i dati nel levante

Poste Italiane, 150 anni di Risparmio Postale

Oggi a Roma la cerimonia con il presidente Mattarella e altre autorità. I dati della nostra provincia

Poste Italiane, 150 anni di Risparmio Postale

Un libretto di Risparmio, una firma, qualche moneta messa da parte con fiducia. Da quel gesto, semplice e quotidiano,  150 anni fa è iniziata una delle più straordinarie storie collettive del nostro Paese: quella del risparmio postale. Oggi, giovedì 30 ottobre 2025, all’interno del Centro Congressi La Nuvola di Roma, è stata celebrata una lunga storia di fiducia, responsabilità e futuro. Anche Il Nuovo Levante era presente alla cerimonia che celebra 150 anni di risparmio postale e 100 anni di buoni fruttiferi postali.

150 anni fa è nata la storia del risparmio postale

A rappresentare tutti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricordato:

“La storia del risparmio postale è la storia dell’Italia che ha creduto nel domani, anche nei momenti più difficili”.

Accanto a lui, la presidente di Poste Italiane Silvia Rovere e l’amministratore delegato Matteo Del Fante hanno ripercorso l’evoluzione di un modello unico al mondo, che ha saputo unire sicurezza, fiducia e progresso sociale. Con loro, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti; il ministro delle Imprese e del Made in Italy Aldolfo Urso, i presidenti di Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane, Giovanni Gorno Tempini e Silvia Maria Rovere, l’amministratore delegato di CDP, Dario Scannapieco, il direttore generale di Poste Italiane, Giuseppe Lasco. Presenti rappresentanti delle istituzioni politiche, finanziarie italiane, ecclesiastiche e oltre 200 sindaci.

Nelle immagini sul grande schermo, libretti ingialliti dal tempo, sportelli di provincia, volti di portalettere, bambini che depositano la loro prima moneta. Una narrazione che unisce memoria e identità, mostrando come il risparmio postale non sia solo economia, ma educazione civica e sentimento nazionale.

Il presidente Mattarella

I numeri della fiducia

Oggi in Italia sono attivi più di 30 milioni di libretti postali. La rete di 12.800 uffici raggiunge ogni paese, anche il più piccolo. Ogni sportello è un presidio di prossimità, un punto d’incontro tra passato e futuro, tra cittadini e istituzioni. E ogni risparmiatore — giovane o anziano, studente o pensionato — diventa parte di quella “storia silenziosa” che continua a costruire il Paese, giorno dopo giorno. La cerimonia di oggi si è conclusa con un messaggio rivolto ai giovani: custodire la memoria, ma anche immaginare nuove forme di fiducia.

Oggi il Risparmio Postale non è solo un modo per conservare denaro, ma un modo per credere nel futuro, in un’Italia più sostenibile, digitale e solidale. Come ha ricordato Del Fante,

“Risparmiare significa prendersi cura del domani. E questa cura, da 150 anni, è scritta nei libretti di milioni di italiani.”

150 anni dopo, il Risparmio Postale resta dunque una storia di persone, non di cifre: una storia fatta di mani che firmano e di progetti che si depositano nel tempo: dietro ogni storia, ogni libretto c’è una storia che guarda al futuro.

Il contesto della provincia di Genova

E  nel nostro territorio del Levante ligure? Libretti di risparmio e buoni fruttiferi postali si confermano tra le forme di risparmio più amate, infatti il 97% dei cittadini della Provincia di Genova ha scelto i tradizionali strumenti di risparmio postale quale soluzione di deposito e investimento.
Percentuale che conferma l’importanza di questi prodotti nelle scelte di risparmio degli italiani: in totale in Liguria, infatti, i Buoni Postali sono oltre 1 milione e i Libretti sono circa 700mila.

I libretti e i buoni divisi per regione

L’esperienza di Elisabetta Salvadori, direttrice dell’ufficio postale di Chiavari

 

Elisabetta Salvadori

Elisabetta Salvadori, 43 anni, dirige l’ufficio postale di Chiavari da un anno, dopo una prima esperienza da direttrice a Santa Margherita Ligure:

“Sono entrata in Poste Italiane nel 2008, come sportellista multilingue, in seguito ho gestito la sala consulenza per poi passare a ruoli maggiormente gestionali”.

Il Risparmio è uno dei capisaldi di Poste Italiane, Elisabetta ne parla volentieri, consapevole di come, negli anni, anche Buoni e Libretti Postali abbiano sposato la tecnologia:

“Siamo passati dai Buoni e Libretti cartacei a quelli dematerializzati, che sono molto più “Smart”, e l’abbiamo scritto anche sulle carte libretto che rilasciamo al posto del Libretto cartaceo. Adesso il Libretto sta nel portafoglio insieme alle altre carte e i Buoni sono collegati al rapporto così che ci sia più il rischio che il titolo possa essere perso o dimenticato in un cassetto anche dopo la scadenza. Inoltre tramite App puoi sottoscrivere e rimborsare tempo zero il tuo Buono e gestire la liquidità sul tuo Libretto”.

Il Risparmio Postale ha accompagnato generazioni di persone, che si sono affidate a Poste Italiane, per costruire il proprio salvadanaio:

“Da 150 anni accompagniamo l’italiano dalla nascita alla pensione, insegnando cosa significhi risparmiare. Non a caso siamo i più grandi risparmiatori in Europa. I neo genitori aprono il Libretto ai figli, nei primi mesi di vita, i nonni e gli zii regalano i Buoni Postali. Tutto questo permette al giovane adulto di trovarsi già da parte un piccolo gruzzolo da spendere o investire a 18 anni. Negli anni l’offerta si è ampliata al punto di rispondere ad ogni esigenza: i ragazzi e i pensionati hanno l’opportunità di ricevere tassi di interesse premiali con le offerte super Smart, oltre che con i Buoni Postali e la fascia media lavoratrice di crearsi dei piani di risparmio mensili, sia per il breve tempo che per scopo previdenziale, proteggendosi anche dall’inflazione. Tutto questo a zero costi e zero rischio”, conclude Elisabetta Salvadori.

150 anni di Risparmio Postale: la storia

La storia del Risparmio Postale inizia, ufficialmente, nel 1875 e ha due protagonisti: Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane. Il libretto postale diventa lo strumento con cui milioni di italiani iniziano a depositare i propri risparmi in modo sicuro, accessibile e con la garanzia dello Stato. Le Poste diventano l’alternativa alle banche, soprattutto per i piccoli risparmiatori. I libretti si possono aprire in poco più di 600 uffici postali, collocati principalmente in Comuni privi di qualunque cassa di risparmio. Il numero di uffici abilitati cresce rapidamente. Il risparmio viaggia, allora come oggi, lungo la rete capillare degli uffici postali, attualmente 12.755.
Un contributo alla diffusione dei libretti di risparmio postale viene anche dalle scuole. Gli allievi possono affidare i risparmi familiari che vengono annotati su una sorta di libretto di risparmio collettivo. Quando le somme versate da un allievo raggiungono l’importo minimo di una lira, viene aperto il vero e proprio libretto di risparmio. Con le stesse modalità si favorisce il risparmio anche in stabilimenti industriali e militari, opifici, manifatture e società di mutuo soccorso. I libretti postali varcano anche i confini nazionali: possono essere sottoscritti sulle navi e anche dagli italiani residenti all’estero. Nel 1900 sui libretti di risparmio postale vengono versati oltre 680 milioni di lire. Cinque anni dopo, nel 1905, i versamenti effettuati nell’anno superano il miliardo di lire. Anche il numero degli uffici postali abilitati continua ad aumentare.

Nascono i buoni fruttiferi postali

Cinquant’anni dopo il debutto dei libretti postali nascono i buoni fruttiferi postali. Istituiti nel 1924 e distribuiti dai primi mesi del 1925, questi nuovi strumenti di risparmio sono accolti con grande favore perché convenienti e rimborsabili in ogni momento. Le somme investite sono vincolate e offrono un tasso di interesse che cresce nel tempo, lasciando comunque ai risparmiatori la possibilità di disinvestire. Un successo certificato dai numeri: nel primo anno, infatti, gli italiani sottoscrivono circa 700 mila buoni fruttiferi postali. Nell’esercizio 1925-1926 vengono versati su libretti e buoni quasi 4 milioni di lire: l’ammontare complessivo del risparmio postale arriva a 10,4 miliardi di lire. Fra le due guerre i depositi dei risparmiatori superano di gran lunga i prelievi: si calcola che in un ventennio aumentarono del 243% fino a raggiungere il 18% del prodotto interno lordo dell’Italia nel 1942.
Il successo prosegue anche nella storia più recente, come confermato dal fatto che negli anni Novanta l’ammontare del Risparmio Postale è pari al 17% del Pil del Paese. La popolarità continua ancora oggi: il Risparmio Postale conta circa 27 milioni di sottoscrittori e ha raggiunto uno stock complessivo di circa 320 miliardi di euro. Oltre a essere cartacei, i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi postali oggi sono anche dematerializzati e possono essere acquistati e rimborsati anche online, attraverso il sito di Poste Italiane e l’app P. Sui buoni fruttiferi postali la tassazione applicata sugli interessi è agevolata ed è pari al 12,50%. I buoni, inoltre, sono esenti dall’imposta di successione.

Il “patto sociale” del Risparmio Postale

Il Risparmio Postale rappresenta il punto di connessione più profondo tra Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti. Da un secolo e mezzo, grazie al Risparmio Postale, milioni di italiani hanno potuto portare a termine i propri progetti di vita e dei loro familiari; consentendo allo stesso tempo, a Cassa Depositi e Prestiti, di utilizzare il denaro raccolto per promuovere la crescita del Paese: con impieghi finalizzati a finanziare i Comuni per la costruzione di strade, edifici scolastici e opere legate ai sistemi idrici e fognari, reti elettriche, ferrovie e ospedali. Grazie anche alla raccolta del Risparmio Postale, Cassa Depositi e Prestiti ha potuto finanziare la bonifica delle campagne intorno a Grosseto (1888); la ricostruzione di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908; la costruzione della Ferrovia Maremmana (1908); la realizzazione dell’Acquedotto pugliese (1911); l’ampliamento della rete telefonica, ferroviaria e la costruzione di autostrade.
Dopo la Prima Guerra Mondiale le risorse raccolte con il Risparmio Postale hanno finanziato la ricostruzione delle infrastrutture e il rilancio delle economie locali. Durante il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, hanno sostenuto l’equilibrio del sistema economico. Nel dopoguerra, invece, i fondi raccolti hanno alimentato la ricostruzione e il miracolo economico, con attenzione particolare al riequilibrio tra Nord e Sud, al rilancio dell’industria meccanica, alla realizzazione di infrastrutture strategiche per il Paese e a progetti di edilizia popolare come Villa Gordiani a Roma (1952). Il risparmio postale finanzia anche la ricostruzione dei luoghi della cultura aperti a tutti come, negli anni Sessanta, il Palazzo delle Esposizioni a Roma e la Libera Università degli Studi di Urbino.

Il Risparmio Postale fornisce un prezioso contributo alla ricostruzione dopo le grandi emergenze, come ad esempio il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966 e il terremoto del Belice nel 1968. Contribuisce anche a realizzare i sogni degli italiani nell’Italia del boom. Con i soldi messi da parte più gli interessi maturati c’è chi potrà versare un anticipo per acquistare un’automobile o una casa, avviare un’impresa; frequentare un corso di dattilografia o stenografia. Resta impressa una scena del film “Bellissima” (1951), diretto da Luchino Visconti, in cui Anna Magnani apre il cassetto del comò ed estrae il libretto di risparmio postale in cui ci sono le somme che le serviranno per pagare lezioni di ballo, canto e danza per la figlia che così potrà avere un futuro migliore.

Negli Anni 70 e 80, mentre Cassa Depositi e Prestiti rafforza la propria vocazione infrastrutturale con ingenti investimenti pubblici, i libretti di risparmio, i buoni fruttiferi postali e i conti correnti acquistano un’importanza crescente anche grazie alle nuove tecnologie applicate negli uffici di Poste Italiane, che permettono agli operatori di sportello di effettuare alcune operazioni in tempo reale. Negli anni 90 il loro ruolo è ancora più cruciale per garantire la stabilità finanziaria del Paese, soprattutto dopo la firma del Trattato di Maastricht.