All'Auditorium Campodonico di Lavagna arriva "La bestia di Bolzano"
Venerdì 2 febbraio alle 17.15 Stefano Catone dialogherà con la giornalista Claudia Sanguineti
Secondo incontro di Letture Resistenti: venerdì 2 febbraio alle 17.15 all’Auditorium Campodonico di Lavagna, arriva la presentazione di “La Bestia di Bolzano” (2022, ed. People) di Stefano Catone. L’evento è promosso dall’Anpi di Lavagna e Valli Aveto-Sturla-Graveglia, in collaborazione con la Libreria dei Fieschi e patrocinato dal Comune di Lavagna. L’autore oltre a presentare il libro dialogherà con la giornalista e redattrice de Il Nuovo Levante Claudia Sanguineti.
C'è un prima e dopo, non si può dimenticare
«Queste letture sono, ancora una volta, un’occasione per fare memoria pubblicamente e per mantenere viva nei cittadini la consapevolezza dei diritti e dei doveri», ricorda l’Anpi.
Michael Seifert è un uomo come tanti. Ha lavorato una vita, ha un famiglia, frequenta la parrocchia. Eppure, alla fine degli anni '90, riceve all'indirizzo di casa sua, a Vancouver, un avviso di garanzia: il tribunale militare di Verona ha aperto un fascicolo su di lui. Gli sono contestati fatti molto gravi - trattamenti inumani e degradanti, uccisioni - avvenuti a cavallo tra il 1944 e il 1945 nel lager di Bolzano. Dove sorgeva il lager sono state costruite delle palazzine negli anni '60, forse per dimenticare una storia troppo dolorosa. Eppure, sessant'anni dopo, un procuratore riapre il caso, fino alla condanna di quello che fu chiamato "il boia di Bolzano".
«Quanto accaduto nel Lager di Bolzano – e più in generale: quanto accaduto con l’orrore delle persecuzioni nazifasciste – segna un blocco nel fluire della storia. C’è un prima e c’è un dopo il nazifascismo. C’è un prima e c’è un dopo i Lager. C’è un prima e c’è un dopo l’Olocausto. C’è un prima e c’è un dopo il genocidio. Quando vengono commessi crimini contro l’umanità, la continuità della storia diventa un problema rilevante: non è possibile “lasciarsi tutto alle spalle”, non è possibile andare avanti come se nulla fosse successo. E qui torna l’esigenza di fare memoria pubblicamente, di non dimenticare».