Piano Socio Sanitario: è allarme per il futuro dell'ASL 4

Ospedale di Sestri a rischio, gli amministratori di sinistra della Val Petronio chiedono confronti

Piano Socio Sanitario: è allarme per il futuro dell'ASL 4
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Futuro dell'ASL 4 al vaglio della Commissione Regionale, si parla di ridimensionamenti ed accentramenti verso Chiavari e Genova. Gli amministratori di centrosinistra della Val Petronio chiedono confronti.

ASL 4 ed ospedale di Sestri, si susseguono i timori

Al rimbalzare delle indiscrezioni sul Piano Socio Sanitario al vaglio della Commissione Sanità in Regione, che vedono un probabile ridimensionamento dell'ASL 4 (quando non proprio fagocitazione da parte dell'ASL 3), il primo grido d'allarme è stato quello del Sindaco di Sestri Levante Valentina Ghio. Ora arriva un comunicato congiunto dagli amministratori - di maggioranza e minoranza - dei Comuni della Val Petronio.

Il comunicato congiunto

«Come amministratori dei Comuni di Sestri Levante, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese e Moneglia - recita il comunicato congiunto - esprimiamo apprensione per le notizie emerse oggi dagli organi di stampa riguardo al piano di riorganizzazione sanitaria presentato in Commissione Sanità Regionale, che prevedrebbe un ridimensionamento dell'ASL4 e un depotenziamento del polo ospedaliero di Sestri Levante».

«In ogni sede ci siamo sempre dichiarati disponibili a discutere un piano di riorganizzazione complessiva che tenga conto delle peculiarità e delle eccellenze presenti nei tre poli ospedalieri - si ribadisce, come già aveva fatto stamane la Ghio - Riteniamo che ogni intervento di riorganizzazione sanitaria necessiti però di un preventivo coinvolgimento delle istituzioni del territorio, come già sollecitato dal documento approvato all'unanimità dai consigli di Sestri, Casarza e Castiglione, che chiedeva un consiglio comunale congiunto alla presenza dell'assessore Viale e dei vertici dell'ASL4. Alla luce delle ultime notizie, ribadiamo come tale confronto sia necessario e non più differibile».

Il comunicato è a firma congiunta di: Matteo Maggi, Mara Foresta, Andrea Telchime, Luigi Origano, Massimo Bixio, Maria Elisa Bixio, Mario Cusano, Maria Cristina Barzacchi, Giovanni Collorado, Raffaele Vernengo, Carola Maccà, Mauro Battilana, Daniela Mangini, Andrea Garibotto, Giorgio Grino, Piero Benvenuto, Manlio Bandini, Rosella Battilana, Claudio Ricelli, Attilio Minolli.

Ospedale di Sestri Levante, l'importanza sul territorio

Questo comunicato, così come quello della Ghio di stamane e molti altri che presumibilmente seguiranno da più parti politiche, è solo un anticipo di discussioni e polemiche che possiamo aspettarci per il futuro, se quanto emerso dal Piano Socio Sanitario al vaglio in queste ore venisse confermato. Se da un lato, infatti, l'accentramento burocratico e di competenze - verso Chiavari-Lavagna ma anche verso Genova, perché no - è una misura che può apparire per molti versi assai sensata, nell'ottica dell'efficienza e del risparmio, ci sono necessità e logistiche territoriali che mal si sposerebbero con veri e propri depotenziamenti di certi poli ospedalieri. L'ospedale di Sestri Levante è uno di questi casi.

Il parco macchine della P.A. Croce Azzurra Monegliese

Già i paesi della Val Petronio sono piuttosto distanti dal pronto soccorso di Lavagna. In particolare si pensi al caso di Moneglia: l'isolamento causato dalle gallerie complica alquanto la vita dei soccorritori, e allunga sensibilmente i tempi necessari per arrivare in ospedale, minuti che talvolta possono fare la differenza fra la vita e la morte. Per molte necessità sanitarie ordinarie, tuttavia (visite ambulatoriali, ricoveri, degenze, atti burocratici) l'ospedale sestrese è un buon punto di riferimento per gli abitanti. Un sensibile depotenziamento di tale polo, che costringesse i pazienti a doversi rivolgere a strutture più distanti, potrebbe causare più problemi di quanto possa essere immediatamente evidente.

Un piccolo, ma esplicativo, esempio degli effetti domino possibili? Le ambulanze debbono pagare il pedaggio autostradale, a maggior ragione in regime di trasporto sanitario non d'urgenza: per il trasporto dei tanti pazienti, soprattutto anziani, che debbono affidarsi alle locali pubbliche assistenze per essere trasportati ad effettuare visite e terapie periodiche, venendo a mancare il polo sestrese e dovendo rivolgersi più in là, si dovrebbe prendere l'autostrada. Non solo una questione di comodità, ma un costo sensibile per le pubbliche assistenze, che si troverebbero costrette o a far pagare di più le "corse" o a dover stringere ulteriormente la cinghia in tempi già assai difficili.

Che questa riorganizzazione sanitaria s'abbia o non s'abbia da fare è decisamente aperto alla discussione. Che un confronto col territorio sia necessario è indiscutibile.

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