«Tamponi di massa indispensabili»
Enrico Mazzino, economista sanitario e docente universitario: Inevitabile ripartire, ma con prudenza e con un occhio di riguardo a scovare gli «asintomatici»

«Da ormai diversi giorni siamo entrati nella fase 2 con gli ospedali che finalmente respirano ma con le case di riposo che continuano tuttavia a segnalare contagiati e tanta preoccupazione per il futuro. La settimana conclusa con il 10 maggio è quella che secondo molti esperti avrebbe dovuto fornire i migliori risultati ottenuti grazie al lockdown, prima che si possano avvertire, dalla seconda settimana, i possibili rimbalzi della fase 2». Ne parliamo con il chiavarese Enrico Mazzino, economista sanitario e docente universitario.
Le domande
E’ ormai chiaro che l’analisi per individuare eventuali nuovi focolai dovrà essere ancora più attenta. Dal suo punto di osservazione, cosa bisognerà fare con i nuovi casi? «I nuovi casi sono persone che si sono verosimilmente infettate in casa da altre che sono state chiuse con loro con l'infezione, o persone che avevano l'infezione ancora prima dei decreti di chiusura. Questo ci dice che il problema esiste e che siamo costretti ad avere grandi precauzioni e ad essere responsabili. Dobbiamo riuscire a convivere con questa realtà, altrimenti io temo si rischi di rimanere bloccati in una situazione economicamente disastrosa in cui non si riuscirà a far ripartire nulla».
Molti esperti sostengono che il contagio zero arriverà a fine giugno, ma è chiaro che non era ammissibile tenere le persone chiuse in casa fino ad allora. «Non si poteva aspettare oltre il 4 maggio a mio avviso: giusto riaprire, con tutte le cautele e le precauzioni del caso, il lockdown doveva finire altrimenti si rischiavano danni ancora peggiori per l’economia.
Forse ci si sta muovendo un po’ lentamente, ma questa è una caratteristica della nostra Pubblica amministrazione. Lo abbiamo visto anche con i decreti governativi come il Decreto Liquidità che non prevede stanziamenti ma garanzie e i 600 euro promessi alle Partite Iva con le difficoltà evidenziate dall’INPS».
Diamo uno sguardo all’economia del Paese: in parole povere, come siamo messi? «Per quanto riguarda la liquidità, la tesoreria non ha problemi, io credo si debba solo gestirla bene. L’Italia ha bisogno di 500 miliardi e non dovrebbe avere difficoltà a recuperarli perché 230 vengono dalla BCE, 36 dal Mes, se lo utilizzeremo, e altri 17 dai Recovery Bond. Dobbiamo trovare altri 230 miliardi ma non penso ci siano particolari vincoli visto che un paio di settimane fa è stata collocata una prima tranche di titoli di stato per 10 miliardi raccogliendo adesioni per 110. A mio avviso i mercati sono pronti a comprare!
Questo è certamente il momento in cui lo Stato ha una grande presenza, ma non deve diventare la regola. Nel lungo periodo non possiamo pensare di risolvere i problemi stampando moneta o vivere di garanzie statali, sarebbe oltretutto pure un disincentivo al lavoro».
Parliamo del ritorno al lavoro: a preoccupare sono soprattutto gli asintomatici. «Un numero imprecisato di persone sono tornate al lavoro e potrebbero essere asintomatiche. Poiché il virus non se ne è mai andato, io continuo a ribadire che l’opzione migliore sarebbe “provare” ad avvicinarsi al cosiddetto "modello Veneto". Abbiamo qualche mese di tempo per attrezzarci con tutti i macchinari, anche di ultima generazione, che arrivano a processare fino a 10.000 tamponi al giorno».
La soluzione, dunque, potrebbero essere i tamponi di massa? «Bisogna iniziare subito a fare tamponi di massa che permetterebbero di contenere ed eliminare la trasmissione del virus e consentire ai milioni di italiani negativi al coronavirus di riprendere una vita normale, posta la necessaria osservanza di misure di precauzione. Fino ad oggi (venerdi 15 maggio, ndr) in alcune regioni italiane si è fatto un numero insufficiente di tamponi giornalieri per abitante. Gli studi epidemiologici – e anche l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) – collegano una efficace strategia di contenimento del virus ad una campagna di tamponi di massa (articoli pubblicati su “The Lancet” del 17 e 18 aprile 2020).
Mi rendo conto che non sia per nulla facile ma questo sarebbe davvero l’unico modo per "isolare" subito gli asintomatici. L’estate è alle porte e questo può aiutarci e ci fa ben sperare, anche se non è affatto scontato che con il caldo e la bella stagione il virus si indebolisca. Ma è fondamentale arrivare preparati almeno all’autunno ponendosi un obiettivo: tamponi a chiunque vada a lavorare e ovunque poiché le mascherine, i guanti e il distanziamento rischiano seriamente di non bastare».
E sui vaccini? Che tempi prevede dal suo punto di vista? «Intanto sembrerebbe arrivare una buona notizia, pare funzionino gli anticorpi generati nei topi dal vaccino italiano dell'azienda Takis: i test sull'uomo sarebbero previsti comunque dopo l'estate.
Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull'uomo ha spiegato il direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani aggiungendo che se i primi test daranno un esito positivo porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio e alla dimostrazione della sua efficacia.
Si tratterebbe di un vaccino genetico basato su un vettore virale che è stato messo a punto dalla società ReiThera con il coordinamento scientifico dello Spallanzani che agirà d'intesa con il CNR. A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso, ma il gene che codifica per l'antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare il quale, una volta entrato nelle cellule dell'organismo, induce la produzione di una proteina che a sua volta stimola la risposta immunitaria contro il coronavirus».
Ripartenza necessaria, quindi, ma che sia prudente. «La ripartenza allora, come dicevo, è stata necessaria ma deve e dovrà essere fatta con estrema prudenza e prestando ancora più attenzioni poiché se si dovesse fare marcia indietro si potrebbero avere nuovamente più contagi, più morti e maggiori rischi di nuovi lockdown con conseguenze catastrofiche per la nostra economia».