chiavari - Borzonasca

Un anno dalla morte di Roberta Repetto

La perizia del medico legale: "Operazione inadeguata e sintomi sottovalutati"

Un anno dalla morte di Roberta Repetto
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Un anno dalla morte di Roberta Repetto. I familiari, sempre in attesa di giustizia, la ricordano con un manifesto affisso per le vie di Chiavari: "L'amore di chi ti ha voluto veramente bene vincerà le perversità e la morte ed il ricordo di te rimarrà per sempre indelebile nei nostri cuori. Ciao Bobby. Mamma, papà e Rita".

Anche il centro Anidra ha voluto spendere due parole su Roberta: "Bobby manca a tutti gli amici del Centro Anidra e a distanza di un anno dalla sua morte vogliamo ribadire la nostra vicinanza e il nostro cordoglio ai suoi familiari che, come noi, piangono la sua mancanza. La nostra estraneità ai fatti è confermata dalla magistratura alla quale chiediamo di operare serenamente e il più velocemente possibile per accertare la verità e la fondatezza delle notizie diffuse quotidianamente dai media e nei social e permettere così a Roberta di riposare finalmente in pace."

La perizia

E’ durissima la perizia depositata ei giorni scorsi relativa alla morte di Roberta Repetto, avvenuta il 9 ottobre 2020. Redatta dal medico legale Francesco Ventura e dall'oncologa Paola Queirolo, incaricati dal giudice delle indagini preliminari per far chiarezza sul decesso della 40enne, scava a fondo di quanto successo per cercare di mettere a fuoco responsabilità e negligenze. Di sicuro al centro degli accertamenti medico legali c’è l'asportazione del neo alla donna, avvenuta al Centro Anidra di Borzonasca nell'ottobre 2018 senza anestesia e su un tavolo da cucina, e, soprattutto, in assenza di alcun successivo esame istologico sul materiale biologico asportato.

La ricostruzione clinica di quanto avvenuto

Per la ricostruzione clinica di quanto è accaduto alla 40enne, oltre alla documentazione medica dei ricoveri, si è proceduto a scandagliare anche le mail e i messaggi telefonici, ricavandone così il quadro clinico sintomatologico e la tempistica degli eventi.

Quel che ne esce è che l'operazione effettuata alla 40enne è stata eseguita, come dice la perizia, «con modalità inadeguate, esponendo la signora ad un notevole sofferenza per la mancanza di anestesia con anche necessità di punti di sutura e successivo alto rischio di infezione, per l'assenza di un ambiente sterile e idoneo a tale pratica.

Oltre a queste condotte censurabili messe in atto - soprattutto in presenza di una persona abilitata alla professione medica e quindi quanto meno deontologicamente obbligata a tutelare la salute fisica e psichica del paziente anche al di fuori dell'abituale attività - alla signora Repetto è stata negata la possibilità di una corretta diagnosi e contestualmente di una corretta terapia chirurgica o medica e di un adeguato follow up (...) La presa in cura di una paziente da parte di un professionista medico-chirurgo anche solo per una "medicazione" o una "asportazione" di una lesione cutanea sanguinante avrebbe dovuto essere accompagnata da una corretta e approfondita informazione tra medico e paziente soprattutto in merito alla necessità di effettuare un esame istologico per avere contezza della natura della lesione. Quindi pare evidente che alla signora Repetto sia stata negata ogni chance di diagnosi, cura e guarigione. Non averla tratta con adeguate terapie nelle fasi evolutive della malattia, ha comportato un significativo acceleramento del decesso» .
E ancora: «Se la paziente fosse stata ben informata in extremis si sarebbe potuto inviare il materiale asportato per l'analisi istologica in un istituto, centro, laboratorio privato».

I messaggi telefonici

Tra le centinaia di mail e messaggi, colpiscono i numerosi scambi di pareri sulla salute e sui sintomi, ai quali spesso si suggerisce di reagire con tisane o rimedi fai da te. Una perizia che inchioda ulteriormente le posizioni del medico chirurgo Paolo Oneda, 47 e del santone Vincenzo Bandinelli, 68, accusati entrambi di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Roberta, avvenuta nell'ottobre 2020. Ma che non solleva neanche le posizioni di Teresa Cuzzolin, amministratrice del Centro e la psicologa Paola Dora.
In una mail della signora Dora al santone Bendinelli dell’ottobre 2018, di fatti, pare che la stessa fosse presente all’intervento: «...Mi ha poi raccontato Paolo che la mattina dopo Bobby gli ha mandato un messaggetto carino, gentile tipo che "Sperava lui tornasse presto dalla sua paziente". Quella con Bobby e il suo neo verrucoso è stata un'esperienza unica, di grande coraggio, è stata una guerriera! Un onore per me esserci e voglio questa esperienza mi dia una direzione di forza e coraggio. Credo anche per Paolo un'esperienza di grande coraggio, collegamento e fermezza».
In un altro messaggio Roberta chiede a Oneda: «Quel coso che mi avevi tolto cosa era? Perché dicono che l’origine potrebbe essere un neo. Neo verrucoso? In caso lo dicessi chi posso dire di avermelo tolto per non metterti in mezzo?». Il dott. Oneda, quindi, le risponde: «Era un nevo verrucoso. Tolto perché sanguinava perché si grattava e non hai voluto fare istologico.… Non credo ti chiedano chi ha tolto nevo ma se hai istologico e tu non hai voluto fare istologico. In ogni caso non sei tenuta a dire chi te l’ha tolto o a ricordare il suo nome se non vuoi dirlo».

La sintomatologia riferita dalla donna, in numerosi messaggi/mail a diversi interlocutori nel corso del tempo, è diventata sempre più forte e, cita la perizia, «è stata sottovalutata sia dalla sig.ra Repetto che dai diversi interlocutori, tra cui il medico-chirurgo dott. Oneda. Alla signora Roberta Repetto sono state negate tutte le opzioni terapeutiche disponibili per ogni stadio della malattia, che avrebbero ragionevolmente portato se non alla guarigione perlomeno ad un lungo periodo di sopravvivenza (...). In conclusione l’evoluzione della malattia poteva essere rallentata in ogni momento della storia naturale del melanoma, fino all’agosto 2020, quando la sig.ra Repetto presentava senz’altro metastasi a distanza ma non incurabili per un performance status ancora discreto».

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