Antonio Bertani, segretario del Partito Democratico di Chiavari interviene dopo il grave episodio verificatosi nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 dicembre e la successiva comparsa di una lettera anonima di scuse presso la redazione del quotidiano Il Secolo XIX:
“Nella notte tra domenica e lunedì il Circolo del Partito Democratico di Chiavari è stato oggetto di un grave atto vandalico e, nel tardo pomeriggio di ieri, sulle vetrate di Sala Gramsci, è stata rinvenuta una lettera firmata in modo anonimo da “i ragazzi del misfatto”.
Una lettera che, per modalità e contenuti, appare evidentemente redatta o dettata sotto la guida di un adulto – se non addirittura di un legale – che ha consigliato loro di chiedere pubbliche scuse ma senza metterci la faccia, rimanendo nell’anonimato, e di consegnare lo scritto sia al Partito Democratico sia alla redazione del quotidiano Il Secolo XIX.Nella lettera i giovani chiedono scusa per quanto accaduto, ammettono di aver eseguito cori inneggianti al duce e dichiarano di essere pentiti e disponibili a risarcire i danni. Tentano tuttavia di ricondurre il tutto allo stato di ubriachezza.
Personalmente ritengo inaccettabili questo tipo di scuse.
Inaccettabili innanzitutto perché anonime e palesemente orchestrate; ma soprattutto perché sminuiscono la gravità dell’accaduto, riducendo un gesto deliberato – un atto vandalico accompagnato da cori fascisti sotto la sede di un partito democratico, pubblico e aperto – a un semplice episodio di eccesso alcolico.Trovo inoltre vergognoso pensare di poter derubricare quanto accaduto a un caso di “ubriachezza molesta”. Da mesi il nostro partito, e in particolare la sede di Chiavari, è oggetto di attacchi continui: non è dunque accettabile tentare di chiudere questa vicenda banalizzandola con l’alibi dell’alcool, come se tutto potesse risolversi così.
Non è tollerabile che l’ubriachezza diventi una giustificazione per comportamenti tanto gravi: non può essere lo stato psicofisico del momento a spiegare o minimizzare scelte consapevoli come dirigersi sotto la sede di un partito politico e intonare cori inneggianti al duce. È un atto che colpisce non solo il Partito Democratico, ma i valori democratici e costituzionali che la nostra comunità rappresenta.
Questi ragazzi devono assumersi le proprie responsabilità, pienamente e senza scorciatoie. Per questo non accettiamo scuse presentate in questa forma: chi ritiene davvero di volersi scusare deve farlo di persona, guardando in faccia la comunità che ha offeso”.