Chiavari

Omicidio Nada Cella, indagine-bis in salita

La perizia del genetista Emiliano Giardina non ha permesso di attribuire al 100% il Dna sui reperti rinvenuti sulla scena del delitto all’indagata

Omicidio Nada Cella, indagine-bis in salita
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La svolta tanto attesa non c’è: non porta alla soluzione del caso il nuovo tassello che si aggiunge all’intricato mosaico dell’indagine bis sull’omicidio di Nada Cella, la segretaria 24enne uccisa il 6 maggio 1996 nello studio di Chiavari dove lavorava, in via Marsala.

Il punto della situazione

I risultati della perizia del genetista Emiliano Giardina non hanno permesso di attribuire al 100% il Dna sui reperti rinvenuti sulla scena del delitto all’indagata per omicidio volontario Annalucia Cecere, ex insegnante che ai tempi viveva vicino alla studio di via Marsala e che oggi abita in Piemonte, a Boves (provincia di Cuneo), lontano dai riflettori.

Occhi puntati, ora, sulla Procura di Genova: l’archiviazione del caso è solo una delle due strade che potrebbero essere imboccate, l’altra fa riferimento alla decisione di rinviare in ogni caso a giudizio la succitata indagata, grazie a una serie di nuovi indizi, rinvenuti dagli agenti della sezione reati contro la persona della Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Stefano Signoretti. La Cecere, difesa dall’avvocato Giovanni Roffo, ha sempre negato le accuse.

L’indagine-bis

L’indagine bis sull’omicidio di Nada Cella fu aperta dalla Procura di Genova, grazie alle scoperte della criminologa Antonella Pesce Delfino, che ha riesaminato le carte del processo, e alla mamma di Nada, Silvana Smaniotto, assistita dalla legale. L'esperta riuscì a raccogliere spunti investigativi sottovalutati all’epoca dei fatti: in primis i bottoni trovati in casa Cecere identici a uno rinvenuto sulla scena del delitto.

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