulla a confronto".

Un video appello tanto accorato quanto feroce nei confronti di quanti (ancora troppi - ndr) continuano a ignorare senza alcun rispetto per gli altri le disposizioni di confinamento della popolazione. Il suo messaggio tuona come un macigno, e nulla ha a che vedere con la brillante ironia di quando negli anni ‘70 intratteneva gli ascoltatori di Radio Porticciolo, di Rapallo, sul palco delle Clarisse insieme alla Compagnia di Mario Forella o nelle sue molteplici apparizioni televisive in programmi come Drive In, Castrocaro, Miss Teenager, Miss Muretto e Il più bello d'Italia. Quell’ironia l’ha accantonata completamente, per far spazio a una più tagliente ed incisiva invettiva da cronaca di guerra:

"Vi dico solo una cosa, rimanete a casa, rimanete isolati. Non si sa chi ce l’ha, non si sa da dove sparano i cecchini. E quando sparano non è detto che la pallottola arrivi a voi: può rimbalzare e andare addosso a qualcuno che vi è vicino. Non pensate di essere immuni, non lo siete".

Gli epiteti che lancia nel corso della sua testimonianza sono difficilmente riportabili sulle colonne di un giornale, ma il messaggio arriva forte e chiaro:

"Uscite di casa solo per andare a comperare. Tutti quelli che girano per andare in bicicletta o a fare jogging sono la feccia dell’umanità. Ve lo dico col cuore aperto".

"Tornato a casa dovrò stare confinato altre due settimane, perché non si sa cosa può accadere dopo due o tre giorni, se la pallottola mi rimbalza e va a finire su un altro o se ancora mi si infila nella spalla e mi reinfetta di nuovo. Non c’è letteratura medica, non c’è adeguata conoscenza. Quindi rimanete a casa".

Colman non si nasconde e racconta senza mezzi termini la sua esperienza, perché possa essere da monito a tutti:

"Ho passato i peggiori due giorni della mia vita - dice trattenendo a stento la commozione - Rimanete a casa perché fino a che non si individuerà il modo migliore per evitare il virus, è l’unica cosa da fare".

"Non potete immaginare la sofferenza, la pena e la morte. Quando ad ogni respiro che si fa, si prega che ne arrivi un altro per continuare a ossigenare i polmoni. Neppure gli infermieri che sono qua e che quando possono ridono e scherzano tra loro riescono a immaginare la sofferenza che noi passiamo, non immaginano quanta morte ci vediamo passare vicino ad ogni respiro".

"Io ce l’ho fatta, ne sono uscito ed ora va tutto bene e sono contentissimo, ma voi ricordatevelo e state a casa! È l’unico modo!".

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