Nigel Tapper al Riviera Film Festival: «Le città italiane devono cambiare per adeguarsi ai cambiamenti climatici»

Il premio Nobel, presidente della giuria del Riviera International Film Festival per la sezione documentari, sarà domani a Portofino con una conferenza sul clima

Nigel Tapper al Riviera Film Festival: «Le città italiane devono cambiare per adeguarsi ai cambiamenti climatici»
Pubblicato:

Nigel Tapper, premio Nobel e presidente di giuria per i documentari al Riviera Film Festival di Sestri Levante, sarà domani a Portofino con una conferenza sull’adattamento delle città globali ai cambiamenti climatici.

Tapper a Portofino

Il Presidente della Giuria Documentari del Riviera International Film Festival Nigel Tapper sarà domani (4 maggio 2018, ore 18) al Teatrino di Portofino con una conferenza dal titolo “Building cooler, healthier global cities as critical adaptation to climate change". Nigel Tapper è un climatologo dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che nel 2007 vinse il Premio Nobel per la Pace con Al Gore grazie agli “sforzi per costruire e diffondere una maggiore conoscenza sui cambiamenti climatici causati dall’uomo, e per aver gettato le basi per le misure necessarie per contrastare tali cambiamenti”.

Quanto è importante l’inserimento di una sezione documentari in un festival del cinema come questo?

«Credo che sia fondamentale - spiega Tapper - che le persone siano informate su argomenti come questo. La televisione veicola sì dei messaggi, che sono importanti per informare le persone, ma, purtroppo, mi rendo conto che non arrivano interamente al pubblico che non legge giornali o documenti scientifici. E qui vanno a inserirsi i documentari, imprescindibili per informare sul cambiamento climatico, sulla sostenibilità e sul mondo che ci circonda».

C’è veramente un allarme pianeta?

«Sì, e soprattutto non si sente una grandissima risposta. L’evidenza e l’importanza di trattare argomenti come il cambiamento climatico è chiara, e pian piano la consapevolezza sta aumentando. Sono stati fatti importanti passi avanti per attenuare e per adattarsi a questo cambiamento climatico. questo è il mio ruolo, come climatologo: il mio focus specifico è fornire risposte sull’adattamento, da parte delle città, al cambiamento climatico».

Le città italiane

«Una delle problematiche più spinose riguarda sicuramente l’adattamento. Per le città statunitensi o australiane è un po’ più facile rispetto a quelle europee, in particolare per quelle italiane, per un “problema” di eredità e struttura delle città. Sono posti bellissimi, che spesso incontrano difficoltà ad accettare il cambiamento. Bisogna intervenire su questo, ma modificando qualcosa non tutto. Un suggerimento potrebbe essere un approccio interno, come cambiare le strade o la pavimentazione. Città dell’Australia e degli Stati Uniti si stanno già muovendo in questa direzione, riuscendo a ottenere i primi buoni risultati».

Cosa può fare l’uomo?

«Ci sono tante cose che l’uomo può fare, come concentrarsi sulle città stesse. Uno degli approcci possibili riguarda la mitigazione: ciò che mi sento di consigliare è questo, piantare alberi e irrigarli. Adattarsi in questo modo ha già portato grandi benefici».

Riscaldamento globale, consumo di CO2 e consumo di carne

«Questa è una questione molto specifica, che esula dalla mia ricerca. Consumare carne è una risorsa, ma bisogna anche parlare di consumo dell’acqua. In entrambi i casi il consumo rappresenta una problematica per l’ambiente. Ogni essere umano ha però una predisposizione nel mangiare ogni tipo di animale, e questo riguarda molti produttori di carne in tutto il mondo. In questo senso, ha poco senso abolire il consumo carne, che rappresenta una buona risorsa con ottimi valori nutrizionali».

Estinzioni

«Un’altra problematica, con grandi ripercussioni sull’ambiente, a cui è necessario porre rimedio, sono le estinzioni, difendendo a spada tratta le differenze e le specificità degli animali. La caccia all’avorio, per esempio, sembra un problema lontano e strettamente legato al territorio, ma non ci rendiamo conto che l’estinzione di un animale come l’elefante potrebbe cambiare drammaticamente l’intero ecosistema».

Seguici sui nostri canali