Alunni delle Pascoli a lezione di «Zeneize»

Dal 16 ottobre sei classi si cimentano con la lingua del territorio

Alunni delle Pascoli a lezione di «Zeneize»
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Il genovese torna tra i banchi di scuola. Merito del maestro e nonno Bruno Minardi, che dal 16 ottobre ha iniziato le sue lezioni nelle classi terze, quarte e quinte della scuola primaria «G. Pascoli».

Il genovese a scuola, per Minardi «non un dialetto, ma una vera e propria lingua»

Minardi, 86 anni compiuti lo scorso luglio, ha iniziato questa avventura 14 anni fa e oggi conta quasi 500 alunni sparsi in tutta la provincia di Genova. «Non mi ritengo nessuno, sono solo un appassionato che ama rivolgersi a quelli che saranno gli uomini e le donne di domani – spiega “Nonno Bruno” -. Come in atletica, anche nel caso del genovese c’è bisogno di atleti che passino il testimone alle generazioni future, affinché la parlata non si perda».

Nativo del centro storico di Genova, Minardi ha lezioni ogni giorno, da settembre a giugno, dividendosi tra Uscio, Calvari, Monleone, Cicagna, Lorsica, Isolona, Sestri Levante, Casarza Ligure, Zoagli, Santa Margherita e, da adesso, anche Rapallo. «Sono emozionato e felice per questa avventura: Rapallo è un campo completamente nuovo per me, e mi fa un immenso piacere che ben sei classi abbiano aderito al progetto – prosegue Minardi -. In queste lezioni c’è tutta la mia vita: nei mesi estivi, lontano dai ragazzi, mi sento perso, e la solitudine si fa sentire».

Nel tempo libero il maestro prepara le sue lezioni: fa schede e fotocopie, scrive poesie e spettacoli teatrali che poi gli alunni interpreteranno, rigorosamente in genovese, in occasione dei saggi. Ma guai a chiamarlo dialetto: Minardi ci tiene a sottolineare che la parlata genovese rappresenta una lingua a tutti gli effetti, che assume forme diverse percorrendo la regione da Ventimiglia a La Spezia. «La prima lezione è comune a tutte le classi: un breve cenno ai primi abitanti della Liguria, alla loro provenienza e ai loro spostamenti, poi passo all’analisi delle differenze tra le varie pronunce – spiega il maestro -. Dopo vengono la fonetica, con tutti quei suoni e accenti che non esistono in italiano, i proverbi e le tradizioni del passato. In alcune scuole abbiamo persino tradotto in genovese Giulietta e Romeo e la favola di Biancaneve».

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