Chiavari

Striscioni sul lungo Entella per Andrea Demattei: "Non doveva morire"

Apparsi da alcuni giorni, ricordano il giovane e chiedono giustizia

Striscioni sul lungo Entella per Andrea Demattei: "Non doveva morire"
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Impossibile passare indifferenti davanti al luogo dove, poche settimane fa, si è consumata la tragedia di Andrea Demattei, il ragazzo di soli 14 anni rimasto incastrato con la sua canoa nel fiume Entella durante una sessione di allenamento e morto il 16 gennaio. Ora a ricordare quanto avvenuto ci sono anche degli striscioni, comparsi da alcuni giorni e scritti dalla famiglia e da alcuni amici che chiedono giustizia.

"Sempre con noi giovane guerriero"

A colpire l'attenzione, in particolare, quelli affissi dalla mamma: "Andrea non doveva morire. NO", scritto su un lenzuolo affisso sul ponte. E ancora, sul lungofiume: "Amore mio, se solo lo avessi saputo ora saresti qui con me. Bastardi, non avete detto niente", sempre firmato da Monica Stagnaro, la mamma di Andrea. Disperazione, rabbia, ricerca di un perché. Un incidente sul quale si sta cercando di fare chiarezza, perché non si può morire a 14 anni in questo modo.

Alle parole se ne aggiungono altre, "Ciao Andrea, non dimenticherò mai il tuo sorriso, ora la nostra rabbia la useremo per capire cosa è successo. Sempre con noi, giovane guerriero".

E ancora: "Per Andrea e per tutta la comunità, consapevolezza e chiarezza". Parole affisse sui cartelloni, per esprimere il proprio dolore.

Alcuni dei cartelloni comparsi sul fiume da alcuni giorni:

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Foto 1 di 2
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Foto 2 di 2

L'indagine prosegue

Andrea Demattei

Dopo gli istruttori del club di canoa, la Procura di Genova  nei giorni scorsi ha indagato anche i vigili del fuoco per la morte del giovane. L'analisi degli investigatori vuole ricostruire quando avvenuto in maniera precisa e accertare se ci siano stati degli errori da parte di qualcuno.

Giovedì 12 gennaio Andrea era arrivato al Gaslini in condizioni disperate. Ricoverato nel reparto Dib rianimazione, era poi deceduto lunedì 16.

Dopo la morte,  il pubblico ministero Francesco Cardona Albini aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo per capire se la canoa fosse in buone condizioni e se fosse idonea alla navigazione nel fiume, se l'allenamento dovesse essere fatto in mare anche alla luce del fatto che due giorni prima c'erano state forti piogge e le acque dell'Entella erano ingrossate e la corrente aveva portato detriti, ma anche sulle modalità di soccorso e su eventuali ritardi o disorganizzazioni.  Andrea era rimasto a lungo in acqua incastrato con la canoa tra pezzi di alberi portati dalla corrente e, secondo quanto risulta finora, la temperatura molto bassa potrebbe essere risultata fatale. Il ragazzo è stato tenuto con la testa fuori dall'acqua per almeno un'ora dal suo istruttore per non farlo bere, mentre i vigili del fuoco tentavano di liberarlo. Da quanto emerso finora, il giovane è poi andato in arresto cardiaco per ipotermia.

 

Quando è arrivato all'ospedale Gaslini a Genova le sue condizioni erano già disperate. Alla morte, la famiglia aveva acconsentito alla donazione degli organi.

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