Se un parente lavora senza contratto non è lavoro nero

Ci sono voluti 13 anni di processi a una commerciante di Chiavari per ottenere la revoca della sanzione del Fisco

Se un parente lavora senza contratto non è lavoro nero
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Un contenzioso durato 13 anni. Tanto è servito ad un negozio di Chiavari per avere ragione di fronte alla commissione tributaria regionale, in un appello contro il provvedimento dell’Agenzia delle entrate che lo sanzionava per 23mila euro. A rendere nota la vicenda l’edizione odierna de La Repubblica.

Ci sono voluti 13 anni di processi a una commerciante di Chiavari per ottenere la revoca della sanzione del Fisco

“Le prestazioni lavorative rese tra familiari si presumono gratuite e non ricollegabili ad alcun rapporto di lavoro, trovando le stesse la propria causa nei vincoli di affetto e solidarietà che contraddistinguono il contesto familiare” si legge nella sentenza. Tutto nasce da un accertamento dell’Agenzia delle entrate di Chiavari il 20 agosto 2005 relativo ad un’ispezione del maggio precedente. Le sanzioni erano scattate dal fatto che nel negozio era stato trovato a lavorare il genero della titolare, non assunto. Un familiare che dà una mano in negozio, dunque, non deve essere messo in regola e quindi non può essere considerato un lavoratore in nero. Quel diritto e quelle garanzie già stabilite da sentenze delle Cassazione, sono stati riconosciuti a una nota famiglia di Chiavari, titolare di un negozio di scarpe, da una sentenza della Commissione tributaria regionale.

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