Ponte Morandi, "degrado impressionante" sei mesi prima del crollo
Le parole nelle relazioni dei tecnici del Comitato per valutare i lavori di rinforzo delle pile 9 e 10

C'erano sufficienti ragioni per chiudere al traffico il ponte Morandi: sono le conclusioni a cui sono giunti i Pubblici Ministeri al termine dell'inchiesta sulle ragioni del crollo del viadotto sul Polcevera, a seguito delle comunicazioni del docente universitario Antonio Brencich, membro del Comitato tecnico che aveva valutato il progetto di rinforzo delle pile 9, poi crollata, e 10.
Le parole del tecnico
Ecco quanto si legge nella relazione del febbraio 2018:
Il ponte Morandi era in "uno stato di degrado impressionante, addirittura con la rottura di alcuni cavi metallici degli stralli, uno stato generale di degrado del calcestruzzo e delle armature dell'impalcato, un pessimo stato di conservazione e una incredibile pessima prestazione del manufatto.
Secondo i pubblici ministeri, va ravvisata anche la responsabilità da parte dei dirigenti del ministero delle infrastrutture, che non solo non avrebbero effettuato controlli diretti necessari ma, a detta dei pm:
neppure richiedevano alla società concessionaria informazioni e documentazioni concernenti i lavori eseguiti e le condizioni dell'opera. A seguito di questa totale ignoranza - si legge ancora - volontariamente perseguita, delle condizioni dell'infrastruttura più importante, complessa e fragile dell'intera rete autostradale, omettevano di adoperarsi affinché fossero rilevate e contestate alla società le sistematiche violazioni delle norme.
Secondo i magistrati, le problematiche evidenziate sarebbero state ragioni più che sufficienti perché il traffico veicolare fosse immediatamente interdetto: oggi probabilmente non piangeremmo le 43 vittime di quel maledetto 14 agosto 2018.