Chiavari

Lo strazio vissuto da Egizia, figlia a distanza

Un'altra tragica testimonianza del dramma che il virus ha causato all'interno del Torriglia di Chiavari: una vicenda su cui pesano molte ombre ed indaga la Procura

Lo strazio vissuto da Egizia, figlia a distanza

Una figlia distante 250 chilometri. Lei, Egizia Capra, abita a Torino. Sua madre, Carolina Tartari (89 anni), è ospite insieme al marito Giampaolo Baccanti, ex volontario Avis e di Teleradiopace (87 anni, deceduto l’8 maggio all’ospedale di Sestri Levante), della Casa di Riposo Torriglia.

La storia di Egizia

Lina e Giampaolo erano positivi al virus? «Entrambi, molto probabilmente, erano positivi al virus – dice Egizia -. Il 12 aprile scorso, dal responso del tampone nasofaringeo per Covid 19, mia madre era risultato “debolmente positiva”, mentre il tampone di Giampaolo è stato smarrito. Il 15 aprile sono state eseguite ad entrambi le analisi sierologiche,  risultate poi negative». Tra madre e figlia quotidianamente si susseguono aggiornamenti al telefono sulla situazione: «Nel periodo di Pasqua mia madre mi diceva che al Torriglia stavano morendo almeno 2/3 pazienti al giorno. Lei e Giampaolo erano sempre in camera insieme e stavano bene fino a quando hanno dovuto trasferirsi in un’altra stanza. Qualche giorno dopo, la situazione è iniziata a precipitare».

Giampaolo muore all’ospedale di Sestri «Con il trasferimento di stanza mia madre è andata giù di morale. Ho chiamato la direttrice Cecilia Gallo per avere spiegazioni e mi ha rassicurato. Una decina di giorni dopo sono tornati nella loro stanza, e ho iniziato a non sentire più al telefono mia madre». Tra fine aprile e i primi di maggio, ad informare la figlia sulla situazione è stato Giampaolo: «Ha detto di star bene mentre la mamma era sempre più giù, non mangiava, non dormiva, ed era terrorizzata dal trambusto per il trasloco. Domenica 3 maggio la dottoressa Gallo mi ha chiamato dicendomi che Giampaolo doveva fare una lastra ai polmoni». Lunedì 4, Giampaolo è stato trattenuto in ospedale e poi trasferito al Reparto di Pneumologia dell’ospedale di Sestri Levante. Mercoledì 6, informata dall’ospedale, c’è stato un nuovo trasferimento in terapia subintensiva per precauzione». Da lì, Egizia ha sentito in Giampaolo un appello di aiuto: «Forse voleva tornare dalla sua Lina. Non ho capito cosa chiedesse, ma sentivo un respiro sempre più corto. E l’8 maggio, in cinque giorni, è morto per un arresto cardiaco».

Le difficoltà nella situazione di emergenza «Non potevo, per ovvi motivi avendo anche un figlio disabile che necessita di assistenza, raggiungere mia madre. Ora sto con lei anche tutto il giorno al telefono per seguirla e tirarla su, e voglio portarla da me prima possibile, per curarla al meglio. Vivendo a Torino non posso sapere come sono andate le cose. Posso giustificare la confusione del momento ma pretendo chiarezza». Ironia della sorte, la coppia al Torriglia aveva donato 200mila euro.

Il Torriglia fra le RSA sotto inchiesta

Sei direttori delle Rsa della provincia di Genova sono indagati per reato di epidemia colposa. Tra questi anche il direttore sanitario della Residenza Protetta Torriglia, la dott.ssa Cecilia Gallo.

I sei direttori sanitari sono indagati nell’ambito dell’inchiesta per epidemia colposa aperta dalla Procura di Genova per i morti nelle Rsa della provincia. Si tratta dei direttori sanitari della Residenza Anni Azzurri Sacra Famiglia di Rivarolo, del Centro di riabilitazione, del Don Orione Paverano, della La Camandolina, della Residenza San Camillo e della Casa di Riposo di via Preli a Chiavari.

La mattina di giovedì 21 maggio, i carabinieri del Nas ed i militari della guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, hanno perquisito le strutture e acquisito materiale informatico e documentale relativo ai ricoveri dei degenti nelle strutture in cui, nel periodo tra febbraio e aprile, è stata registrata una mortalità di gran lunga superiore alla media delle annualità precedenti.

La Procura nelle scorse settimane aveva incaricato un pool di esperti, guidato dal professore Giancarlo Icardi, di elaborare i dati raccolti dai carabinieri del Nas sull’andamento della pandemia in Liguria, raffrontata con i dati dei decessi degli anni precedenti, e sul tasso di mortalità delle varie Rsa. L’indagine sta cercando di fare chiarezza sulla gestione dei ricoveri, se siano state seguite le linee guida dettate dal ministero, se i pazienti infetti siano stati isolati, se siano state create stanze dedicate solo a pazienti Covid, se vi sia stata una separazione del personale.

In alcuni casi, personale e familiari avevano denunciato che i dirigenti avevano proibito l’uso dei Dpi per non spaventare gli utenti. Sempre in alcuni casi, inoltre, in alcune strutture non era stata fatta una separazione dei reparti.

Dallo scorso sabato 9 maggio, in Procura sono stati ascoltati, come persone informate dei fatti, i primi tre dipendenti della casa di riposo di via Preli. Testimonianze che proseguiranno anche nelle prossime settimane e che si alterneranno con i lavoratori delle altre strutture genovesi, per verificare quanto denunciato negli esposti. Ad oggi, infine, riguardo la casa di riposo chiavarese, pare che non siano stati chiamati a testimoniare i dipendenti esterni alla struttura. Si tratta di una ventina di lavoratori della Cooperativa Tassano, gestore dei servizi di pulizia, e della Cooperativa Servizi Sanitari Tigullio, infermieri e operatori socio sanitari, che forniscono il servizio infermieristico e il servizio socio sanitario notturno. Ulteriori testimonianze che potrebbero rivelarsi decisive ai fini dell’inchiesta.

La situazione al Torriglia: almeno 22 i decessi sospetti

Tra il 1° aprile e il 21 maggio sarebbero 22 i pazienti deceduti per e con Covid 19 all’interno della casa di riposo; un ventitresimo ospite sarebbe deceduto qualche giorno prima, ma non è chiaro se avesse contratto il virus o no. Alla sera di mercoledì 20 maggio, nella residenza protetta si trovano, secondo i dati quotidiani forniti dal primo cittadino chiavarese Marco Di Capua, 46 ospiti. Di questi, 39 sono positivi (+2 rispetto alla settimana precedente), mentre 7 sono negativi. Discorso più difficile per quanto riguarda dipendenti interni ed esterni del Torriglia. Dei dipendenti interni, su circa una dozzina, 2 operatori sono attualmente positivi, con un guarito in più rispetto alla settimana precedente. Un numero solamente indicativo, per via del ricambio di personale avvenuto nelle ultime settimane. Molti dei dipendenti, nella prima metà di aprile, si erano messi in malattia, essendo diventati positivi; nel mentre l’arrivo della Protezione Civile e dell’Esercito all’interno della struttura, diventata area Covid, ha scongiurato i problemi sulla mancanza di personale che attualmente sono rientrati. Riguardo ai dipendenti esterni, su un totale di circa 20 persone, almeno tre sarebbero tuttora positivi: una persona, lavoratrice della Cooperativa Tassano, che ha in gestione i servizi di pulizia, e due della Cooperativa “Servizi Sanitari Tigullio”, che conterebbe in totale 5 operatori socio sanitari e 7 infermieri. La “Servizi Sanitari Tigullio” ha sede in via Millo, presso l’Istituto Assarotti, e fornisce nella casa di riposo di via Preli, il servizio infermieristico ed il servizio socio sanitario notturno.