L'indagine

Omicidio Nada Cella, si cerca di far luce sulle pressioni e i segreti della Curia

All'interno delle indagini degli inquirenti si scava anche tra i rapporti con l'ambiente religioso

Omicidio Nada Cella, si cerca di far luce sulle pressioni e i segreti della Curia
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Che ruolo ha avuto la Curia e quali sono le possibili pressioni esercitate ai tempi dell'omicidio di Nada Cella, la segretaria uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996 nello studio dove lavorava? È quanto stanno indagando gli inquirenti in queste settimane.

Gli aspetti da chiarire

A quanto emerso, qualcuno negli ambienti vicini alla Chiesa avrebbe consigliato a Marisa Bacchioni, madre del commercialista Marco Soracco, di non fare il nome di Annalucia Cecere (nella foto), la principale indagata per l'omicido di Nada Cella. Perché il nome della donna avrebbe potuto  screditare la reputazione di una famiglia "di buon nome" come quella di Soracco.

Non solo, tra le piste che la Procura sta seguendo c'è anche quella di una testimone che nel 1996 si recò dal Convento dei Capuccini richiedendo un appuntamento per rivelare aspetti importanti sull'omicidio, perché una persona voleva parlare: questa persona però non si presentò mai, e i telefoni dei Frati rimasero intercettati per un mese.

Inoltre, la signora della telefonata anonima diramata in questi giorni ai tempi disse di aver comunicato i suoi sospetti anche alla Curia chiavarese.

Non è poi da dimenticare il fatto che la Cecere, ai tempi del suo soggiorno a Chiavari, fosse ospitata in un alloggio delle Opere Pie Carità e Lavoro.

In queste settimane, inoltre, sono state interrogate diverse figure religiose della Curia: una di loro starebbe collaborando attivamente alle indagini.

Insomma, tanti gli aspetti da chiarire oltre alle analisi forensi: qualcuno potrebbe aver tenuto dentro segreti in tutti questi anni, qualcuno potrebbe sapere ma non parla. Anche su questo si stanno spingendo le indagini della Procura.

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