Coronavirus

Toti annuncia: «Aumenteremo a dismisura il numero di tamponi effettuati»

Sinora in Liguria se ne sono effettuati molto pochi, il che può star contribuendo a falsare le proporzioni dei dati epidemiologici, che in Liguria mostrano una letalità apparente persino più alta di quella che si registra nella Lombardia al collasso sanitario

Toti annuncia: «Aumenteremo a dismisura il numero di tamponi effettuati»
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«Aumenteremo i tamponi a dismisura nella nostra regione, e faremo i test sierologici, ma è bene sapere che serviranno ai nostri medici, ai nostri infermieri e epidemiologici per sapere di quante terapie intensive avremo bisogno di qui alle prossime settimane. A questo servono i tamponi: a tarare il sistema sanitario per curare chi va in difficoltà e sapere quanto è diffuso il virus nella nostra realtà territoriale e quanti stanno sviluppando gli anticorpi. I tamponi non servono alla singola persona per stare meglio, perché il tampone può risultare negativo in questo momento e domani potrebbe essere positivo. Serve invece stare a casa, non avvicinarsi agli altri, non stringere la mano, lavarsi le mani, cercare di prendere tutti gli accorgimenti utili». Lo ha detto a chiare lettere il presidente di Regione Liguria sui social per rispondere alle centinaia di domande in arrivo sull’utilizzo dei test.

Toti annuncia: «Aumenteremo a dismisura il numero di tamponi effettuati»

In Liguria, sinora, si è visto infatti effettuare un numero molto basso di tamponi rispetto a molte altre regioni: sia in senso assoluto - appena 7304 a ieri - sia in proporzione al numero di abitanti, con appena 1 tampone ogni 213 abitanti circa. Una proporzione che rischia di falsare pesantemente i dati epidemiologici: e che spiegherebbe perché anche in Liguria, dove pure il sistema sanitario sta ancora reggendo e non sta certo affrontando la crisi terribile che si registra ad esempio in Lombardia, la letalità apparente del Covid-19 sia altissima, attorno al 9% ieri, assolutamente fuorimisura: perché, probabilmente, i positivi reali sono molti di più di quelli che si sono potuti scoprire e registrare sinora. Un problema che, in varie misure, è di tutta Italia, ma in Liguria appare particolarmente delicato.

Toti, ad ogni modo, continua affrontando un altro lato dell'argomento, quello della percezione individuale: «Faremo i tamponi soprattutto al personale sanitario perché è il più esposto e serve alla nostra sanità per programmare i suoi bisogni e per gestire il personale – ha detto Toti – Aumenteremo i tamponi anche a campione sulla popolazione, ma bisogna sapere che non potranno dare quelle risposte in termini di salute del singolo soggetto. Anche se arrivassimo a fare 10.000 test al giorno questi non chiariranno se una persona che oggi risulta negativa lo sarà anche tra tre giorni o una settimana. Con il rischio che sentendosi sana, potrebbe anche infettare altre persone, magari adottando comportamenti non giusti. Ci stiamo attrezzando anche per i test sierologici, mettendo sotto contratto i laboratori privati che inizieranno a farli, attraverso un prelievo di sangue e guardando se c’è l’anticorpo, cioè se quella persona ha avuto il coronavirus, anche in forma lieve. A quel punto sapremo che quella persona ha avuto un contatto con la molecola del virus, il suo organismo ha reagito facendolo guarire, ma questo test non ci dice se la persona può essere ancora contagiosa per gli altri e non ci dice nemmeno se la stessa persona può essere immune. In quanto potrebbe essere ancora infettivo». Il presidente Toti ha voluto fare chiarezza sulle tipologie di test e sulle modalità con cui verranno utilizzati, anche a seguito delle innumerevoli domande in proposito.

«Andremo oltre in Liguria – ha aggiunto Toti – le direttive dell’Istituto Superiore di Sanità aumentando i test molecolari e sierologici in tutta la popolazione, per capire quanti sono i contagiati soprattutto nelle singole categorie e programmare così nuovi posti nelle terapie intensive, nella media intensità o nelle quarantene».

«L’unico modo sicuro per evitare di prenderlo è non avere contatti con altre persone – ha concluso il presidente - bisogna stare attenti a mantenere le distanze, lavare le mani, evitare scambi prolungati e vicini. Solo questo può aiutare tutti a non ammalarci e a non finire in un letto di ospedale. Purtroppo in questo momento non esiste un vaccino per il coronavirus, né un antivirale specifico. Per il coronavirus l’unica cosa che in ospedale possono fare è aiutare una persona a respirare e aspettare di vedere se quella persona può produrre gli anticorpi. Per cui la cosa migliore è stare a casa, perché non esiste una cura specifica».

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