Radioterapia al San Martino, il viaggio della speranza di tanti pazienti

Ne parliamo con Enrico Mazzino, economista sanitario e farmacoeconomista, nonché docente all’Università di Genova

Radioterapia al San Martino, il viaggio della speranza di tanti pazienti
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"La vicenda della Radioterapia del Policlinico San Martino è davvero molto grave! Nell’ospedale di riferimento della nostra Regione, dove l’Oncologia ha sempre rappresentato un’eccellenza nazionale, su tre acceleratori lineari per la radioterapia due sono guasti e l’unico che funziona è stato acquistato nel 2015 dalla giunta precedente".

A parlare è il chiavarese Enrico Mazzino, economista sanitario e farmacoeconomista, nonché docente all’Università di Genova.

Macchine vecchie, rotte e obsolete

E’ notizia di queste settimane il disagio che versa la Radioterapia al San Martino, con pazienti oncologici, già di loro molto provati dalla patologia di cui sono affetti e dalle terapie farmacologiche, costretti ad affrontare veri e propri viaggi per potersi curare. Persone che si muovono anche dal nostro territorio: la nostra Asl 4 chiavarese non ha mai avuto un reparto di Radioterapia e tutti i pazienti sono sempre dovuti andare o a Genova o a La Spezia. Se a questo si aggiunge, come da cronaca, il fatto che i macchinari spesso siano guasti e molti viaggi (urgenti, ovviamente) vadano a vuoto con relativo rinvio delle cure, la situazione rimane preoccupante.

Mazzino, cosa si può fare a suo parere?

"Secondo il mio modesto punto di vista, le risorse a disposizione dovrebbero essere investite, in prima battuta, per il rinnovo del “parco tecnologico” e, solo dopo, pensare a progetti più grandiosi come, ad esempio, costruire nuovi ospedali per cui servono tempi molto lunghi. Il paziente oncologico, ahimé, non ha tempo di aspettare!"

Tra l’altro il comparto sanitario rappresenta i due terzi del bilancio regionale.

"Nonostante questo, a mio parere, non si è utilizzato in maniera efficiente il Fondo strategico per tecnologie e investimenti sulla sanità: l’anno scorso la giunta regionale ha stanziato 25 milioni di euro da fondi prevalentemente nazionali destinati proprio alla sostituzione dei macchinari sanitari più obsoleti da articolare in due step da 10 milioni (2018) e da 15 milioni (2019).

Ma di fatto, in tutta la Regione, dei 13 presenti sono soltanto 4 (meno di un terzo) gli acceleratori funzionanti e sotto il limite di utilizzo ministeriale di 10 anni. Sono i 4 acquistati nel 2014 dalla precedente giunta e in funzione uno al San Martino, due a Savona e uno La Spezia. In parole molto semplici: le macchine non sono state sostituite, tutto invecchia ed è ovvio che succedesse quello che è successo".

Cosa si può fare allora?

"Intanto organizzare un efficiente tavolo HTA che dovrebbe essere composto da Radioterapisti oncologi, Fisici medici, Ingegneri clinici ed Epidemiologi in grado di illustrare le modalità operative e le tempistiche da rispettare. Indispensabile sarebbe a mio avviso impostare un’analisi di contesto sviluppata tenendo conto dei dati di incidenza del Registro tumori della Regione Liguria, delle informazioni sul consumo di prestazioni provenienti da flussi amministrativi correnti e della dislocazione sul territorio dei Centri e delle macchine per RT con il relativo grado di obsolescenza. E anche, dato non da poco, della disponibilità di personale a tempo determinato e indeterminato per la copertura dei turni macchina e in maniera più ampia alle operazioni correlate all’assistenza: c’è ancora tanto da fare".

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