domenica 31 luglio

Sergio Rubini a Chiavari per il Dionisio Festival

Porterà in scena lo spettacolo "Ristrutturazione". Ingresso gratuito

Sergio Rubini a Chiavari per il Dionisio Festival
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Prosegue il Dionisio Festival, la rassegna teatrale organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Chiavari insieme a Davide Paganini, direttore artistico e noto attore italiano.
Sergio Rubini sarà il protagonista del terzo appuntamento, previsto domenica 31 luglio alle ore 21 in piazza N.S. dell’Orto. L’attore porterà in scena lo spettacolo “Ristrutturazione”, un racconto confidenziale, accompagnato e intervallato dalla performance della band “Musica da Ripostiglio”, della ristrutturazione di un appartamento che porterà all’esasperazione il padrone di casa. L’edizione 2022 del Dionisio Festival si concluderà sabato 16 agosto con Enzo Paci in “Enzo Paci Show”, con la partecipazione di Romina Uguzzoni.
Confermata anche per quest’anno la media partnership con il Secolo XIX. Tutti gli spettacoli sono ad ingresso gratuito. Per info consultare il sito www.dionisiofestival.it

Lo spettacolo

31 Luglio SERGIO RUBINI con lo spettacolo “RISTRUTTURAZIONE”. Musiche eseguite dal vivo da Musica da Ripostiglio.
“Ristrutturazione” è il racconto della ristrutturazione di un appartamento, un viavai di architetti e ingegneri, allarmisti e idraulici, operai e condòmini. Una pletora di personaggi competenti e incapaci, leali e truffaldini, scansafatiche ed operosi fino all’esaltazione che si avvicendano nella vita dello sfortunato padrone di casa stravolgendola senza pietà. E questa vita sconvolta lo è ancor di più se i padroni di casa sono due, un Lui e una Lei, con i loro diversi punti di vista, la loro diversa capacità di resistere all’attacco quotidiano delle truppe corazzate che trasformano il loro “nido” in una casa occupata. E quando il tubo di scarico si intasa allagando la camera da letto, sembrerebbe che anche le fondamenta che reggono la stabilità della coppia stiano per cedere…
Accompagnato e intervallato dai motivi dalle atmosfere di una band musicale, il racconto prende il via da molto lontano: una prima casetta a Roma, un seminterrato con un problema idraulico per il quale si offre di dare una mano un maldestro autista di cinema che finirà per trasformare il seminterrato in una piscina; e poi il bell’attico tra i tetti della capitale dall’affitto galattico dove però non funziona niente, dal citofono all’acqua calda. Per finire con l’acquisto, tanto desiderato, di una casa propria, la prima casa, ed è allora che il fenomeno della ristrutturazione si abbatte sui due sventurati inesorabilmente.
Una vasca da bagno da costruire in loco, delle tende automatizzate, l’installazione dell’allarme e delle relative telecamere, l’azzeramento di un vergognoso odore di fogna che non molla la presa per ben trenta giorni. Queste le stazioni attraverso le quali si snodano le vicissitudini del protagonista e della sua compagna che a loro volta vengono fuori da quel turbinio di eventi, stressati ma ristrutturati… Ma l’arrivo della pandemia azzera tutto, imponendo nuove regole e nuovi codici: un nuovo mondo che necessita a sua volta di una ristrutturazione profonda e collettiva per poter ricominciare a girare.

L'attore

Dopo alcune esperienze radiofoniche, Sergio Rubini esordisce sul grande schermo nel 1985 con “Figlio mio, infinitamente caro…", a cui faranno seguito nel corso di un anno “Desiderando Giulia” e “Il caso Moro”. Nel 1987 svolse i provini per interpretare il ruolo di Fellini giovane per la pellicola “Intervista”, e con sua grande sorpresa riuscì ad ottenere la parte. Anche se il maestro di Rimini lo considerava più somigliante a Vittorio De Sica che a sé stesso, appena lo vide di persona per la prima volta gli disse: "Complimenti, signor Rubini, lei, all'opposto della maggioranza degli attori, assomiglia alle sue fotografie"[senza fonte]. Il primo ruolo da protagonista lo ottiene lo stesso anno nell'opera prima di Giuseppe Piccioni, “Il grande Blek”. La sua esperienza nel cinema subisce una svolta nel 1989, anno in cui incontra l'autore e sceneggiatore Umberto Marino, con cui inizierà un lungo sodalizio artistico. Nel 1990 esordisce come regista con “La stazione”, film tratto da un'opera teatrale proprio di Marino con cui vince come miglior film alla Settimana internazionale della critica al Festival di Venezia, cui seguono “La bionda” (1993), la commedia “Prestazione straordinaria” (1994), sul tema delle molestie sessuali, “Il viaggio della sposa” (1997), “Tutto l'amore che c’è" (2000), “L'anima gemella” (2002), "L'amore ritorna" (2004), “La terra” (2006), “Colpo d’occhio" (2008), “L'uomo nero" (2009), “Mi rifaccio vivo” (2013) e “Dobbiamo parlare" (2015). Il suo modo di fare cinema sarà influenzato anche da due figure fondamentali: l'attrice Margherita Buy, compagna di lavoro e poi di vita, e il regista Gabriele Salvatores che, con “Nirvana" (1997), “Denti" (2000) e “Amnèsia” (2002), ne estrapolerà l'aspetto surreale. Attraverso Salvatores, Sergio Rubini entra in contatto con il gruppo, che comprende una grossa fetta del Teatro dell'Elfo (Bebo Storti, Antonio Catania, Elio De Capitani, Paolo Rossi, Claudio Bisio, Gigio Alberti) e altri attori come Diego Abatantuono e Silvio Orlando. Nel frattempo continua a lavorare come attore in film di altri registi, come Giuseppe Piccioni (“Chiedi la luna", 1991), Carlo Verdone (“Al lupo al lupo”, 1993), Giuseppe Tornatore (“Una pura formalità”, 1994), Pino Quartullo (“Storie d'amore con i crampi”, 1995), Francesca Archibugi (“L'albero delle pere”, 1998), Anthony Minghella ("Il talento di Mr. Ripley”, 1999), Alessandro Piva ("Mio cognato2, 2003), Mel Gibson (“La passione di Cristo", 2004); Giovanni Veronesi (“Manuale d’amore", 2005; “Manuale d'amore 2” - Capitoli successivi, 2007; “Genitori & figli - Agitare bene prima dell’uso", 2010). Le collaborazioni con Alessandro D'Alatri (“Commediasexi”, 2006), Giulio Manfredonia (“Qualunquemente”, 2011), Ettore Scola (“Che strano chiamarsi Federico”, 2013) ottengono scarso riscontro ai botteghini e (“Ilbenemio”, 2017). Da diversi anni è docente di recitazione cinematografica presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica; tra i suoi progetti didattici più importanti si ricordano i lungometraggi “6 sull’autobus" (2012) e “Fuori sede” (2016), realizzati con gli allievi di recitazione e regia dell'accademia. Nel 2020 è regista e attore in uno spot pubblicitario della Nuova Barilla.

Nel 1990 “Per La stazione” si aggiudica il Nastro d'argento e il David di Donatello per la migliore opera prima. Nel 2008 a Bari, nel corso dell'evento Extra, il Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola lo ha nominato Ambasciatore dell'olio extravegine di oliva nel mondo. Il 9 aprile 2011 riceve dal Foggia Film Festival il Premio Figlio di Puglia. Nel 2009 ha ricevuto il Premio Federico Fellini 8½ per l'eccellenza artistica al Bif&st di Bari.

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