Stasera al faccia a faccia di Minoli si parla di Giò
La vicenda del quindicenne di Lavagna morto suicida durante una perquisizione della finanza stasera in onda su La 7
Nella trasmissione di La 7 questa sera si parlerà di "Giò", il ragazzo lavagnese che si suicidò gettandosi dalla finestra durante una perquisizione domiciliare della Finanza.
La storia di Giovanni a "Faccia a Faccia"
Era stata una vicenda assurda, grottesca oltre che drammatica: Giovanni, "Giò", aveva quindici anni e si "faceva le canne". Come, piaccia o meno, tantissimi altri ragazzi della sua età, chi più chi meno problematicamente e nel disagio. Ma quel giorno di febbraio, quando la Guardia di Finanza si era recata a casa sua per una perquisizione, qualcosa si è rotto, e il ragazzo, che si è forse sentito intrappolato in una situazione senza via d'uscita, forse per vergogna, forse per timore delle conseguenze, forse per un mix di tutto questo ed altro, si è gettato dalla finestra.
Il caso aveva avuto risonanza nazionale, anche per le dichiarazioni della madre durante i funerali: particolarmente significative poiché era stata lei stessa a "denunciare" - o meglio a chiedere aiuto per lui - il figlio alle Fiamme Gialle. La situazione di Giò non era "normale", o forse per meglio dire lo era troppo: quanti ragazzi della sua età, del resto, vivono con genitori separati, risposati, con tensioni in famiglia o, ancor più semplicemente, separati da essa da un gap generazionale e da incomprensioni quotidiane? È stato l'uso - e abuso - di droghe la "causa" dell'assurdo suicidio del giovane, o quello stesso abuso così come il raptus erano sintomi di origini più profonde di un disagio e solitudine diversi?
Di questo ed altro si parlerà stasera su La 7 nella trasmissione "Faccia a Faccia" di Giovanni Minoli, che parlerà col vicedirettore del Corriere della Sera Antonio Polito, il cui ultimo libro, "Riprendiamoci i nostri figli", è dedicato proprio a quella vicenda e alla madre di Giovanni. Perché, volente o nolente, Giò non è stato ucciso dalla droga: né perché vada liberalizzata dalla legge e dallo stigma - come hanno sostenuto alcuni - né perché sia essa stessa "l'origine del male" anziché un sintomo - come sostengono altri - e strumentalizzare in un senso o nell'altro vicende umane simili, oltre ad essere una semplificazione vile od ottusa, è uno sfregio a quei ragazzi che sono più di un numero statistico.