Moneglia, gallerie chiuse altre due settimane: forte lo scontento
A sorpresa subito altre due settimane lavorative di chiusura anche pomeridiana per il tratto verso Sestri, mentre quello per Deiva resta chiuso per frana: Moneglia resta insomma in una imprevista "quarantena" da zona rossa, e il coro di lamentele ora comincia a farsi davvero assordante

A giudicare dall'aria che tira per lo meno sui social, questa volta la cittadinanza di Moneglia si è davvero stufata. L'ulteriore chiusura annunciata a sorpresa ieri sera delle gallerie verso Sestri Levante, infatti, sta venendo accolta da un vasto ed unanime coro di vocalissimo scontento.
Moneglia, gallerie chiuse altre due settimane
Ricapitolando brevemente, la situazione era già tesa per svariate ragioni: da un lato i lavori di sostituzione dell'impianto luci che sono all'origine di queste chiusure non stanno piacendo quasi a nessuno. Addirittura una petizione, che ha raggiunto in breve oltre 700 firme, è stata lanciata per chiederne una modifica, in quanto la nuova illuminazione è ritenuta da molti peggiorativa e soprattutto pericolosa, perché abbagliante e in grado di ritardare la possibilità di individuare un veicolo che proceda in senso opposto: un bel pericolo in un tratto di strada dove veicoli in senso opposto non dovrebbero essercene, eppure - spesso per ben note diffuse abitudini imprudenti - già prima capitava ci scappasse il morto. Dall'altro nel frattempo un'ennesima frana che ha evidenziato la compromissione delle barriere paramassi ha costretto ad una chiusura del tratto opposto di gallerie verso Deiva (e relativo casello autostradale) per un tempo di "almeno diverse settimane". A questo aggiungiamo, infine, l'emergenza sanitaria, che già di per sé ha soffocato, a Moneglia come altrove, le attività commerciali e turistiche.
Oggi era stata annunciata la riapertura del tratto per Sestri, e sebbene tutti si aspettassero nuove chiusure per terminare i lavori - tra cui, oltre a quello di rimozione del vecchio impianto montato sulla volta, anche la rimodulazione delle nuove lampade proprio nel tentativo di alleviare il disagio lamentato da molti - da molte parti l'auspicio era stato che si chiudesse solo in orari notturni, proprio a maggior ragione visto l'ulteriore isolamento causato dall'imprevista chiusura lato Deiva. Di più, un comunicato del Comune di poche ore prima aveva proprio lasciato intendere che per un po' le gallerie sarebbero rimaste aperte mentre si sarebbe passato a lavorare su quelle di Deiva. Poi, ieri sera, il fulmine a ciel sereno della nuova ordinanza di chiusura del tratto di ponente, con orari analoghi a quelli visti in questi mesi: per la precisione da martedì 9 a venerdì 12 dalle 9.20 alle 17.20 e dalle 21.20 alla 1.20, e, con la stessa scansione oraria, da lunedì 15 a venerdì 19. Insomma, poco meno di due settimane lavorative, con due parentesi di respiro nei fine settimana.
Il mix è stato esplosivo. Ci sono gli operatori commerciali allo stremo, per cui quest'ennesima chiusura rappresenta una imprevista stretta ulteriore attorno al collo che già sentono soffocare. E poi, naturalmente, anche tutti coloro che più semplicemente devono fare avanti e indietro fuori paese, vuoi per lavoro, salute, figli e mille altre esigenze del quotidiano, e che non hanno la fortuna di poter usufruire delle finestre orarie di apertura nelle presunte ore di punta del "pendolarismo": per questi si prospettano altre due settimane in cui pochi minuti di viaggio diventano lunghe escursioni obbligate attraverso il Bracco.
E se per il Comune, va detto, c'è poco da fare e le mani sono "legate" - i lavori non sono certo un vezzo estetico ma sono giustificati dalla sicurezza, e a quanto pare, purtroppo, per la ditta appaltatrice sarebbe impossibile applicare una turnazione esclusivamente notturna, non senza almeno allontanare di molto la data di fine lavori - è altrettanto inevitabile che i cittadini ne abbiano piene le scatole. E, certo, la scarsissima ricezione che sta avendo il risultato dei lavori è una variabile che alimenta non poco il tenore della polemica: perché, è chiaro, il disagio può essere sgradevole, ma se la percezione dei più è quella di esservi pure sottoposti senza alcunché da guadagnarci davvero una volta finito il travaglio, anzi addirittura forse perdendoci proprio sul profilo della sicurezza, insomma la più proverbiale delle sensazioni da "cornuti e mazziati", beh, è ben più difficile accettarlo con stoicismo.
Fatto sta che, volente o nolente, a Moneglia - che nell'ultimo articolo al riguardo di questo semi-isolamento pubblicato sul Nuovo Levante avevamo paragonato alla Macondo di Cent'anni di Solitudine - ora attendono altre due settimane praticamente da "zona rossa", una de facto ulteriore, imprevista quarantena. E tocca sperare - davvero - che le leggi di Murphy non ci mettano altri zampini, perché sarebbe davvero degno di esse se - a giudicare dai segnali che suggeriscono la possibile risalita dei contagi a livello regionale e nazionale - le gallerie di Moneglia dovessero finalmente riaprire proprio mentre l'Italia torna a chiudere per il Coronavirus.