La storia

"Mio figlio è in pericolo: sono preoccupata"

La testimonianza della mamma dell’ex candidato sindaco a Camogli. A lui come ad altri detenuti, non è stato fatto tampone o test sierologico

"Mio figlio è in pericolo: sono preoccupata"
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"Non si contesta la condanna ma il diniego alla richiesta di arresti domiciliari in questo momento di emergenza sanitaria da Covid 19".

La storia

Parla così la mamma di Carlo CarpiMaria Gabriella Tassara, addolorata e preoccupata per la sorte del figlio, in carcere da un anno e che deve scontare ancora 10 mesi di pena. Carpi, imprenditore genovese, 37 anni, ex candidato a sindaco a Sanremo e Imperia, che presentò una lista, con candidato Samuele Camarda, anche a Camogli, alle amministrative di due anni fa, “Carlo Carpi – Insieme per Camogli”, è nel carcere di Marassi a Genova. Entrato il 5 luglio scorso, è stato condannato dalla Corte di Appello di Torino per i reati di calunnia, diffamazione e stalking. Si tratta di  reati ‘di opinione’ e per una ‘forma’ di stalking (per cui la condanna è di soli 2 mesi).

Una situazione che per i famigliari ancor oggi pare inaccettabile e per cui l’estate scorsa è stata lanciata una petizione: “Liberate Carlo Carpi”, dopo il no del Tribunale di sorveglianza, che ha respinto l’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali (possibilità di pernottamento a casa e firma in caserma).

"Sono molto preoccupata per la sua salute - spiega mamma Maria Gabriella - a lui come ad altri detenuti, non è stato fatto il tampone, come il test sierologico, ma il pericolo del contagio da Coronavirus è costante in carcere. Carlo, detenuto modello, ha chiesto più volte i domiciliari in base alla legge che favorisce gli arresti domiciliari ai detenuti con pena inferiore ai tre anni: tutte richieste negate. Mio figlio avrebbe la possibilità di stare nella propria casa di Genova, o in un’altra a Sestri Levante, ma ogni volta c’è un diniego e ogni volta con motivazioni differenti. Eppure è in carcere per delle pubblicazioni, per delle parole, è questa la sua pericolosità? Neppure di fronte alla clausola di tacere, una volta a casa, lo hanno ascoltato".

Mercoledì mattina, 20 maggio, ecco il ricorso in Cassazione contro il diniego, depositato dall’avvocato di Carpi, Marco Mensi:

"Il mio assistito sta scontando una pena per reati d’opinione – spiega il legale. Prima gli è stato negato l’affidamento in prova, ma almeno avrebbero potuto concedergli i domiciliari. Secondo la legge ‘svuota carceri’, in piena pandemia, era prevedibile ottenere gli arresti domiciliari, istanza presentata al tribunale di Genova e respinta. Le motivazioni sono state la possibile reiterazione del reato che trovo assai discutibile, così come penso che sia ben più grave un reato contro una persona che non un reato di opinione. E non è bastato proporre il divieto tassativo di comunicare con soggetti terzi, respinto adducendo come motivazione che tale divieto potrebbe essere eluso. In piena emergenza Covid-19 la decisione ci lascia stupefatti, considerando che Carlo tornerebbe subito in carcere disattendendo quanto prescritto. Ci rivolgiamo al garante per segnalare la situazione e poi riproporremo l’istanza. Lo vedo spesso ed è demoralizzato per questo diritto negato".

Per mamma Maria Gabriella la legge non sembra uguale per tutti:

"Mio figlio non è pericoloso, ma mafiosi ed ergastolani – chiude - sono a casa. Questo atteggiamento coercitivo è riservato solo a lui. Gli ho mandato delle mascherine, non si contesta la condanna, ma 10 mesi sono ancora lunghi e lui potrebbe ammalarsi da un giorno all’altro".

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