Fontanabuona

In Val Fontanabuona si conclude l'Ottobre Colombiano

Con l'esposizione degli elaborati e la premiazione, sabato 11 al Lascito Cuneo di Calvari le scuole della vallata

In Val Fontanabuona si conclude l'Ottobre Colombiano
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Si conclude sabato 11 (inizio ore 15) al Lascito Cuneo di Calvari l’Ottobre Colombiano in Fontanabuona, la pluridecennale iniziativa promossa nei primi anni ’90 dall’associazione “Colombo Fontanabuona 2000” e da alcuni anni portata avanti dal Centro Culturale Lascito Cuneo con la condivisione e il sostegno dell’Istituto Comprensivo di Cicagna e del Comune di Moconesi.

Protagoniste le scuole della vallata

Protagoniste sono le scuole della vallata, che hanno risposto numerose all’invito di soffermarsi su alcuni temi collegati alla figura di Cristoforo Colombo: la sua ascendenza fontanina, l’avventuroso viaggio attraverso l’oceano e la scoperta del Nuovo Mondo con gli effetti che ne derivarono, non ultima l’emigrazione, importante pagina di storia per la Fontanabuona.

Dieci sono le scuole che hanno partecipato, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, con diciassette elaborati, alcuni dei quali, meno impegnativi, già presentati a Terrarossa di Moconesi in occasione della celebrazione colombiana del 12 ottobre scorso.

Sotto la guida degli insegnanti gli allievi dei vari plessi si sono dedicati a ricerche che hanno prodotto dei lavori veramente originali, lasciando spazio in alcuni casi anche alla fantasia.

La scuola dell’infanzia di Favale ha presentato l’album “fotografico” dei primi anni di Colombo, l’infanzia di Gattorna due lavori (la casa di Colombo e un album-diario illustrato), l’infanzia e la primaria di Lumarzo il Giornale di bordo dalla partenza da Palos al ritorno in Spagna, la pluriclasse primaria di Ognio un cartellone con immagini della scoperta, la pluriclasse primaria di Favale un pannello con la risposta alla domanda “Ma Cristoforo Colombo… chi sei?” nonché una serie di disegni “colombiani” ispirati allo stile dell’arte pop di Andy Warhol, la pluriclasse primaria di Isolona un manufatto tridimensionale del viaggio e una pergamena con poesia, la quinta classe della primaria di Gattorna una raccolta di testi poetici dal titolo “In viaggio con Colombo”.

Seguono le cinque classi della primaria di Calvari con un grande “gioco dell’oca” in diciassette quadri per raccontare il personaggio, i suoi sogni, il viaggio e le scoperte, e la primaria di Monleone con un lavoro per ognuna delle cinque classi, in quest'ordine: “Cristoforo Colombo, uno che diceva finché c’è mare si può navigare”, “L’alfabeto di Colombo dalla A alla Z”, “In viaggio con Colombo : una giornata da marinaio”, “Sapresti navigare su un veliero? Consigli utili con esempi spiritosi” ed infine “Il viaggio e la speranza”, una ricerca che prendendo spunto da una lettera giunta dall’America nel 1931 ricostruisce la vita di chi lasciò il paese e attraversò l’oceano per mettere a profitto nelle terre scoperte da Colombo le proprie capacità e la propria intraprendenza confidando in un’esistenza migliore.
Un lavoro di ricerca che sarà illustrato in occasione della premiazione è stato altresì compiuto in forma digitale dalla Secondaria di primo grado di Gattorna.

Il viaggio di Colombo dall'entroterra di Sori a Rapallo, sino in Fontanabuona e poi a Quinto e a Genova

Ricorda Renato Lagomarsino:

"Ogni anno in Fontanabuona si celebra l’Ottobre Colombiano. La presenza in vallata degli Avi del grande navigatore genovese è il motivo che sta alla base dell’iniziativa avviata nel 1992 in occasione del V Centenario della scoperta dell’America.

Proprio per questa storica ricorrenza Paolo Emilio Taviani, non soltanto un politico ma anche eminente studioso di Colombo e presidente del Comitato Nazionale Colombiano, volle che venissero pubblicati i risultati aggiornati degli studi sul grande navigatore genovese. Ne venne la “Nuova Raccolta Colombiana”, stampata dall’Istituto Poligrafico dello Stato, una collana di ventidue volumi tra i quali spiccano i due tomi dei “Documenti genovesi e liguri” curati da Aldo Agosto, responsabile per una trentina d’anni dell’Archivio di Stato di Genova.

Si deve a questo studioso un dettagliato albero genealogico dei Colombo con precisi riferimenti ai documenti pubblicati, il primo dei quali riguarda “Johannes de Columbo de Moconexi”, Giovanni dei Colombo di Moconesi, il nonno di Cristoforo.

Con uno studio successivo, presentato a Valladolid nel 2006 e pubblicato negli Atti di un Convegno cui aveva partecipato, Aldo Agosto ha anche sfatato l’origine piacentina dei Colombo, che in passato era stata vista come molto probabile. E’ infatti riuscito a individuare, attraverso atti notarili, il loro luogo d’origine, che è nella valle di Sori, in una località denominata Casaleto, nei pressi di Teriasca, e ne ha seguito gli spostamenti, dapprima a Rapallo e in secondo momento sulle alture della città, a Sant’Ambrogio della Costa, da dove tuttavia i Colombo hanno continuato a conservare relazioni con l’ambiente marittimo e commerciale di Genova.

Il primo rapporto con la Fontanabuona Aldo Agosto lo ha trovato in un documento del 1261, nel quale viene citato un Guglielmo Colombo quale proprietario di un appezzamento in località Valle Sorda, nome tuttora vivo nel territorio tra Canevale e Coreglia. In un documento di poco posteriore, il terreno di un non meglio specificato Colombo, evidentemente persona ben nota, viene indicato come confine di una proprietà ai Piani di Coreglia.

Non si sa (ma altri documenti potrebbero ancora emergere dalle filze dell’Archivio) quando avvenne il trasferimento dei Colombo nel territorio di Moconesi, ma da altri documenti Aldo Agosto ha potuto scoprire che il padre di Johannes de Moconexi si chiamava Antonio, era figlio di Giovanni, veniva definito “di Rapallo” e che nel 1385 rivestiva l’incarico di console delle dogane a Genova.

Se ne dovrebbe pertanto dedurre che il loro arrivo a Moconesi sia avvenuto alla fine del ‘300-inizi del ‘400 e possa essere stato determinato, come ritiene Aldo Agosto, da motivi di carattere politico in un periodo di forti contrasti tra le famiglie più in vista di Genova. I Colombo erano infatti fedeli sostenitori dei Fieschi e Moconesi, assieme a Neirone-Roccatagliata, era a quell’epoca un loro feudo, e quindi un luogo sicuro.

L’atto in cui è citato Giovanni Colombo “de Moconexi” è del 21 febbraio del 1429 e riguarda l’affidamento del figlio Domenico, di undici anni, a Giovanni di Brabante, un bravo artigiano operante a Genova, affinché potesse apprendere “l’arte della lana”.

In quell’anno la famiglia non era più residente in Fontanabuona ma si era trasferita a Quinto, dove nel 1418 era nato Domenico, definito infatti “de Quinto”, a differenza di suo fratello Antonio, che essendo nato in Fontanabuona viene, come suo padre, detto “de Moconexi”. E’ proprio per questa differente definizione che l’abbandono della vallata può essere collocato negli anni immediatamente precedenti il 1418.

Oltre alla famiglia di Giovanni c’era in Fontanabuona anche quella di suo fratello Luca, pure lui detto “de Moconexi”, che nel 1435 risulta abitare a Quarto con due figli, Benedetto e Giovanni, ed un nipote, Angelino, tutti detti “de Moconexi” a testimonianza del loro luogo d'origine. Da un documento del 1462 si apprende che Giovanni, pur avendo una abitazione a Genova, risultava residente a Cicagna, nel quartiere del Ponte. Dove abitassero Luca Colombo e i suoi due figli prima di trasferirsi a Quarto non lo sappiamo, ma si può ipotizzare, come poi vedremo, che possa trattarsi di Ferrada.

A documentare i rapporti dei Colombo con la Fontanabuona non mancano legami di parentela. Giovanni, figlio di Antonio e cugino di Cristoforo, sposa Benedetta di Figarolo; Benedetto figlio di Luca sposa Maddalenetta di Dezerega; e altri Colombo li troviamo imparentati con gente della vallata: Battistina sposa un Musante, Geronima un Ferretto, Franceschetta un Leverone.

Queste relazioni con la vallata si ritrovano anche nei rapporti di lavoro. I Colombo, trasferitisi da Quinto a Genova, di preferenza trattano infatti per la loro attività, come risulta dai documenti, con persone provenienti dai paesi della Fontanabuona e dalle contigue vallate.

Per quanto riguarda la residenza di Giovanni (Johannes) Colombo, bisogna precisare che il riferimento a Moconesi (de Moconexi) va inteso nel senso di circoscrizione parrocchiale, non con il significato di centro abitato. Infatti una radicata tradizione locale ha sempre sostenuto che gli avi di Cristoforo abitavano non a Moconesi alto ma in località Terrarossa, e precisamente nel quartiere del Canto, dove dall'antica strada di fondovalle si staccava la diramazione verso Genova.

Alla fine dell’800 i resti della casa dove vivevano i Colombo erano così descritti da don Giuseppe Pescia, parroco di Cornia: “La casa porta ancora oggi il nome di Casa dei Colombi, ma è pressoché interamente ricostruita. Di antico resta un tratto di muro fino all’altezza di circa tre metri, con uno stipite di porta e una finestra”. Questi ruderi erano ancora presenti negli anni 50-60. Poi sono stati rasi al suolo per costruirvi un’autorimessa. Rimase solamente un moncone di muro sul lato nord, ma non più tardi di una decina di anni or sono anche quest'ultima testimonianza è stata cancellata per fare posto a un passo carrabile.

Che i Colombo del futuro scopritore del Nuovo Mondo fossero residenti a Terrarossa è attestato anche da una lapide che venne affissa nel 1914 al muro di un rustico di Ferrada ove, secondo la tradizione, abitavano altri Colombo. Vi si dice tra l'altro: “Questa lapide conserva la tradizione mantenuta nella famiglia De Ferrari che in Terrarossa di Moconesi ebbe i natali il grande navigatore Cristoforo Colombo”. Forse era proprio questa l’abitazione di Luca e dei suoi figli.

Ma c’è un ulteriore elemento, molto significativo, messo in risalto da Aldo Agosto. Nello stemma adottato da Cristoforo su concessione dei Reali di Spagna al ritorno dal primo viaggio al di là dell’oceano vi sono due motivi che si richiamano al luogo d’origine della famiglia: una banda azzurra quale riferimento allo stemma dei Fieschi, feudatari della zona e protettori dei Colombo, e il capo di color rosso, da interpretarsi, nel linguaggio araldico, come un riferimento a Terrarossa, la località da cui “discesero” i Colombo.

Un ultimo riferimento a Terrarossa è quanto scrive Fernando Colombo, figlio di Cristoforo, nelle sue “Historie”, ossia che suo padre si è talvolta definito “de Terra Rubra” e che suo fratello Bartolomeo, esperto in carte nautiche e portolani, aveva firmato il mappamondo donato a Enrico VII re d’Inghilterra “Bartholomaeus Columbus de Terra Rubra”. In entrambi i casi, fa rilevare Aldo Agosto, la definizione non va intesa come luogo di nascita ma come un richiamo alla terra degli avi, con la quale i Colombo hanno sempre dimostrato di conservare forti legami.

Ben a ragione, quindi, Terrarossa e la Fontanabuona hanno il dovere di tramandare queste notizie e riaffermare il ruolo di una stirpe da cui ha tratto origine “il coraggioso, l’intrepido, che sfidando l’ignoto donò al mondo un emisfero”. Come scrisse, in versi, il poeta “moconesino” Giuseppe Siria".

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