Nasce «Noi per Rapallo»: Brigati lancia il suo nuovo progetto politico

Priorità per il futuro: «palazzetto dello sport, alberghetti e un restauro radicale del teatro delle Clarisse»

Nasce «Noi per Rapallo»: Brigati lancia il suo nuovo progetto politico
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Nuovo nome, nuovo simbolo, stesso volto di punta per un movimento che, a pochi giorni dalla sua fondazione, vanta già un centinaio di iscritti. È iniziata la campagna elettorale per le prossime amministrative? Pier Giorgio Brigati è categorico: «nulla di tutto ciò. Non sento certo la necessità di aprire le danze. La nostra necessità è solo quella di ricostruire un’associazione», assicura, accingendosi a spiegare motivazioni e genesi del nuovo soggetto politico: “Noi per Rapallo”.

«Noi per Rapallo»: chi, come e perché

Il nome potrebbe forse destare confusione tra i più attenti osservatori della scena cittadina, richiamando alla memoria precedenti realtà come la “per Rapallo”, cui fanno capo i fedelissimi di Giorgio Costa, o le svariate declinazioni “Noi con...” di capurriana memoria. Ma partiamo dal principio. Il 12 dicembre 2017 i soci di “Un’altra Rapallo” - marchio sotto la cui egida Brigati lanciò la propria candidatura a sindaco nel 2012, ma che non sostenne la decisione maggioritaria di sposare la causa Bagnasco nel 2014 - hanno votato all’unanimità per lo scioglimento dell’associazione. «Come previsto dallo statuto abbiamo versato i fondi sociali residui alla Consulta del Volontariato - 500 euro circa - destinandoli al progetto del Buon samaritano». Da qui l’esigenza di far nascere un nuovo gruppo, «un gruppo di amici che si riconoscono nei principi e nelle forme e nei modi dell’attuale attività amministrativa».

Tra i volti di punta spiccano quello del consigliere Walter Cardinali, della responsabile delle attività dell’antico castello Maria Cristina Ardito, di Riccardo Repetto che è nello staff del sindaco, del dottor Guido Gigli «che collabora con me per il futuro dell’ospedale», del vice presidente Angelo Barbero, di Vera Di Sciorno, o dell’architetto Alessandra Rotta «che mi coadiuverà alle frazioni - spiega - Persone che hanno condiviso la nostra alleanza con l’attuale sindaco Bagnasco e Mentore Campodonico». Nessuna scissione in vista, assicura, «siamo in perfetta sintonia e il nostro obiettivo è di concludere questa tornata e il percorso che abbiamo intrapreso. Penso ai tantissimi lavori pubblici che sono partiti e che stanno per partire. Sono tutte opere molto importanti che non si concluderanno entro il mandato e che non lasceremo di certo a metà del guado».

Ma allora perché un nuovo gruppo? «Perché ognuno di noi ha sensibilità diverse, penso alle liste che hanno sostenuto la candidatura di Bagnasco. Non abbiamo tutti le stesse priorità, ma ci accomuna la stessa filosofa e lo stesso impegno per il futuro di Rapallo». A quattro anni dalle elezioni qual è stato il punto di forza e cosa migliorereste? «Abbiamo contribuito in maniera determinante al successo. Il merito più grande dell’amministrazione è di essere riusciti a sbloccare patto di stabilità prima degli altri, potendo così spendere 20 milioni di euro per rilanciare la città. Partirà a breve la passerella sul Boate, il marciapiede di San Pietro, ma soprattutto quello che non si vede come interventi di messa in sicurezza di frane e frazioni, la sostituzione di pali della luce. Cosa manca per il futuro? Un palazzetto dello sport che nei prossimi anni dovremo assolutamente realizzare. E poi risolvere la ferita aperta degli alberghertti e ancora ristrutturare radicalmente le clarisse, un gioiello che sta crollando e dev’essere riportato agli antichi splendori ma con una concezione più moderna».

Il simbolo dell’associazione vuole abbracciare idealmente l’intera città: ha in sé i sei colori dei Sestieri e 13 fuochi artificiali che richiamano idealmente la tradizione e le 13 frazioni cittadine. Al centro l’antico castello che rievoca la storia e l’anima laica, affiancato al santuario di Montallegro per richiamare la vocazione religiosa. «Abbraccia tutti, così come vogliamo fare noi. Avremo uno stile di comunicazione differente, non sui social, ma in mezzo alla gente, senza concedere spazio a pubblicità fumose, ma dicendo chiaro e tondo come stanno le cose».

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