Mio padre, un Magistrato: la storia di Rocco Chinnici

L’evento, nato da una proposta dei Teatri di Levante e organizzato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Chiavari, è gratuito e aperto alla cittadinanza.

Mio padre, un Magistrato: la storia di Rocco Chinnici
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Mercoledì 3 aprile alle ore 21, presso l’Auditorium San Francesco di Chiavari, si svolgerà lo spettacolo “Mio padre, un Magistrato: la storia di Rocco Chinnici”, scritto da Clara Costanzo e dedicato a Rocco Chinnici, giudice pioniere dell’antimafia, ucciso dalla prima autobomba piazzata da Cosa Nostra, il 29 luglio 1983.   L’evento, nato da una proposta dei Teatri di Levante e organizzato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Chiavari, è gratuito e aperto alla cittadinanza.

Mio padre, un Magistrato: la storia di Rocco Chinnici

La storia di Rocco Chinnici è vista attraverso lo sguardo amorevole e addolorato della figlia e assume una forza emotiva eccezionale nella quotidianità dei grandi ideali, del duro lavoro e dei gesti concreti della vita di ogni giorno.
Il lavoro nasce dall’incontro di Clara Costanzo, autrice ed interprete, con Caterina Chinnici, figlia del magistrato, in un caldo pomeriggio d’estate in Sicilia: poche parole d’intesa, sguardi di stima reciproca e il desiderio comune di narrare una vita.
Il violino di Roberto Izzo accompagna in scena Clara che, interpretando Caterina, racconta la storia di suo papà, Rocco Chinnici: un magistrato, un eroe, un martire ma soprattutto un uomo, un marito, un padre.
Le note inedite del violino e del canto evocano fatti storici, esistenze umane e atmosfere musicali in una variazione di linguaggi che trasfigura la biografia storica in una forma nuova.
Rocco Chinnici fu il primo ad affermare che per combattere la mafia bisognasse colpirla negli affari economici, ad intuire l’interdipendenza fra tutte le famiglie mafiose e, conseguentemente, l’interconnessione dei grandi delitti di mafia. Modificò radicalmente il metodo di lavoro dei magistrati e riunì, sotto la propria guida, Borsellino e Falcone, istituendo così quello che, dopo la sua morte, prenderà il nome di poll antimafia: divenne il primo a portare la sua testimonianza nelle scuole, a parlare direttamente ai ragazzi, convinto che educare le giovani generazioni ad una nuova coscienza, fosse l’unica arma per costruire un futuro migliore.

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