Avviate le operazioni di restauro e sistemazione del cippo romano del Monte Ramaceto
Una volta concluse, verrà esposto al pubblico nel Museo archeologico e della città di Sestri Levante
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Lo scorso giovedì 6 febbraio sono partiti i lavori di restauro per il cippo rinvenuto nell’aprile 2024 sulla sommità del Monte Ramaceto, a pochi metri dell’Alta Via dei Monti Liguri, in prossimità del confine tra i comuni di Orero e San Colombano Certenoli.
Il cippo
Si tratta di un reperto importantissimo per il nostro territorio e non solo, poiché è identificabile come una rarissima tipologia di testimonianza epigrafica, che in piena Età Romana, quasi 2000 anni fa, segnava il confine tra un latifondo di proprietà diretta dell’Imperatore romano e i terreni di altri, forse del municipio della città di Genua (attuale Genova); si tratta di una scoperta del tutto eccezionale e di importanza a livello nazionale.
E’ infatti la seconda attestazione nota in tutto il territorio italiano di tale tipologia di cippi, con iscrizioni sulle due “facciate” riferibili all’età imperiale romana (II secolo d. C.);
Il primo era stato rinvenuto sempre sul Monte Ramaceto nell’ottobre 2015. Così ora, a quasi dieci anni dal recupero del primo cippo confinario, già allestito al MuSel - Museo Archeologico e della città di di Sestri Levante, proprio al MuSel, i restauratori del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le provincia di La Spezia, hanno avviato i lavori per il necessario intervento di raffinata pulizia, che permetterà di approfondire lo studio della grafica e l’accertamento di eventuali forme di scalpellatura.
Al termine di questo intervento si potrà procedere con l’esposizione al pubblico.
Le dichiarazioni
“Quando ho appreso del ritrovamento del cippo e della sua collocazione all’interno del Museo di Sestri Levante, ho provato una profonda emozione. Sapere che un reperto di tale rilevanza sarà accessibile alla nostra comunità è motivo di grande orgoglio. Non solo per il valore storico dell’oggetto in sé, ma soprattutto per ciò che rappresenta: un ponte tra passato e presente. Attraverso manufatti come questo, dai più semplici ai più preziosi, la storia continua a parlarci, restituendo voce anche a chi ne è stato protagonista, spesso nell’ombra delle pagine dei libri – sottolinea l’assessore alla Cultura, Maura Caleffi -. A nome dell’Amministrazione, desidero esprimere un sincero ringraziamento a Marzia Dentone, conservatrice del MuSel, e alla Soprintendente, arch. Cristina Bartolini, per il prezioso lavoro svolto nella tutela e valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale”.
“È straordinario seguire le operazioni di restauro e contribuire così alla fruizione e valorizzazione del secondo cippo del Monte Ramaceto, che arricchirà l'esposizione, rafforzando ulteriormente la visione del MuSel come un "museo territoriale". Questo museo racconta questa porzione del Levante Ligure, nella sua essenza storica e culturale, dimostrando il legame indissolubile fra la costa e l'entroterra, perchè il paesaggio è il prodotto di una frequentazione umana con una lunga storia e un’organizzazione unica e irripetibile. I reperti e gli allestimenti del MuSel si propongono come la sintesi del territorio, inteso come un'unica entità geografica, storica e sociale. È proprio per questa ragione che credo fermamente nel valore di questa nuova testimonianza, che racchiude una "visione complessa" dell’Impero Romano, che si era avvicinato anche al nostro territorio, e offre l'opportunità di analizzare prospettive politiche, strategiche e culturali, nonché lo sviluppo della viabilità e delle attività produttive, tra montagna e costa.
Un ringraziamento particolare va ai due escursionisti, Roberto Boiardi e Giacomo Bracchi, i quali, avendo notato questa pietra incisa, hanno avuto la capacità di comprenderne il valore come fonte archeologica facendo fin da subito l’opportuna segnalazione alla Soprintendenza", commenta la conservatrice del MuSel, Marzia Dentone.
"Ci stiamo avvicinando passo passo all’allestimento del cippo del Ramaceto nella sede dove potrà al meglio essere conservato e compreso."- dichiara la Soprintendente, arch. Cristina Bartolini:
L’impegno per addivenire a questo momento da parte del nostro ufficio non è stato di poco conto e si è sviluppato sulla scorta di una decisione non banale: spostare il reperto dalla sua sede originaria. Sicuramente avremmo preferito lasciarlo sul posto laddove esplicava/visualizzava la sua funzione, quella di definire un confine, ma ha prevalso il timore per la sua conservazione: sono sotto gli occhi di tutti gli innumerevoli atti vandalici che, senza alcuna ragione di essere, deturpano il patrimonio culturale.
Ora il reperto, dopo lo scavo archeologico attraverso cui è stato portato alla luce, è al sicuro e in questo giorni è sottoposto ad un intervento conservativo, che avvalendosi delle straordinarie competenze dei restauratori della Soprintendenza, permetterà di valorizzarlo nel migliore dei modi nella sede che riteniamo più idonea per la sua fruizione.
Si tratta di un reperto epigrafico, la cui importanza deriva, così come per quello rinvenuto nel 2015, oltre che dal carattere di eccezionalità, dai significati storici di cui è portatore quando si vada ad inquadrarlo nel contesto del popolamento del nostro territorio in età romana.
È in ragione di questa necessità di inquadramento storico che si è valutato che il luogo per la sua esposizione dovesse essere il Museo archeologico e della città di Sestri Levante, laddove sono conservate le testimonianze archeologiche che narrano la storia del Tigullio dalla preistoria fino all’età Romana.
Con il Comune di Sestri Levante, che si ringrazia per le sinergie che da anni sviluppa con il nostro Ufficio, anche attraverso le attività del Musel, si sta pensando ad un’inaugurazione dell’allestimento che possa essere momento di stimolo per focalizzare l’attenzione su quanto conosciamo del territorio in età romana e per evidenziare quali problematiche storiche debbano auspicabilmente indirizzare il prosieguo delle ricerche archeologiche.
A questo proposito vogliamo ancora una volta ribadire l’importanza del ruolo rivestito per la conservazione del territorio da coloro che lo vivono, la cui sensibilità è determinante per aggiungere o distruggere i tasselli della storia prodotti dalle testimonianze archeologiche.
Quindi colgo ancora una volta l’occasione per ringraziare la dott.ssa Nadia Campana, funzionaria archeologa della Soprintendenza che ha diretto tutte le attività, e gli scopritori Roberto Boiardi e Giacomo Bracchi per la loro prontissima segnalazione oltre a Renato Lagomarsino che si spende da anni per conoscere e far conoscere il nostro territorio, sensibilizzando costantemente chi lo vive a preservarne e valorizzarne le memorie.
Cogliamo poi ancora una volta l’occasione per ringraziare chi ci ha prestato la propria collaborazione nel corso dell’intervento: i proprietari del terreno da cui proviene il cippo, il comune di San Colombano Certenoli, quello di Orero e il Parco dell’Aveto, che hanno sostenuto la Soprintendenza nel corso dell’indagine concedendo ogni supporto istituzionale, e infine ancora una volta gli archeologi che hanno effettuato l’indagine archeologica in un contesto logistico che non era dei più facili".