il salvataggio

Speleologo ferito a 40 metri di profondità: tra i soccorritori anche 14 partiti dalla Liguria

L'incidente all’Abisso Paperino di Ormea in provincia di Cuneo

Speleologo ferito a 40 metri di profondità: tra i soccorritori anche 14 partiti dalla Liguria
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C’è anche molta Liguria nell’operazione di soccorso speleologico, conclusa con successo, all’Abisso Paperino di Ormea, in provincia di Cuneo. Qui uno speleologo era rimasto ferito in seguito alla caduta di un masso.

L'incidente e il salvataggio

 

Speleologo ferito a 40 metri profondità all’Abisso Paperino di Ormea (Cuneo)
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Speleologo ferito a 40 metri profondità all’Abisso Paperino di Ormea (Cuneo)
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Speleologo ferito a 40 metri profondità all’Abisso Paperino di Ormea (Cuneo)
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L’incidente era avvenuto intorno a mezzogiorno di domenica 20 luglio, circa mezz’ora dopo l’ingresso di un gruppo di speleologi in grotta. La vittima si trovava alla base di un pozzo, a circa 40 metri di profondità, quando è stata colpita da una roccia staccatasi dall’alto. Subito è stato lanciato l’allarme e, nel primo pomeriggio, i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico hanno raggiunto l’ingresso della cavità, situato a quota 1.870 metri, ed effettuato l’accesso in grotta.

Tra i cinquanta tecnici speleo specializzati del Soccorso Alpino, ben quattordici erano partiti dalla Liguria mettendosi subito a disposizione. Quello ligure è stato il gruppo più numeroso a livello regionale.
L’estrazione del ferito ha richiesto complesse operazioni di disostruzione in più tratti del percorso sotterraneo. I tecnici, opportunamente formati, hanno impiegato microcariche esplosive per allargare tre strettoie particolarmente impegnative che rendevano impossibile il passaggio dell’infortunato. Per superare questi tratti, il ferito è stato immobilizzato con un dispositivo Ked, che consente la protezione della colonna vertebrale in spazi estremamente ristretti.

Il trasporto verso l’uscita ha richiesto il superamento di due pozzi verticali di circa 15 metri ciascuno, due meandri stretti e una strettoia particolarmente complessa.
Una volta fuori dalla grotta, lo speleologo è stato nuovamente valutato dai sanitari e immediatamente trasferito in ospedale.

«Quando è scattato l’allarme c’è stata fin da subito una grande disponibilità da parte di tutti i tecnici specializzati in tecniche di recupero speleologico – dice Gianmarco De Astis, delegato della XIII Delegazione Speleologica Liguria del Soccorso alpino -. L’intervento è andato bene. Si tratta di attività complesse che possono prendere una direzione differente a seconda delle condizioni del paziente. Queste inizialmente sembravano molto serie, ma con il passare delle ore sono andate in miglioramento. Questo ci ha senza dubbio agevolato accorciando i tempi di intervento sempre rimanendo nell’ambito di operazioni molto complesse».