Parco Nazionale di Portofino, Garibaldi e Cuneo rilanciano
I due consiglieri rispondono a Boitano dopo la sua presa di posizione contraria all'estensione dei confini del Parco: «Stupisce che il consigliere regionale Boitano si esprima contro la possibilità di dare alla Fontanabuona una occasione di sviluppo in più, inseguendo le posizioni della Lega»

Il consigliere regionale Luca Garibaldi e quello metropolitano Elio Cuneo rispondono alle dichiarazioni odierne del collega in consiglio regionale Giovanni Boitano, oggi al gruppo Misto, che con un po' di sorpresa si era dichiarato contrario all'allargamento dei confini del Parco di Portofino nel suo passaggio a status nazionale.
Parco Nazionale di Portofino, Garibaldi e Cuneo rilanciano
«La costituzione del nuovo parco nazionale è una opportunità che il Tigullio, nel suo complesso, deve saper cogliere. Il rilancio dei territori, e soprattutto dell'entroterra, parte anche da qui: dal turismo di qualità, dalla promozione del territorio, dalla capacità di attrarre fondi europei su progetti qualificati, da azioni concrete contro il dissesto e per un’economia verde. Questi sono i temi da affrontare, quando si parla del Parco Nazionale di Portofino. Gli esempi vicini a noi, come le Cinque Terre, hanno dimostrato quanto grande e positivo sia l’impatto economico di un parco nazionale sul territorio, e come si siano rilanciate anche zone che prima erano in grande difficoltà».
Così Garibaldi e Cuneo sulla questione in senso lato, ma i due consiglieri rispondono anche più direttamente alle dichiarazioni di Boitano ed ai no in generis:
«Stupisce che il consigliere regionale Boitano si esprima contro la possibilità di dare alla Fontanabuona una occasione di sviluppo in più, inseguendo le posizioni dell’Assessore Mai e della Lega, che nei fatti non vogliono costituire il Parco Nazionale. C’è bisogno di una discussione seria, sui progetti che il parco può attivare, sulle opportunità e c’è la necessità di un coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali. Quello che non serve è dire no a prescindere e bloccare ogni possibilità di crescita e di sviluppo perché a pagare questo immobilismo sono i territori, specie quelli più in difficoltà».