A processo perché non pagava gli alimenti, ma lui ha perso tutto e vive in strada: assolto

La storia di un rapallese rimasto disoccupato sotto processo a Milano: assolto con formula piena

A processo perché non pagava gli alimenti, ma lui ha perso tutto e vive in strada: assolto
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Perde il lavoro e l'ex lo caccia: pur di restare vicino ai figli decide di vivere in auto, ma non può pagare gli alimenti. Lei lo denuncia, ma il Giudice lo assolve.

Disoccupato e ridotto a vivere in auto pur di restare vicino ai figli: il Giudice lo assolve

Non si può certo dire sia un esito a "lieto fine", poiché, per favorevole che sia stata la sentenza del Giudice del Tribunale di Milano, per un 38enne di Rapallo la vita pare dover continuare ad essere difficile, ma almeno al danno non si è aggiunta la beffa. Tutto ha inizio, riepiloga in un bell'articolo il Secolo XIX di stamane, a fine 2013: l'uomo, di Rapallo ma che vive a Milano con la compagna e i figli e che si occupa di trasporti di emoderivati per il policlinico Gemelli, perde il lavoro. È l'ultima pietra su una relazione già tesa, i due si lasciano e lui si ritrova fuori di casa, disoccupato e con gli assegni di mantenimento dei figli da pagare. Cerca, senza fortuna, un nuovo posto, ma intanto i soldi finiscono ed è costretto a tornare a Rapallo dalla madre; ma anch'ella non naviga nell'oro, e l'uomo arriva al punto - pur di poter vedere i figli - di decidere di vivere in auto, per poter restare vicino a loro a Milano.

Nel frattempo, però, ovviamente non è più in grado di versare gli assegni di mantenimento, e l'ex compagna lo denuncia. Finisce a processo, al Tribunale di Milano, ma al Giudice dimostra che il mancato versamento non deriva certo dalla volontà: mostra i curriculum inviati senza successo, racconta la sua diaspora, una storia che simboleggia sin troppo bene l'epoca di crisi economica ed occupazionale in cui versa il nostro Paese, ed il magistrato non è sordo a tali fatti, assolvendolo con formula piena. Ed è anche una di quelle storie destinate a far discutere sulla giurisprudenza degli affidamenti e mantenimenti dei figli nelle relazioni che si rompono: giurisprudenza che, dimostra la sentenza, sa essere equa, ma viene da domandarsi perché per vedersi riconosciuta l'oggettiva impossibilità di pagare, di fronte persino a simili evidenze, una persona rimasta senza nulla debba trovarsi a sostenere persino l'onta - oltre che l'onere anche economico - di un processo.

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