Rete di spacciatori nel Tigullio, gli arresti dei Carabinieri

Rete di spacciatori nel Tigullio, gli arresti dei Carabinieri
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All’alba di oggi, lunedì 26 novembre, nelle Province di Genova, Parma e Como, i Carabinieri della Compagnia di Chiavari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Genova su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di 4 soggetti ritenuti responsabili – a vario titolo – di spaccio di stupefacenti in concorso e estorsione aggravata per essere stata commessa con armi.

Rete di spacciatori nel Tigullio, gli arresti dei Carabinieri

Contestualmente, è stata data esecuzione anche ad ulteriori due misure personali dell’obbligo di presentazione alla PG e dell’obbligo di dimora nel Comune di Genova a carico di ulteriori due indagati.

Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività di indagine, convenzionalmente denominata “Caro Diario”, avviata nell’agosto 2017 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Chiavari, coordinata dalla Procura di Genova, i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività tra Chiavari, Recco e Genova di un folto gruppo di spacciatori al dettaglio, specializzato negli acquisti a credito dello stupefacente e nella successiva cessione al dettaglio anche, se non soprattutto, a minorenni.

Le indagini che hanno permesso di arrestare gli spacciatori nel Tigullio

L’indagine ha preso le mosse dalla segnalazione fatta dalla madre della fidanzata minorenne di uno degli odierni indagati ai Carabinieri di Chiavari, nel corso della quale ha raccontato che la propria figlia frequentava un giovane non del posto da lei indicato come poco raccomandabile. Contestualmente ha anche consegnato una pagina del diario della figlia (da qui scaturisce il nome dell’indagine) sulla quale vi erano alcune annotazioni poi rivelatesi collegate all’attività di spaccio del giovane.

Le investigazioni, condotte con attività tecniche, oltre che attraverso servizi di pedinamento, hanno, quindi, consentito di dimostrare come gli indagati fossero legati tra loro non da vincoli associativi ma, esclusivamente, da un legame affaristico di compravendita dello stupefacente, peraltro ceduto “a credito”. Va da sé che la modalità scelta per la compravendita abbia finito per creare delle tensioni tra i vari spacciatori, sfociate, almeno in un caso, in una vera e propria estorsione: nel corso di un incontro tra fornitore e due acquirenti, infatti, a causa del mancato pagamento di pregresse forniture, uno degli odierni indagati, al fine di costringere i clienti a saldare i debiti pregressi, ne ha dapprima minacciato di morte (puntandogli un coltello alla gola) e poi malmenato uno, e ferito l’altro con una coltellata alla coscia. Colpisce anche che, malgrado le ferite, i due spacciatori non abbiano fatto ricorso alle cure dei sanitari nel timore di essere costretti a rivelare le origini delle lesioni e di attirare su di loro le attenzioni degli investigatori.

Nel corso delle perquisizioni rinvenuti alcuni grammi di sostanza stupefacente.

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